Sandro Bassi - «Comunque vada, sarà un successo». Ecco, è probabilmente questa la ragione più convincente alla base di tutto il lavoro (in gran parte volontario) utile per la candidatura Unesco a «Patrimonio dell’umanità» dei Gessi dell’Emilia-Romagna. La mostra in corso fino al 21 dicembre al Salone delle bandiere della Residenza Municipale faentina documenta quanto fatto finora e i vari pregi che la Vena romagnola (o meglio, il Parco che la protegge) ritiene di possedere, dalle peculiarità geologiche fino a quelle botaniche e fino ai recenti rinvenimenti archeologici (antiche cave di lapis specularis, sepolture in grotta, reperti pre- e protostorici) visto che questo ambiente pare aver moltissimo da dire anche nel campo della storia umana, non solo di quella naturale.
A illustrare il complesso iter della candidatura Unesco, iter che è già partito (con la Regione come proponente e il Ministero dell’Ambiente come sostenitore) ma che richiederà diversi anni, forse fino al 2024, è stato, nel presentare la mostra, Massimo Ercolani, della Federazione Speleologica regionale. «Sarà un successo - ha detto - perché questa candidatura ci stimola a fare un lavoro di ricerca e valorizzazione che infine si traduce in promozione del territorio: noi naturalmente corriamo per vincere, ma se anche ciò non si verificasse non sarà lavoro sprecato, tutt’altro».
«Corriamo assieme ad altre due aree protette - ha aggiunto il direttore del Parco Massimiliano Costa - che sono i Gessi Bolognesi e quelli del Reggiano, anche se forse, e lo dico non per presunzione o per campanilismo, i gessi romagnoli hanno davvero una marcia in più per stato di conservazione e ricchezza dei motivi di interesse, che vanno appunto dal paesaggio carsico all’enogastronomia, dai centri storici - Brisighella, Riolo, Casola, Tossignano - fino agli innumerevoli pregi scientifici e naturalistici».
La mostra si compone di tre reperti (un cristallo di selenite gigante, uno «a coda di rondine» ed uno di lapis specularis) e di molti pannelli illustrativi, da «Le grotte e l’uomo», con antichi e recenti ritrovamenti archeologici, fino a «L’ex Cava Monticino di Brisighella trasformata in Museo Geologico all’aperto» e fino a quelli (più d’uno) sull’evoluzione degli studi sul carsismo.