Famiglie ravennati dopo il Covid, «certi bisogni si cronicizzeranno»

Romagna | 10 Luglio 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
Dopo la fase emergenziale legata al Covid-19, sul fronte dei bisogni delle famiglie la conseguenza più evidente, stando a chi gestisce il lavoro dei servizi sociali della provincia, è l’aggravamento delle condizioni di chi già era in difficoltà. Ma restano anche alcuni strascichi relativi alle persone che, prima dell’epidemia, non vivevano alcun disagio economico.

«APPESANTIMENTO»
A confermare il quadro è, tra gli altri, Carla Golfieri, dirigente dell’Area Welfare dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna: «Se prima ci riunivamo mensilmente in commissione assistenza, ora lo facciamo una volta alla settimana. C’è bisogno di risposte rapide, efficaci. Se con il lockdown abbiamo visto affacciarsi alle forme di aiuto, come il sostegno alla spesa o il pagamento delle bollette, molte nuove famiglie, di queste ora ne rimane un 10%. Una percentuale che comunque andrà scemando perché le situazioni lavorative ancora incerte si stanno sistemando. C’è chi ha bisogno di essere aiutato per una rata di mutuo, chi per qualche utenza. Ma non è questo fronte a preoccuparci, perché si tratta di casi a termine». D’altro canto, la fascia delle famiglie già fragili è quella che è rimasta più incastrata nelle conseguenze dell’emergenza sanitaria: «Si tratta di persone che svolgevano i cosiddetti lavoretti: in nero, a chiamata o in forme che non danno accesso agli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Non solo: si tratta di lavori che in molti casi non sono ripartiti. Le situazioni storiche, insomma, ora sono ancora più pesanti».

«RESTANO CRITICITÀ»
Situazione simile nel territorio faentino. Claudia Gatta, assessore ai Servizi sociali del Comune di Faenza, spiega come le famiglie sostenute dalla commissione tecnico-economica, in maniera diretta, con i buoni spesa classici (non quelli legati al Covid) siano passate, nel periodo da marzo a giugno, da 61 (nel 2019) a 220 (quest’anno): «La differenza è consistente ed è legata, in maniera diretta, all’emergenza sanitaria e ai problemi di lavoro delle persone». Il dato si aggiunge a quello dei voucher per la spesa finanziati dallo Stato, che su Faenza sono stati 1.068 per un totale di 386.190 euro erogati (sul territorio dell’Unione della Romagna faentina i buoni sono stati 1.505 per 604.550 euro): «Al momento, però, sulle “nuove” famiglie permangono criticità che rientreranno, associate ai ritardi nei fondi a sostegno dell’affitto. Insomma, i casi nuovi che continuiamo ad aiutare sono, per fortuna, pochi. Lo si vede anche dalle poche domande che sono arrivate per l’anticipo dei 1000 euro per chi beneficia degli ammortizzatori e delle indennità previste dal decreto “Cura Italia” ma non li ha ancora ricevuti: sono stati in 11 a fare la domanda. Certo, su chi era già in carico ai servizi c’è un peggioramento, a volte, dovuto a situazioni di lavoro nero».

«ASPETTIAMO OTTOBRE»
Per Valentina Morigi, assessore ai Servizi sociali del Comune di Ravenna, l'entità della cronicizzazione delle nuove fragilità sarà evidente solo a ottobre: «Dopo l’estate capiremo quale sarà, per le famiglie, l’erosione del risparmio privato. Al momento ci sono diverse forme di aiuto pubblico e non è ancora possibile avere un quadro reale dei nuovi bisogni, soprattutto nelle persone che, prima del Covid, il nostro servizio sociale associato, che coinvolge anche i Comuni di Cervia e Russi, non conosceva». In queste settimane i più fragili tra chi aveva richiesto i buoni spesa (ma non solo coloro che erano già in carico) vengono ricontattati per capire se hanno ancora bisogno: «Con i voucher spesa andremo a esaurimento, mentre sugli affitti ci sono diverse novità. A parte i fondi per la morosità incolpevole, che può essere anche legata al Covid, dalla Regione arriveranno le risorse del Fondo affitti 2020, che prevederà tre tipi di interventi e che sarà omogeneo, nella definizione delle percentuale, su tutto il territorio provinciale: una quota parte servirà a scorrere la graduatoria precedente, scaduta a marzo, una quota finanzierà i proprietari di abitazioni affinché concordino i canoni con gli affittuari e una quota darà contributi diretti a quelli che chiamiamo “cittadini Covid”, coloro che non sono ancora morosi ma in grossa difficoltà, magari perché in cassa integrazione». Su Ravenna, Cervia e Russi, poi, c’è l’ipotesi di realizzare una sorta di telefono amico per gli anziani: «Il Covid ci ha insegnato che non è solo il tema economico a determinare le vulnerabilità. Un anziano solo, con una buona pensione, può necessitare una presa in carico. Avvieremo un percorso partecipato insieme ai volontari che hanno incontrato gli anziani durante la consegna delle spese e agli anziani stessi per dar vita a un progetto sentito e calato sui bisogni».
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