Guerra in Israele: «Quello dei miliziani di Hamas è un attacco al mondo occidentale». Parla lo scrittore faentino di origini ebraiche, Roberto Matatia

Romagna | 13 Ottobre 2023 Mappamondo
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Sono cariche di preoccupazione le parole di Roberto Matatia, scrittore faentino di origini ebraiche al quale abbiamo chiesto un’analisi della situazione di Israele dopo il sanguinoso attacco subito lo scorso 7 ottobre da parte delle milizie di Hamas. Un’operazione che, in due quattro giorni, ha fatto registrare oltre 1500 morti e quasi 150 persone ostaggio dei terroristi, strappate dalla loro terra e portate a Gaza. Civili dei quali non si hanno più notizie. «Ho parlato con amici e parenti ad Israele che stanno vivendo un momento terribile, una situazione che angoscia, in realtà, tutte le persone libere. Io sono nato a Faenza e vivo in Italia, ma come la stragrande maggioranza degli ebrei ho un legame molto forte con Israele. Negli anni passati ho subìto atti di intemperanza forte nei miei confronti, anche razziali e temo che gesti simili possano ripresentarsi in questo momento storico così di cile, nei confronti degli ebrei in generale, non solo nei miei e della mia famiglia. Concordo con quanto sostengono gli amici che ho ad Israele che quello di Hamas non sia stato un attacco allo Stato quanto al mondo Occidentale. Ho vissuto là e conosco bene il paese e questa situazione è molto diversa da un attentato terroristico ad un bus o ad un locale: questo è un attacco in “grande stile”. Ho letto che molti lo paragonano alla guerra del Kippur, ma la situazione è molto diversa perché i protagonisti questa volta sono i terroristi non l’esercito, stavolta sono stati presi in ostaggio civili, strappati dalle braccia dei loro cari. Immagini terribili che non possono non riportare alla mente la deportazione degli ebrei da parte dei nazisti. E temo che l’attacco di Hamas sia solo l’inizio di un’escalation di violenza, non penso che la cosa rientri in tempi brevi, quanto piuttosto che porterà molti altri morti. I bambini decapitati nei loro letti nel kibbutz Kfar Aza, le immagini dei ragazzi poco più che ventenni sorpresi durante il rave nel deserto vicino al kibbutz di Reim, rincorsi e catturati come animali da loro coetanei diventati loro aguzzini. Dalla gioia e spensieratezza al massacro in pochi minuti e poi quei 250 corpi che sono stati trovati straziati a terra. La nipote di un’amica era a quell’evento ed è scomparsa nel nulla e penso anche che, per non creare un precedente, per non trattare la loro liberazione coi terroristi, Israele potrebbe decidere di abbandonare gli ostaggi. Ho paura perché ho amici e cugini riservisti che potrebbero essere chiamati, la situazione è davvero drammatica ». Gli analisti parlano di attacco piani cato da almeno un anno o più e che forse ha cambiato per sempre gli equilibri politici e militari in Medio Oriente. Un’operazione studiata nei dettagli che ha coinvolto più di mille miliziani arrivati dal cielo, da terra e dal mare e che ha “sorpreso” Israele, verosimilmente convinto che il gruppo armato palestinese non fosse interessato ad una guerra aperta. «Hamas è molto motivato ideologicamente e nonostante viva in una terra super sorvegliata è riuscito a cogliere alla sprovvista l’esercito e l’intelligence israeliani, considerati tra i più potenti al mondo. Un attacco che ha messo in crisi le dinamiche del mondo israeliano che ha sempre vissuto in un senso quasi irritante di sicurezza, invulnerabilità, oggi crollato. E poi la carenza incredibile e scandalosa della sicurezza israeliana che da tempo si  da troppo delle tecnologie e nei luoghi più vulnerabili non ha messo persone, ma droni che sono stati violati dagli hacker. Mi chiedo cosa succederà domani: la preoccupazione va agli israeliani all’estero e agli ebrei della diaspora; nei siti ebraici di tutto il mondo, l’atmosfera è di massima allerta». E mentre le comunità ebraiche nel mondo stanno ra orzando la sicurezza intorno ai loro templi, scuole e monumenti esprimendo sostegno ad Israele, si teme non solo che il con itto possa trasferirsi oltre i con ni israeliani, ma che possa scatenare una nuova ondata di antisemitismo a livello globale. «In molti stanno festeggiando quanto avvenuto- ha concluso Matatia- non crediate che nei confronti degli ebrei ci sia solo solidarietà». (marianna carnoli)
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