Faenza, torna a risplendere la millenaria croce vermiglia dei Templari

Romagna | 06 Giugno 2020 Cronaca
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Riccardo Isola - Dimentichiamoci per un attimo i favolistici rimandi epico-letteral-cinematografici. Abbandoniamo le suggestioni «folcloristiche» che abitano attorno alla ormai millenaria presenza dei «cavalieri di Cristo» e proviamo a comprendere meglio cosa significa nel XXI secolo essere tempalri. Ebbene si, dopo ben 900 anni dalla fondazione, ancora oggi i Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone), sono presenti e operano per continuare nell’antico proponimento di «incrementare la vocazione cristiana e cattolica in Italia e nel mondo sostenendo con proprie iniziative l’attività apostolica della Santa romana Chiesa». Nel territorio faentino questa presenza discreta e di preghiera ha trovato concretezza recentemente, appena un paio di anni fa. Promotore della rifondazione dell’antica  organizzazione religioso-cavalleresca è Franco Benedetti. L’associazione in terra imolese e faentina conta oggi una quindicina di adesioni ma la determinazione, come riferisce lo stesso Fra’ Benedetti «è quella di allargare l’adesione di nuovi futuri novizi templari. una scelta di vita, che segue una disciplina rigida di tipo cavalleresco, e  che operi per il risveglio dei valori della cavalleria e della tradizione dei poveri cavalieri di Cristo, i templari appunto, secondo le indicazioni di San Bernardo attraverso la preghiera comune, la meditazione e i riti spirituali». Questo è quanto professa e persegue come obiettivi l’associazione dei Templari cattolici d’Italia (www.templarioggi.it) che nella sua dimensione operativa, a livello nazionale conta circa 2.500 persone, tra uomini e donne, con oltre un centinaio di sedi da nord a sud. 
Ma cosa fanno, oggi, i templari, ex paladini e protettori dei pellegrini, alla luce dei radicali mutamenti sociali e della secolarizzazione sempre più imperante? «Oltre alle attività spirituali, tra cui abbiamo le suggestive camminate silenziose - spiega il commendatore Benedetti -  effettuiamo presidi presso le cattedrali, monasteri, e presidiamo le innumerevoli chiese abbandonate, mantenendole con decoro ed aprendole alla popolazione dei fedeli almeno alcuni giorni al mese; soprattutto impedendone l’utilizzo ad operatori di male o malintenzionati». 
Nel territorio della così chiamata Commanderia ex Val Santerno di Imola (area curia) e Faenza (area curia), la possibilità di vedere all’opera questi «monaci combattenti», in rigorosa alta uniforme, è possibile visitare ad esempio, la chiesa di San Domenico a Imola o più recentemente l’antica Abbazia di Valsenio a Casola Valsenio. Proprio qui, nei giorni scorsi, si è tenuta una delle cerimonie che contraddistinguo i riti iniziatici e di passaggio. «La scelta di questa location religiosa carica di spiritualità e storia - racconta ancora Benedetti - è venuta per caso. Durante una mia visita in queste terre della valle del Senio arrivato di fronte a questa suggestiva e affascinante testimonianza architettonica di spiritualità ho notato che in alcuni elementi strutturali erano presenti simboli di chiara matrice templare. Un colpo di fulmine che mi ha permesso successivamente di prendere contatto con i gestori e le personalità religiose che vi operano. Da questi incontri è nata la possibilità e l’opportunità di poter iniziare un percorso condiviso che ci ha portato oggi ad avere nell’Abbazia un punto di riferimento per gli associati del  territorio e non solo. Tanto è - prosegue - che domenica 7 e 14 giugno saremo presenti  per alcune iniziative. In qualità di commendatore Ex val Santerno sono molto felice e orgoglioso di poter offrire il mio impegno cavalleresco assieme ai fratelli della comanderia sia a Imola che a Faenza e nel suo meraviglioso territorio. Lo farò e lo faremo con un’alta dose di umiltà, virtù che ci contraddistingue da sempre, per costruire in futuro e con le dovute autorizzazioni la possibilità di effettuare i nostri servizi di custodia e presidio delle chiese chiuse».

ALCUNE  CURIOSITA’ STORICHE
Il mantello bianco degli antichi Cavalieri del tempio è quello concesso dal pontefice Onorio II nel 1128 che vede la presenza di una Croce Patente di color rosso,  ricamata all’altezza della spalla sinistra. Dal livello di Cavaliere, il mantello si porta sopra una cotta bianca con croce patente sempre rossa, posizionata sul petto, stretta alla vita da un cinturone di cuoio. Per le Dame, invece, vige l’obbligo del mantello nero con cappuccio, sciarpa bianca annodata al collo, losanga rossa e colori indossabili solo bianchi o neri. Possono essere ammessi all’associazione tutti i maggiorenni di fede Cattolica con dedizione alla patria e alla fede di Cristo. Infine la gerarchia interna prevede per gli uomini le figure di: novizi, scudieri (Armiger), cavalieri di grazia (Miles Gratiae), e cavalieri di giustizia (Eques Iustitiae), le donne invece possono ricoprire ruoli di dame novizie, dame di grazia (Domina gratiae) e dame di giustizia (Domina Justitiae).
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Sono triste che non posso partecipare.pregate almeno per me.fratelli.
Commenta news 15/06/2021 - Elena
Bellissimo ..magari potevo partecipare.un saluto ai fratelli templari.
Commenta news 15/06/2021 - Elena
Bell’articolo vomplimenti
Commenta news 02/07/2020 - Franco
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