Faenza, torna il «Lunêri di smémbar» con la zirudela di Alfonso Nadiani
Federico Savini
«Sempr avãti a schina drèta / par stê impët a i gvëj d’na sdèta / che l’ân pasè la s’ dê dό bòt, / l’aluviõ e e’ taramòt, / poi quest’anno è ritornata / con la sua terza ondata / e ha sconvolto Traversara / con violenza forte e rara». Arriva quasi a metà della zirudela, con un’alternanza di dialetto e italiano (che poi caratterizza anche le righe successive), il richiamo forte e chiaro ai postumi alluvioni e per l’appunto alle malaugurate «ondate» del 2024 del Lunêri di smémbar 2024, che in apertura dello scritto affidato anche quest’anno Alfonso «’d Casanigh» Nadiani punta sull’amor patrio sportivo, ricordando l’Olimpiade azzurra ma soprattutto la storica annata ciclistica della Romagna, con il Giro d’Italia e il Tour de France, tanto che la tradizionale assemblea degli Smembri ci dicono si sia tenuta in quel di Brisighella, dopo una bella pedalata, cun na bëla sudarëla.
Il lunario dei romagnoli per antonomasia è quindi tornano da qualche giorno nelle case di tutti i romagnoli, per il 181° anno consecutivo, con le sue infallibili previsioni climatiche e tutto il compendio di notizie, rubriche e informazioni tra il serio e il faceto che ben conosciamo.
La zirudela, come sempre, fa la parte del leone nel ponderoso foglio stampato come sempre dalla Tipografia Faentina, e come si diceva dopo l’incipit trionfalista dedicato giustamente (anche per riprendere un po’ fiato!) alla romagnolissima passione della bicicletta, poco prima della metà del componimento lo zirondellaio Nadiani torna a fare il punto sull’alluvione e in particolare la macchina dei rimborsi che si direbbe piuttosto ingolfata. «Al nòst zént cun pöc aiut, / stand d’astê i contribut, / ch’i i n’ ariva ì, u n sa e’ parchè, al va avãti, al fa da sé / cun dal sfilz ad vituperi / par tόt qui de ministeri che i bajόc pr’ al j aluviõ / i j ha pirs a lè a vajõ», arrivando a azzardare che «La n’ sarà mig ana strê / par avdê s’i pò strachê / tόt qui ch’i n’ha d’avê / che i s’ stofa e i s’ met insdê?».
A questo punto la zirudela allarga lo sguardo alla vicende internazionali, partendo dalla «gvëra ch’ l’ insangõna tόt la tëra» per attraversare gli inascoltati appelli di Papa Bergoglio e gli agitati dibattiti su ambiente e immigrazione, con una stoccatina anche all’intelligenza artificiale: «Cun un po’ d’inteligénza, / mo i piò par me j è sénza, / a n’ degh cvèla artifiziêla / e bastered la naturêla».
Per il resto il Lunẽri di Smémbar conferma la sua tradizionale per non dire «inamovibile» impostazione, con l’incisione dell’astrologo Mathieu De La Drôme, i consigli per la semina di Daniele Berdondini, i proverbi di Mario Gurioli, i disegni di Emiliano Mariani, i dati astronomici di Claudio Lelli ma quest’anno c’è anche uno specchietto che celebra i nostri più grandi campioni delle due ruote, ovviamente io Pirata Pantani, l’indimenticato Ercola Baldini, «Il treno di Forlì», ma anche «Il bertinorese» Arnaldo Pambianco, che vinse il Giro d’Italia nel ’61.
Quest’anno niente alluvioni nella vignetta centrale, che inquadra una Brisighella invasa da smembri e ciclisti, tra fiaschi di vino e scorci collinari. Per il resto, confidando nella dogmatica certezza che le previsioni del Lunêri di smémbar sono sempre infallibili (semmai è il tempo che si sbaglia!) guardiamo al 2025 senza essere «smembri» di quanto accaduto in questi anni, senza farci troppe illusioni nel breve periodo, ma nemmeno precluderci la genuina speranza che il prossimo sarà un anno migliore di quello archiviato. Magari con una bella bevuta, che ogni tanto si può.