Fase 2, parla il presidente di Legacoop Romagna Mazzotti: "Investimenti pubblici, sanità e innovazione contro la crisi"

Romagna | 23 Maggio 2020 Economia
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Samuele Staffa - Investimenti pubblici, sanità e sviluppo sostenibile. Queste sono le priorità su cui orientare le risorse a disposizione per uscire dalla recessione. Ma il tempo stringe. «Sono andati persi 8 punti di Pil in 5 mesi - spiega Mario Mazzotti, presidente di Legacoop Romagna -: un calo del genere si era già verificato tra il 2008 e il 2013. In quel caso, tuttavia, erano serviti 5 anni. Questo dimostra come la variabile tempo sia un fattore fondamentale».
Presidente, quali sono i settori più colpiti dalla recessione indotta dal virus?
«Lo stato di salute della cooperazione romagnola è in linea con quello dell’economia del territorio. In particolare, sono stati duramente toccati quei settori che vivono di relazioni e scambi, a partire dalle cooperative culturali e dal mondo del sociale. Stessa cosa per gli operatori di turismo o trasporti. Meno problemi hanno avuto il comparto agroalimentare e la grande distribuzione. Questa crisi, per la sua ampiezza e rapidità, ha dimensioni inedite. Abbiamo cercato di affrontarla mettendo al centro la tutela del lavoro e la sicurezza dei soci».
Si avvicina la stagione turistica. Le imprese hanno gli strumenti per affrontare i prossimi mesi?
«Intanto occorrerà valutare gli effetti delle politiche europee, governative e regionali. Siamo di fronte a un’incredibile mole di provvedimenti e di risorse messe in campo. Resta il problema della celerità delle procedure per accedervi. Da questo capiremo se sarà una ripresa veloce oppure no. Per il settore del turismo saranno tempi difficili: sono stati messi a disposizione diversi strumenti, ma forse occorre fare di più per sostenere questo settore e per tutti gli stagionali che perderanno il proprio lavoro».
L’agricoltura soffrirà l’andamento altalenante del meteo?
«Il settore agroalimentare, qui in Romagna, oltre al Coronavirus, ha conosciuto altre due ‘corone’: il ‘corona gelo’ e il ‘corona grandine’, che hanno pregiudicato soprattutto la produzione delle primizie: susine, albicocche e pesche, proprio quella frutticoltura già segnata dalla crisi di redditività degli anni passati. Questo porta a un minor fabbisogno di manodopera. Sembrerà un ragionamento scontato, ma occorre interrogarsi sul futuro perché sono cambiati i paradigmi economici e sociali sui quali è stato costruito un determinato tipo di sviluppo economico».
Qual è la ricetta, sempre che ne esista una, per uscire da questa recessione?
«Rapidità d’intervento e risorse disponibili da subito. Bisogna puntare su tre temi: in primo luogo, lo sviluppo sostenibile, il green new deal, con un occhio attento allo sviluppo dei sistemi informatici. Occorre un salto di qualità nell’utilizzo delle più moderne tecnologie evitando, al tempo stesso, che la digitalizzazione crei nuove disuguaglianze. Poi c’è il welfare. Abbiamo tutti ‘scoperto’ quanto è importante contare su un sistema sanitario pubblico, universale, equo e solidale basato sulla fiscalità generale. Il nostro Paese, tuttavia, dedica solo una piccola parte del Pil alla spesa sanitaria. Investire in questo campo significa investire in ricerca, innovazione e sviluppo: non è una spesa fine a se stessa, ma un volano che può produrre benefici per l’intera economia. Inoltre, occorre sbloccare investimenti il prima possibile e sostenere, come si è iniziato a fare, la spesa pubblica locale per interventi sul territorio. Senza dimenticare una pubblica amministrazione efficiente che saldi i conti in tempi brevi».
Le istituzioni sono vicine alle imprese?
«Le centrali cooperative hanno redatto un documento dal titolo ‘Cambiare l’Italia cooperando’. Ora attendiamo le ultime correzioni al ‘decreto Rilancio’, pur giudicandolo un provvedimento all’altezza. E ci aspettiamo che anche l’Europa, dopo i significativi contributi messi in campo in queste settimane (l’Ue è cambiata di più in questi quattro mesi che negli ultimi quattro anni), faccia un passo ulteriore, come pare emergere dall’impegno economico sul Recovery fund che viene dall’intesa franco tedesca di queste ore. In questo modo sarà possibile imbastire una serie di investimenti per accompagnare la ripresa».
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