Gite fuori porta in Appennino passeggiando  sulla neve fresca in totale sicurezza 

Romagna | 16 Gennaio 2021 Cronaca
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Sandro Bassi - Stavolta la neve è arrivata davvero. E in alto ne è arrivata tanta. Virus e zone rosse o arancioni a parte (al momento in cui scriviamo non sappiamo se saranno consentiti gli spostamenti fuori comune), in Romagna le zone migliori per le escursioni invernali sono nelle parti alte dell’Appennino forlivese, in pratica da Campigna in su, dove i crinali oltrepassano i 1600 metri e dove quindi il manto nevoso può stabilizzarsi e permanere a lungo. Come noto, da qualche tempo si è diffusa la pratica delle ciaspole, che in realtà sono sempre esistite: si chiamavano racchette da neve, un tempo erano in legno e corda e avevano una forma un po’ a fagiolo con appendice posteriore. Quelle moderne sono più leggere ed efficienti anche se non possono sostituire gli sci con le pelli quanto a resa nella progressione. Tuttavia, si sa, le ciaspole sono più maneggevoli, non richiedono un portasci ma si accontentano del bagagliaio e non necessitano di un apprendimento perché la progressione è la stessa del camminare. In discesa non raggiungono nessuna velocità anche se richiedono comunque un minimo di attenzione e vanno accompagnate ai bastoncini. Hanno un prezzo contenuto e per provarle si possono anche noleggiare. Per evitare di bagnarsi sono necessari scarponi impermeabili e anche le ghette. Certo, c’è chi si arrangia anche così, senza sci né ciaspole, sfruttando le piste create da chi ci ha preceduti, ma questo vale solo per brevi tratti ed espone a rischi di non autosufficienza e di scarsa sicurezza.
Da Forlì si raggiunge il Passo della Calla (1295 m) con la strada, oggi provinciale, per Santa Sofia e Corniolo. Al passo c’è un parcheggio davvero grande. Calzate le ciaspole, si eviti la strada, che può anche sembrare più comoda ma su cui passano le auto dirette a Fangacci. Dal passo c’è il sentiero 00 (imbocco a destra del piccolo rifugio in legno) che qui non tiene proprio il filo di cresta ma perlopiù la mezza costa nel versante romagnolo (nord), in bosco ceduo, invecchiato, di faggi che hanno assunto un portamento contorto molto particolare. Oltrepassato l’ottocentesco edificio in pietra de La Burraia (convertito in rifugio autogestito, solo per gruppi e comunque non aperto al pubblico) si esce in una vasta radura dove in basso sorge il rifugio Cai «Città di Forlì», costruito ex novo negli anni Sessanta e attualmente chiuso. La radura, che comunemente viene anch’essa chiamata «della Burraia», fu ricavata secoli fa con l’abbattimento del bosco per tenere il bestiame al pascolo e nel primo edificio in pietra si produceva effettivamente il burro. Se il manto nevoso non è troppo alto, al bordo del bosco – siamo sopra i 1400 m - si possono vedere i primi mirtilli, che si accompagnano a graminacee e leguminose d’alta quota. E da qui il percorso punta alla cresta, per tenerla regolarmente fino alla vetta di Monte Falco, autentico «tetto della Romagna» con i suoi 1657 metri d’altezza. In giornate limpide il panorama è strepitoso: il primo paese sottostante verso ovest, quasi mille metri più in basso, è Castagno d’Andrea, ma la vista può spaziare ovunque, soprattutto verso sud-est dove compare la mole tabulare del Monte Penna (sopra La Verna), quella più articolata dell’Alpe della Luna e infine le piramidi gibbose del Catria e del Monte Nerone. Chi vuole allungare il percorso può proseguire ancora in cresta, sempre sullo 00, fino al non lontano Falterona, appena più basso (1654 m), ma ancora più isolato e panoramico, oltre che più importante idrograficamente per via delle sorgenti dell’Arno.  
Per il ritorno, se si vuole un percorso diverso si può scendere con la «pista del Lupo» (imbocco 300 metri dopo il Monte Falco, a sinistra, sempre su segnavia 00), ma si tenga presente che si arriva alla radura di Piancancelli, dove passa la pista di sci da fondo. Per ovvie ragioni da qui i ciaspolatori devono seguire un altro percorso, che sta inizialmente più in alto, poi dal grande piazzale-parcheggio di Fangacci dei Conti si consiglia di risalire per tornare sullo 00 o comunque di evitare la strada. Se non si vuole rifare lo 00 c’è il 247/A a valle della strada e parallelo ad essa ma inizia quasi 2 km dopo il parcheggio.
Si arriva comunque a Passo Calla; i tempi di percorrenza sono estremamente variabili (a maggior ragione se si va anche al Falterona) a seconda delle condizioni della neve, ma di norma compresi fra le 4 e le 6 ore. Si tenga anche presente che in caso di forte vento l’escursione è sconsigliata e sostituibile con altre a minor quota e nel bosco (meno esposto rispetto ad una cresta aerea), ad esempio da Campigna con il sentiero 253 che porta ugualmente ai Fangacci ma stando a ridosso del Fosso dell’Abetìo, sempre nel folto della foresta.    
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Questi non si rendono conto che siamo messi male e vivono sulle ☁
Commenta news 17/01/2021 - Jimmy
Scusate ma siamo in zona arancione non si Sto arrivando! Ancora per quanto tempo, quindi non si può uscire dal proprio comune , vi sembra proprio il caso di pubblicare questo articolo? Forse per farci aumentare lo stess?....
Commenta news 16/01/2021 - Paolo
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