Faenza, sul territorio attivi 20 invasi per 530 aziende e 2,3 milioni di mc di acqua, previsti altri interventi

Romagna | 01 Luglio 2022 Cronaca
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Riccardo Isola - Gli invasi interaziendali faentini salvano la sete dei campi collinari. Da un quarto di secolo, infatti, grazie agli importanti investimenti, messi in campo, nel vero senso della parola, dagli stessi agricoltori con la supervisione del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, questa è stata la risposta più efficace a un problema che l’attualità di oggi porta all’attenzione. Il fabbisogno di acqua, anche dopo l’arrivo di alcune colture nel territorio fortemente esigenti dal punto di vista irriguo, kiwi su tutti, è diventata una priorità che ha trovato risposta nella massima «l’unione fa la forza». 

SITUAZIONE ATTUALE
Nel territorio faentino di competenza del Consorzio in questo lasso di tempo sono diverse decine di milioni trasformati in laghi, condutture d’approvvigionamento e quindi colture salvate. Immagazzinare acqua quando c’è per utilizzarla quando scarseggia, in estate soprattutto, sembra banale ma non lo è. Allo stato attuale sono attivi su tutto il territorio della vallata del Senio, di quella del Lamone e del Marzeno una ventina di impianti a servizio di consorzi tra privati imprenditori agricoli con una capacità di immagazzinamento di acqua di oltre 2,3 milioni di metri cubi e con quasi 250 chilometri di tubazioni che servono quasi 530 aziende. 

ALCUNI PROGETTI
Nell’immediato futuro questi sono alcuni degli interventi previsti per implementare l’approvvigionamento, lo stoccaggio e la distribuzione di acqua a scopi agricoli. C’è la realizzazione della cassa di espansione tra Castel Bolognese e Solarolo per contenere le esondazioni del Canale dei mulini. Il valore dell’intervento si aggira sui 3 milioni e 370mila euro, con un valore utile di invaso di 143mila mc di acqua. Da realizzarsi su una superficie di 6 ettari e mezzo. Solo la parte più profonda verrà utilizzata per immagazzinare acqua con continuità. La superficie non sommersa verrà rinaturalizzata con piante ed essenze per la creazione di un corridoio ecologico. I lavori sono in corso e l’inaugurazione dovrebbe arrivare nel corso del prossimo inverno. Altre risorse arriveranno dal Psr regionale vecchio pari a 10,5 milioni di interventi già progettati per il distretto montano, in particolare per la bacini irrigui. Infine per il Psr regionale nuovo, che si deve chiudere dal punto di vista della progettazione, in giugno si lavora su sei nuovi interventi per un importo di circa 7 milioni

PRIMO INVASO PUBBLICO
Ma c’è anche una novità importante. Entro il 2024, infatti, dovrebbe entrare in funzione il primo sistema di accumulo e approvvigionamento idrico di «proprietà» del Consorzio di bonifica. Si tratta di lavori, in corso d’opera, nella vallata del Lamone per la realizzazione di 3 nuovi invasi (uno a Celle, uno a Sarna e uno nei pressi di Brisighella) con 850mila metri cubi di immagazzinamento di acqua, a cui si aggiunge la realizzazione di una nuova rete distributiva nei pressi di Celle e d’intersezione e collegamento con il sistema già esistente nel territorio in altri invasi. Si parla di quasi 70 chilometri di condotte con circa 134 aziende coinvolte. Il progetto è finanziato dal Ministero delle politiche agricole per un valore complessivo di 16 milioni e 300mila euro (di cui dallo Stato ne arrivano 14). «Un progetto molto importante - spiega Giovanni Costa, direttore del Consorzio della Bonifica Romagna occidentale - che permette di riconnettere la rete distributiva delle prime colline, che spesso risente della scarsità disponibilità degli invasi montani anche se tanto è stato fatto, con l’acqua di risalita del Canale emiliano romagnolo, che è una fonte molto più stabile e sicura. Solo grazie ad infrastrutture come queste il territorio montano viene valutato come appetibile dagli imprenditori».
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