Faenza, «Un Mei più faentino che mai» per Giordano Sangiorgi

Romagna | 06 Ottobre 2023 Cultura
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Federico Savini
«Tre giorni pieni di musica, di eventi e di persone in centro a Faenza. Con quello che è successo, a quarto di secolo dall’inizio, non può che essere questo, più semplice che mai, l’obiettivo del Mei 2023. Un modo per richiamare la comunità in piazza e aiutare la ripartenza dell’economia». Giordano Sangiorgi ha sempre cercato di legare la prospettiva assolutamente nazionale del Mei, da decenni punto di riferimento per tutto il settore della produzioni culturali indipendenti italiane (musicali ma non solo), con la sua anima faentina. E l’edizione che riempirà il centro della città da venerdì 6 a domenica 8 ottobre sarà forse la più faentina di sempre, vista la necessità di ritrovare lo spirito comunitario e rilanciare l’economia di un territorio che ancora si lecca le ferite post alluvionali.
Il programma della tre giorni, largamente anticipato, lo trovate in pagina, e in estrema sintesi la serata di venerdì 6 verterà su un nuovo evento dedicato al liscio e sul tributo a Rodolfo Santandrea, mentre sabato 7 si esibiranno in piazza sia i giovani emergenti che musicisti affermati come Gang, Statuto, Lucio Corsi, Dolcenera e soprattutto Elisa, impegnata in un’intervista ma anche attesa sul palco, così come attesissimo è il concerto di chiusura che riporterà Manuel Agnelli a Faenza, in questo caso domenica 8 a partire dalle 19. Ma il Mei, come sempre è tanto altro, dal meeting degli operatori del settore musicale all’evento con miriadi di situazioni e incontri. Meglio quindi rivolgersi a Giordano Sangiorgi per meglio penetrare il senso ultimo dell’edizione 2023.
«La città sarà davvero al centro non soltanto perché coinvolgiamo come sempre luoghi e realtà imprenditoriali- dice il patron del Mei -, ma anche perché occuperanno molto spazio, concreto e virtuale, gli artisti di Faenza».
A cominciare dal liscio, che torna protagonista venerdì 6…
«Protagonista e testimone di un filo che unisce Arte Tamburini, la prima voce di Romagna Mia, alle Emisurela, duo che sosteniamo da tempo e che ha appena rappresentato l’Emilia Romagna al Festival delle Regioni. Tra l’altro il cartellone di iniziative dell’assessore Felicori per il rilancio del liscio e la candidatura Unesco partirà proprio dalla prima serata del Mei, con l’esibizione degli Alluvionati del Liscio, altra realtà faentina, e tutti gli altri».
Hai insistito molto, in queste settimane, anche su altri artisti faentini meno celebrati di quel che dovrebbero. Come mai?
«Rappresentando gli indipendenti è un po’ la nostra mission storica, o almeno una delle tante. Quest’anno in particolare abbiamo curato, insieme all’etichetta Snowdonia, un bellissimo tributo a Rodolfo Santandrea, unico faentino mai approdato a Sanremo, dove 40 anni fa vinse il premio della Critica con un brano originalissimo come La Fenice. Lui non si è mai compromesso con l’industria musicale, è stato dimenticato dal grande pubblico ma è diventato un culto fra i musicisti più underground, che infatti hanno voluto omaggiarlo senza che la cosa partisse da noi. Non possiamo che essere felici di questo meritato e bellissimo tributo, che movimenterà la serata del 6 ottobre al Piccadilly. Sabato avremo poi sul palco anche Alessandro Ristori, performer internazionale a tutti gli effetti e ambasciatore del revival italiano degli anni ’60 e ci piace ricordare anche Simona Gretchen, che ha smesso di suonare ma una quindicina d’anni fa è stata una delle cantautrici più acclamate tra le emergenti italiane di allora. Quello di non valorizzare questi talenti è un problema italiano, perché la musica si continua a considerare un hobby. Io dico invece che faenza ha le potenzialità per diventare una città di riferimento per chi vuol fare della musica un mestiere».
La giornata clou di sabato?
«Avrà anch’essa un cuore faentino, legato all’alluvione nel caso dei sei concerti estemporanei che partiranno alle 18, in contemporanea con la piazza, in alcune zone alluvionate della ‘Bassitalia’. Alle 17.30 presenteremo in piazza il libro corale Faenza tieni botta e alla fiera del disco ci sarà uno stand del neonato comitato degli scrittori faentini, con Fabio Mongardi e tanti altri. In piazza esporranno alcune attività che sono ripartite dopo l’alluvione e mi piace sottolineare il fatto che al Mens Sana ci sarà il party finale a base di musica elettronica. Nel palco giovani, poi, suoneranno anche i musicisti dell’Artistation Big Band e dei Jam Republic».
La domenica?
«Ci saranno momenti istituzionali come il discorso dei sindaci della collina in piazza e prima di Manuel Agnelli suoneranno gli Horseloverfat, da Brisighella. Il ritorno di Elisa e Agnelli al Mei, dopo venti e più anni, suggella un’edizione che vuole riportare Faenza all’attenzione nazionale».
Anche quest’anno, però, hai ventilato la possibilità che questo sia il tuo ultimo Mei…
«Con la chiusura della convenzione comunale deve aprirsi una riflessione sul futuro di questa manifestazione, nazionale a tutti gli effetti. Occorre un tavolo di confronto che punti a diversi obiettivi. Anzitutto una presa in carico dei nostri ingenti archivi in un’ottica storico-museale, per dare alla musica il ruolo che da tempo questa occupa a Faenza. In questa chiave, ma rivolgendoci a presente e futuro, occorrerà ragionare seriamente a una trasformazione del Mei sempre più verso il digitale e occorrerà fare attività tutto l’anno per valorizzare le nostre eccellenze e professionalità legate a questo settore. Ci sembrano più che maturi i tempi per organizzare un cartellone faentino di eventi live tra club, teatro e spazi all’aperto della città. In assenza di un approccio pubblico più complessivo alla musica c’è il rischio che quella imminente sia l’ultima edizione del Mei».
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