Guardia medica, nel ravennate telefoni bollenti: "Sempre 15 chiamate in attesa"

Romagna | 27 Novembre 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
Sono più che raddoppiate le richieste che arrivano al servizio di continuità assistenziale, ex guardia medica, della provincia. Il Covid sta infatti determinando un aumento esponenziale delle telefonate che vengono processate e poi smistate dalla centrale di Cotignola. A fare un quadro della situazione è il dottor Daniele Morini, referente del servizio per l’Asl, oltre che segretario provinciale e vicesegretario regionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale): «Oggi la popolazione cerca risposte a domande che sono molto cambiate. Se prima, per un raffreddore o per la tosse, ci si rivolgeva alla farmacia, adesso è corretto parlare con un medico. Non solo: prima i servizi erano tarati in modo efficiente e non ridondante. Se prevedevano, per fare un esempio, dieci domande, avevano a disposizione dieci spazi per la risposta. Ora che lo scenario è cambiato, è chiaro che il sistema va in sovraccarico. Le guardie mediche non sono certo le sole a viverne le conseguenze, sulla stessa barca ci sono anche i medici di base». Per dare qualche numero, in una settimana tipo dell’agosto 2019, i contatti erano circa 900, con un tempo di attesa medio, al telefono, di sette minuti: «Le telefonate in stand-by non erano mai più di due o tre, ora invece non scendono mai sotto le 14-15 nonostante il potenziamento del numero di medici presenti alla centrale, che sono sei anziché quattro o cinque per turno». Quando, durante le nottate dei giorni feriali e nelle 24 ore dei festivi, un medico della continuità assistenziale risponde a una telefonata, può attivarsi in tre modi: «Inviare una visita a domicilio, mandare il paziente in uno degli ambulatori di guardia medica dislocati sul territorio o dare un consulto telefonico. A cambiare, in questo periodo, sono sostanzialmente due cose. Prima di tutto gli ambulatori diurni si sono ridotti a tre (Ravenna, Faenza, Lugo) e non sono più ad accesso diretto, nel senso che ogni visita è anticipata da un triage telefonico e va quindi prenotata. Inoltre, se si sospetta il Covid, a domicilio si possono mandare le Usca, che hanno tutti i dispositivi per visitare le persone in sicurezza. Dalla fine dell’anno, molto probabilmente, come già fanno a Rimini potranno dotarsi di un ecografo portatile per eseguire le ecografie polmonari a casa». I medici di guardia medica a disposizione sul territorio si muovono tra Ravenna, Faenza, Riolo Terme, Lugo, Cervia, Alfonsine, Russi. La nuova organizzazione, unita alla crescita dei bisogni, sta ovviamente avendo un impatto notevole sulle persone: «In generale c’è insofferenza e c’è incertezza. Molti, quando prendono la linea, ci riferiscono di avere aspettato troppo. Il punto è che hanno trovato occupato perché realmente i medici sono sempre al telefono. In un turno di 12 ore arrivano anche 250-270 telefonate, come fosse un giorno di Capodanno». La rassicurazione di Morini, però, è che la qualità del servizio di continuità assistenziale non è messo a repentaglio: «Noi non gestiamo l’emergenza-urgenza ma rispondiamo a bisogni mediamente differibili per i quali il fatto di aspettare di più è un problema di pazienza, non di salute. A tutti, specie se non ci si sente bene, disturba attendere. Ma il punto è che c’è uno sbaglio in partenza: se la richiesta che ci arriva sottende una problematica urgente, allora ci si è rivolti al servizio sbagliato. Una delle cause, è il messaggio ospedalo-centrico che, attraverso i media, arriva alla gente sul Covid. Oggi, in Italia, la maggior parte dei positivi è gestita a domicilio ed è seguita dalla medicina territoriale. Invece passa l’idea che i più siano ricoverati». E a proposito di Covid, Morini è stato uno degli autori del regolamento nazionale sulle Usca, partito dall’Emilia-Romagna: «Le unità speciali di continuità assistenziale sono fondamentali perché ora non possiamo mandare la guardia medica a domicilio se sospettiamo il Covid». 
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