Gianni Gozzoli dell'arena di Bagnacavallo: «Vogliamo il cinema estivo, ma servono protocolli»
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Federico Savini
«Siamo fermamente intenzionati a programmare un’estate cinematografica all’Arena delle Cappuccine e il Comune di Bagnacavallo è dello stesso avviso. Senza però un protocollo di sicurezza a cui attenersi, ci è impossibile lavorare al cartellone» Gianni Gozzoli gestisce da anni, insieme a Ivan Baiardi con il Cinecircolo Fuoriquadro, la programmazione dell’arena della Cappuccine di Bagnacavallo, la più longeva per storia e ricca per programmazione in Bassa Romagna. Ma l’imminente futuro delle arene cinematografiche è messo a serio rischio dall’arrivo della bella stagione, contestuale ai ritardi su protocolli di sicurezza che disciplinino le aperture nel quadro dell’emergenza sanitaria. «Le istituzioni di Bagnacavallo puntano sull’arena tanto quanto noi - ribadisce Gozzoli - e in questo caso è doppiamente importante, visto che il parco fa parte del patrimonio comunale. Aspettiamo i regolamenti».
In assenza di protocolli, avrete però studiato possibili accortezze.
«Stiamo facendo ipotesi numeriche per una “platea distanziata”, abbiamo studiato il modo di contingentare gli ingressi, facendo attendere il turno nel parco, e abbiamo anche pensato all’opportunità di coinvolgere alcune maschere, come a teatro, per gestire gli ingressi e i deflussi in platea, oltre all’asporto per il bar. Però stiamo ragionando sui rumors, non su regole ufficiali.
Quanto vi occorrerà per programmare un calendario?
«Difficile dirlo, perché davvero al momento non possiamo far nulla senza i regolamenti. In genere iniziavamo a contattare i distributori già in aprile...».
Quanto durerà la stagione?
«Luglio e agosto li vorremmo fare, ma ci sono tante variabili. Una importante è quella degli sponsor. Ne abbiamo sempre avuti molti, ma piccoli, commercianti ed esercenti della zona, che ovviamente non potranno partecipare come gli anni scorsi. Quest’anno più che mai l’arena estiva si farà per passione, non per altro».
In attesa dei regolamenti, quanti posti pensate di poter ricavare, ben distanziati, in arena?
«Ipotizziamo un centinaio di persone, che non è detto bastino per la sostenibilità, tanto più che non conosciamo l’ammontare delle spese per le sanificazioni».
Che ne pensate delle nuove modalità di distribuzione dei film in streaming?
«Come arene, queste piattaforme non ci riguardano, mentre chi gestisce sale invernali ci farà i conti. Comprendo che l’evoluzione della tecnologia vada in questa direzione, e in fin dei conti ce lo dimostrano in modo diverso anche Netflix e Amazon Prime Video, ma il cinema è da sempre anche condivisione. Nel caso di un’arena estiva questo vale doppiamente, perché si viene anche per il parco, per fare una passeggiata, per socializzare, per la magia del grande schermo. La distribuzione in streaming può essere ottima, ad esempio, per film d’essai che non potrebbero circolare in sala».
L’impatto del virus sulla fruizione del cinema avrà ricadute future?
«E’ difficile vedere con chiarezza il lungo periodo, specie nel pieno di una situazione inedita. Però esiste il tema, perché il virus ci sta già cambiando ed è certo che è stato “grazie” al virus che tutti abbiamo imparato a usare tecnologie per la comunicazione a distanza che esistevano già da anni. Sul cinema, ribadisco che chi gestisce una sala, e ancor di più un’arena, fornisce un servizio che va al di là della visione del film».