Giorgio Melandri presenta il suo «Ecce Draco», primo Modigliano Bianco della storia

Riccardo Isola - Modigliana si veste di bianco, grazie alla prima bottiglia con rivendicazione della zona di origine in etichetta. Si tratta di Ecce Drago 2022, un vino della cantina Mutiliana di Giorgio Melandri in cui la sottigliezza erbacea del Sauvingon blanc si sposa con la tagliente sapidità del Trebbiano e l’acerbo ma elegante frutto dello Chardonnay.
Esce per la prima volta un Modigliana bianco. Cosa porta al lessico della Romagna del vino, del territorio e quindi del racconto su questa sottozona?
«Innanzitutto la novità del Modigliana bianco porta avanti quel lavoro di specializzazione avviato con le sottozone dedicate al sangiovese, è un lavoro portato avanti dai produttori di Modigliana, che infatti lo hanno rivendicato tutti, che è un valore per tutti i territori. Il messaggio è forte: il territorio è il protagonista e il vitigno è solo uno strumento per esprimerlo. Credo si arriverà a non citare più il vitigno, sarà una maturità della Romagna del vino».
Modigliana bianco a chi e cosa s’ispira. Quali sono le origini e soprattutto le direttrici che vuole seguire?
«L’Appennino con le sue marne e le arenarie creano una condizione unica: suoli sciolti e sabbiosi, altitudine e ruolo importante del bosco. L’ispirazione è questa, è nella freschezza di certi profumi che ha l’aria che dell’Appennino più alto, nella estrema eleganza che questo territorio consegna. Certo c’è l’annata, ma ci sono delle linee guida che non vengono mai tradite: austerità, freschezza, finezza, sapidità e grande longevità. I vitigni utilizzati sono tre: il Trebbiano con la sua sapidità e la freschezza, lo Chardonnay con quel suo frutto delicato e il Sauvignon blanc che qui si smarca dai suoi temi aromatici e viaggia nel tempo con un repertorio di profumi di erbe e bosco. Sono vitigni che a Modigliana hanno una storia e sono dei grandi interpreti dei temi territoriali. Bisogna anche dire che il disciplinare prevede il Trebbiano obbligatoriamente (almeno il 60%) e gli altri due vitigni a completare, facoltativamente, il vino. A me piace un bianco che vive del contributo di tutti e tre».
A chi si rivolge come filosofia e come imprinting?
«Si rivolge a chi cerca, finalmente, i fine wines anche in Romagna. Sono vini artigianali, curati nei dettagli, spesso figli di vecchie vigne recuperate, accompagnati in bottiglia con la consapevolezza di una vita lunghissima. Sono vini che chiedono tempo e regalano emozioni a piene mani».
Il racconto di Romagna, anche con l’esperienza di Modigliana, cosa ci guadagna a vedersi parcellizzato in cru?
«La lettura territoriale di dettaglio è una forma di consapevolezza e di specializzazione. Non è necessaria, ma allarga i confine della qualità e dell’esperienza di chi beve vino di qualità».
Il Modigliana Bianco 2022 che vino vuole essere?
«Vuole essere un bianco di Modigliana, una sfida alle annate calde, un vino con uno spirito libero e senza compromessi. Abbiamo imparato a produrre vini di grande finezza ed equilibrio anche in queste estati infernali. Il bosco è un grande alleato, è decisivo, e i profumi che ritrovo nel bicchiere lo testimoniano».