Formula 1, il primo Gran premio della Minardi ha compiuto 35 anni: "Eravamo in 20, anche un pilota cambiava le gomme"

Romagna | 05 Giugno 2020 Sport
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Giuseppe Sangiorgi
Poco più di trentacinque anni fa, il sogno si realizzava. Il 5 aprile 1985, con la disputa delle prime prove libere del Gp del Brasile, il Minardi Team debuttava in Formula Uno. C’era il lavezzolese Pier Luigi Martini alla guida della monoposto messa in pista da Gian Carlo Minardi nel primo dei sedici Gp di quella stagione. «Solo quando si accese il semaforo verde per il via alle prove, realizzai di essere arrivato in Formula Uno - dice il manager faentino Gian Carlo Minardi -. Era il primo momento ufficiale di una avventura che sarebbe andata avanti per 21 anni con 340 gran premi disputati. Il percorso era iniziato a fine 1979 con la nascita del Minardi Team Srl, che raccoglieva l’eredità della scuderia Everest, entrando nel mondo dei costruttori di automobili da competizione. Subito la partecipazione al campionato di Formula 2, poi, nell’estate 1984, la decisione di approdare in F1. Nelle prime due gare la vettura era equipaggiata da motore Ford Cosworth, poi dalla terza di un turbo progettato dall’ingegner Chiti».
Fu un salto notevole per un team affiatato, ma di dimensioni e budget ridotti.
«Affrontavamo per la prima volta una gara fuori dai confini europei. Erano stati mesi intensi per un gruppo ristretto di poco più di una ventina di persone, che lavorava intensamente e con passione, caratteristica che è sempre stata il nostro grande propulsore anche più avanti nel tempo, quando il gruppo non sarebbe mai andato oltre le 130 unità. Al debutto eravamo determinati, ma ben pochi di numero. Per quel Gran Premio in Brasile, Miguel Angel Guerra, che era stato il mio pilota in Formula 2, che era venuto a trovarci dall’Argentina, ci diede una mano per effettuare il cambio gomme».
Quel campionato fu in linea con le aspettative? 
«Pier Luigi Martini si qualificò in 15 Gran Premi su 16, conquistando un ottavo posto. Potevamo forse con un po’ di buona sorte ottenere qualcosa di più, ma fu un’annata fondamentale per fare esperienza a contatto con i grandi team. Lascia pensare il fatto che allora andassero a punti solo le prime sei vetture e non come oggi dieci. Avremmo già potuto festeggiare allora».
L’avventura iniziò con Pier Luigi Martini, il driver più fedele ai colori giallo-blu Minardi.
«Piero è senza dubbio il pilota che ha lasciato l’impronta più significativa. E’ un rapporto che da conoscenza, iniziata quando suo zio Giancarlo vinceva il campionato della Formula Italia con la Scuderia del Passatore che guidavo come manager, diventò professionale. Pier Luigi Martini ha partecipato complessivamente a 119 Gp di F1, di cui ben 107 con la scuderia Minardi. Iniziammo assieme l’avventura in Formula 1 nel 1985. Tre anni dopo conquistò il primo punto iridato per sé e la squadra. Ci sarebbero poi stati il giro in testa in Portogallo, la qualifica in seconda fila in Australia con il terzo tempo e in prima negli Usa. Abbiamo fatto un bel tratto di strada assieme che ci ha portato a un bel rapporto di profonda stima e amicizia».
Quest’anno non vi siete rivisti con altri protagonisti e amici delle quattro ruote al Minardi Day a Imola. 
«E’ stato necessario il rinvio per ovvi motivi. La speranza è di poterlo fare a fine settembre o magari ad ottobre. Dipenderà dalla possibilità di avere pubblico, perchè lo spirito del Minardi Day è di essere una festa. Tra poco, nella seconda quindicina di giugno, sarà presa la decisione definitiva».
Tra un mese scatterà il Mondiale 2020. Al momento sono 8 le gare fissate, tutte in Europa.
«Indubbiamente sarà un Mondiale molto diverso dal solito, basti pensare alle due corse sullo stesso circuito. Dai 22 Gp previsti si passerà a una quindicina, se tutto andrà per il meglio. Sarà comunque un campionato che, con questo numero di gare, anche solo una decina, esprimerà i valori reali. Mi aspetto gare combattute. Un tempo si disputavano dai 12 ai 15 Gp, quindi è una sorta di ritorno temporaneo al passato, dovuto all’emergenza».
Ci potrà essere un bis in Italia come in Austria? Oltre alla tappa di Monza ci potrebbe essere il Mugello o anche Imola ha qualche chance?
«Il circuito toscano ha qualche possibilità in più perchè ci sono le condizioni ideali per un Gp a porte chiuse. Più difficile Imola, che però sta recuperando posizioni a livello nazionale».
Grande favorita per la vittoria finale è la Mercedes con Hamilton.
«Penso che possa proseguire un ciclo fantastico che ha interpretato al meglio. Possibili outsider la Red Bull e la Ferrari con la speranza che possa recuperare. Si candida a sorpresa la Racing Point, che molto assomiglia alla Mercedes. A un livello inferiore potranno lottare McLaren e Alpha Tauri, ex Toro Rosso a cui rimango legato perchè è erede del mio impegno passato. E’ motivo di orgoglio il fatto che parlando della scuderia oggi si continui a portare il nome di Faenza nel mondo».
La situazione imprevista ha determinato anche lo slittamento all’adozione di nuove regole.
«La fine di un ciclo tecnico è stata di fatto spostata di un anno. La ripresa può permettere di dare serenità e liquidità ai piccoli team, che potranno tentare di ricostruire fatturato e ricavi, vendere o ricapitalizzare alla luce delle decisioni prese da Liberty Media che gestisce il campionato. Credo che l’introduzione del budget cap possa essere un valido aiuto. La spinta decisiva è arrivata dalla crisi economica portata dal Covid-19, che ha accelerato le proposte messe sul tavolo per una F1 del futuro più sostenibile. Con il budget cap viene dato un taglio definitivo alle spese oltre ogni limite. Importante poi la decisione di spostare al 2022 i nuovi regolamenti tecnici, fermando gli sviluppi delle monoposto che nel 2021 dovranno essere quelle del 2020 e quindi i costi progettuali».
Era nota la difficoltà di alcuni team.
«McLaren pare abbia sistemato le cose come Renault, anche se ho qualche dubbio sulla sua conferma, ma sono il primo a sperare che accada. Sauber potrà respirare, mentre resta complicata la situazione di un marchio storico come Williams, in cerca di compratore. Un vero dispiacere». 
Riguardo ai piloti, Lewis Hamilton ancora davanti a tutti?
«Direi di sì. Poi guarderei a Verstappen. Per la Ferrari, l’auspicio è che Leclerc possa sorprenderci ancora e che Vettel possa rinascere e dimostrare il suo valore dopo due anni di appannamento iniziati quando era davanti a tutti. Dovrà essere bravo il team principal Mattia Binotto a gestire la situazione visto l’arrivo dalla McLaren di Carlos Sainz jr tra un anno». 
Con questo movimento di mercato, il 2021 sarà il 13° anno consecutivo in cui la Ferrari sarà guidata da un ex Toro Rosso o Minardi. Tra le sorprese a chi pensa? 
«Per prestazioni in gara, direi Sainz, Kvyat dell’Alpha Tauri e Russel della Williams. Faccio un grande in bocca al lupo ad Antonio Giovanazzi che sarà in gara con la Sauber, pur facendo già parte della famiglia Ferrari».
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