Faenza, uccise il patrigno avvelenandogli la pasta: confessa l'omicidio dopo due anni
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Il 27 marzo la Corte di assise di appello di Bologna ha confermato la condanna a 30 anni per Alessandro Leon Asoli, il ventenne faentino accusato dell'omicidio del patrigno Loreno Grimandi, 57enne morto il 15 aprile 2021 nell'appartamento di famiglia di Casalecchio dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone avvelenate con nitrito di sodio, e del tentato omicidio, con le stesse modalità, della madre Monica Marchioni. Il ragazzo ha ammesso il delitto per la prima volta spiegando di non averlo fatto prima per paura. Ha sottolineato di essere dispiaciuto ed ha chiesto alla madre di perdonarlo e di dargli una seconda possibilità. La donna, tramite il suo legale, ha fatto sapere che si aspettava l'ergastolo con il riconoscimento dei motivi abbietti e che non immaginava che il figlio dopo aver mentito per due anni confessasse il iano diabolico. La sentenza della corte di appello era stata impugnata sia dalla difesa che dalla Procura e dalla procura generale che chiedevano l'ergastolo. Il piatto, delle penne al salmone, risultò da subito indigesto alla madre, che ne addentò solo qualche forchettata, mentre il padrigno - forse nel tentativo di non mortificare il figliastro - finì tutto il piatto, ma poi si sentì molto male, fino alla morte. La madre del ventenne, dopo aver intuito quanto aveva compiuto il figlio, si rifugiò da una vicina, mentre il ragazzo venne rintracciato a casa dei nonni. Nonostante la piccola quantità ingerita, la madre rimase in ospedale per quasi un mese.