Faenza, Venturi de «La piccola Betlemme» evidenzia come si sia passati in pochi anni da 40 kg a 9 quintali a settimana distribuiti

Riccardo Isola - «Siamo ancora, sempre di più e purtroppo in un trend di incontrovertibile crescita di richieste di aiuto, sia da parte di italiani sia di persone non originarie di Faenza. Stiamo parlando di circa cinque persone che ogni settimana arrivano per la prima vola, e ripetiamo per la prima volta, a richiedere cibo e aiuti per sfamarsi e per dare qualcosa da mangiare ai propri figli e alla propria famiglia. Sembreranno poche ma di fatto quest’affluenza crescente ci porta a rispondere alle esigenze di circa 2.000 persone». Questa è la fotografia, indescrivibile dal punto di vista della dignità umana in una società cosiddetta progredita e sviluppata come l’Italia, l’Emilia-Romagna e quindi Faenza, che Luca Venturi, fondatore assieme alla moglie Camilla Marangon dell’associazione «La piccola Betlemme», fa sull’attività dell’Emporio solidale. Bollette che schizzano alle stelle, affitti, costi quotidiani sempre in continua crescita, inflazione galoppante e stipendi incapaci di riequilibrare il tutto, non permettono a padri, madri, famiglie non solo di arrivare alla fine del mese, ma nemmeno di arrivare più a metà mese.
Per Venturi «non c’è differenza di genere, di nazionalità che tenga». Ogni giorno, nella temporanea sede dell’associazione creata all’interno del complesso del Palazzo delle Esposizioni decine di faentini, italiani, stranieri arrivano, in sordina, con la dignità lacerata ormai nel profondo della propria esperienza di vita, si trovano costretti a elemosinare – perché questo è quello che succede – la dignità di un pasto, di un momentaneo approvvigionamento di beni di prima necessità per sfamare i propri cari. Non si vuole qui fare estremismo strappa lacrime ma immortalare uno stato di fatto che ha del preoccupante, incredibile e inimmaginabile nei suoi sviluppi futuri. Basti evidenziare quello che il fondatore dell’opera caritatevole rimarca: «siamo partiti con 40 o 50 kg di materiale distribuito alla settimana alcuni anni fa, per arrivare, oggi, e senza contare quello che succederà a seguito di questa guerra che incendia i confini dell’Europa, ai 10 quintali di generi distribuiti. Siamo sull’ordine di decine di tonnellate all’anno. Il tutto reso possibile grazie a una fondamentale, importantissima e inestimabile collaborazione con tante aziende, commercianti, negozi e volontari che ogni giorno non si risparmiano di donare, donare e donare.
Infine c’è la questione nuova sede. Ancora ferma al palo. «Siamo grati all’amministrazione comunale - spiega Venturi – che ci ha messo a disposizione la possibilità di trovare una sede definitiva, dignitosa e adeguata alle esigenze di numeri sempre crescenti alle porte di Faenza. Non sappiamo ancora quando potremmo prenderne “possesso” visto che servono interventi di ristrutturazione fondamentali sia per la cucina che per la sala dove poter accogliere le persone. Inoltre – conclude – il medico volontario – noi vogliamo realizzare anche una serie di servizi aggiuntivi, come docce, lavaggio e asciugatura dei vestiti oltre che la sede e il magazzino del nostro emporio, dove poter distribuire pacchi viveri e generi».