Formula 1, parte il Mondiale, l'analisi di Carlo Vanzini (Sky Sport): «Verstappen, Ferrari e Alpha Tauri: sarà un 2023 tutto da scoprire»

Romagna | 03 Marzo 2023 Sport
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Tomaso Palli
Manca sempre meno allo spegnimento dei semafori del circuito di Sakhir, Bahrain, per alzare definitivamente il sipario sulla stagione 2023 di Formula 1. Si va in pista, dopo la consueta conferenza stampa dei piloti al giovedì, per le prove libere e qualifiche, tra venerdì e sabato, per decretare una griglia che i più appassionati stanno già provando a pronosticare con più o meno certezze. Lo fanno grazie ai dati della tre giorni di test precampionato, una settimana fa (giovedì, venerdì e sabato) sempre in Bahrain, che ha già fatto capire quali siano le forze in campo, almeno per l’incipit di una stagione che si chiuderà il 26 novembre prossimo. Chi ha seguito ogni singolo chilometro percorso fino a qui con dirette fiume da mattina a sera è Carlo Vanzini, giornalista e prima voce al commento per Sky Sport, emittente che ha l’esclusiva assoluta.
Vanzini, dopo una tre giorni di test si parte. Con quali verdetti?
«Il primo è una conferma: Red Bull e Verstappen sono macchina e pilota da battere. Il regolamento dà continuità, abbiamo perciò un’evoluzione delle macchine dell’anno scorso, e così Red Bull ha sviluppato da una macchina già molto forte e competitiva mentre tutti gli altri, come Ferrari e Mercedes, che ha sbagliato il progetto, hanno lavorato per arrivare ad avere la competitività di Red Bull. Il secondo verdetto riguarda la Ferrari che è competitiva. Ora le manca trovare la quadra per essere anche vincente. Credo serva del tempo per vedere il percorso di sviluppo di questa macchina. Manca però un riscontro». 
Quale?
«Hanno girato tre giorni sulla stessa pista, una di ventitré. La livella è quindi per la prima gara, sarebbe assurdo farla per l’intero Mondiale». 
Il risultato di domenica non sarà indicativo?
«Ho visto reazioni diverse tra i tifosi Ferrari: campioni del mondo alla presentazione, vinciamo l’anno prossimo dopo il primo giorno di test, campioni al giro veloce di Leclerc e vinciamo l’anno prossimo alla simulazione gara di Verstappen. Non è così! E proprio il tifoso Ferrari lo deve sapere: l’avvio di stagione dell’anno scorso, con anche la doppietta in Bahrain, aveva portato Leclerc con un vantaggio di 60 punti su Max. E poi sappiamo tutti com’è andata. Ogni gran premio avrà storia a sé, serve pazienza e calma».
Tanti cambiamenti in Ferrari, a partire dal nuovo team principal Frédéric Vasseur. Servirà tempo per amalgamare la squadra?
«Certamente. Anche perché Vasseur è arrivato ufficialmente il 9 gennaio e alla prima gara non saranno nemmeno due mesi. Credo sia entrato con la metodologia giusta. Ha incontrato tutti per capire cosa, in ogni ambito, sia necessario per dare il massimo. Poi il suo ruolo è e sarà quello di trovare sinergia ed equilibrio: il lavoro di squadra. La sua impronta è quindi nella gestione delle persone e, per quanto sappiamo, la presentazione è stata completamente delegata. Non ha voluto, come faceva Mattia Binotto, avere tutto sotto controllo. L’atteggiamento del buon capo: delegare, per vedere come le persone delegate lavorino, e dare responsabilità senza fare sempre da chioccia».
Cosa devono fare le altre per arrivare a Red Bull?
«Non farsi prendere dalla frenesia di un risultato immediato. Devono avere la consapevolezza che l’avversario è più forte, un dato di fatto, ed è perciò inutile scombussolare il lavoro programmato, a meno che la pista non abbia già detto di farlo. Serve pazienza e intanto si cercano i migliori risultati possibili perché lo sviluppo più importante potrebbe arrivare tra tre o quattro gare. Questo non vuol dire che Ferrari, per esempio, va in Bahrain per accontentarsi. In un mondo sterile, Verstappen è imbattibile, ma la gara, il mondo reale, è fatta di mille fattori e nulla è precluso». 
Chi l’ha sorpresa e chi delusa?
«Le sorprese: la qualità dell’Aston Martin e la crescita generale di tutti. In negativo, McLaren». 
Infine, AlphaTauri. Dopo una stagione non positiva, ora, accanto a Tsunoda, il rookie, ma con un curriculum di tutto rispetto, Nick De Vries.
«Intanto, serve tenere presente la voce di una possibile cessione. Poi, da quando è diventata la “sorellina” di Red Bull, ha passato più tempo a cercare una propria identità piuttosto che lavorare come un vero e proprio team: è sempre rimasta un laboratorio per Red Bull. Adesso, prendere De Vries, che ha un suo trascorso da campione del mondo in Formula E più altre diverse esperienze, è un bel salto in avanti. Sembra pronto e preparato, veloce, concreto e intelligente. L’abbiamo visto a Monza, l’anno scorso, a punti nella gara di esordio. Dall’altra parte c’è Tsunoda, che deve trovare continuità di prestazioni eliminando i suoi bassi. A me piace tanto: è un giapponese atipico, anche sentendo i team radio non proprio zen, un ragazzo giovane con tanta velocità. Mi aspetto un bel gruppo, per determinare la quinta o sesta forza, in cui ci si divertirà parecchio». 
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