Faenza, sette ragazzi raccontano la loro quarantena e i loro desideri per il futuro

Romagna | 04 Maggio 2020 Cronaca
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Fabrizia Montanari - Sono bellissimi, pieni di voglia di vivere e forse, fra i sani, sono coloro che hanno sofferto di più le privazioni del momento: sono gli adolescenti e i ragazzi di cui un campione significativo si racconta in queste righe i quali, insieme ai bambini, si sono trovati a fare i conti con qualcosa di tanto improvviso e spaventoso quanto destabilizzante se non adeguatamente elaborato con l’aiuto degli adulti, degli insegnanti e di un’attrezzatura personale per fronteggiare i casi della vita che, se non avevano, hanno dovuto tirare fuori e in fretta. E pare proprio, dagli esempi che seguono (le ragazze sono tutte compagne di classe, i ragazzi no e sono anche di età diverse) che ce l’abbiano fatta e che non abbiano perso la freschezza per affrontare quello che verrà. Loro, fra alti e bassi, provano a immaginarlo quel dopo che bussa impellente alla porta e l’importante, per tutti, è tornare a stare insieme, perché saranno anche nativi digitali, ma muoversi e scambiarsi sguardi, parole, abbracci restano i tratti distintivi della loro, della nostra umanità, che un qualsiasi virus sia pure aggressivo come questo potrà tenere «sotto chiave» da cui l’abusatissimo termine lockdown ma non certo annullare (per fortuna!).  
«Durante la quarantena ho fatto pace con il mio incubo della cucina - afferma Agata Melandri, faentina, 16 anni, frequentante la V ginnasio al liceo Torricelli come le compagne - e improvvisarmi cuoca mi ha dato molte soddisfazioni. Appena sarà possibile però, sogno una lunghissima passeggiata a cavallo con i miei amici. Non vedo l’ora». Dal canto suo Emma Peters, faentina, papà tedesco - dice: «Appena iniziata la quarantena ho dato meno per scontato le operazioni che facciamo tutti i giorni senza riflettere, come lavarsi le mani prima di cena e pranzo, il modo in cui le lavo e per quanto tempo. Ho anche pensato che se tutti osservavano le regole date dal Governo saremmo usciti presto dalla quarantena. Sono stata molto in pensiero per mia zia che lavora in ospedale. Quando potrò uscire chiederò ai miei compagni di classe di vederci, mi mancano molto». Alcuni hanno occupato questo tempo in casa con un buon libro. «Ho avuto più tempo per dedicarmi ad attività che amo, per esempio la lettura - asserisce Bianca Sassoli de Bianchi, faentina, ma mi dispiace dover comunicare con gli altri solo attraverso uno schermo e non poter viaggiare. Vorrei, trascorrere un’estate gradevole, rivedere le mie amiche e poter andare al mare». «La quarantena per me ha avuto un lato positivo - dichiara Clelia Tozzola, di Casola Valsenio - io sono pendolare e seguendo da casa le videolezioni ho risparmiato tempo e sono stata più produttiva nello studio, ma il brutto è stato non poter incontrare amici e coetanei e non poter girare per Piazza del Popolo con il sole in faccia e un senso di libertà! Nella fase 2 vorrei riabbracciare le persone che amo e, magari, tornare a scuola».
Giacomo Serafini, faentino, 13 anni, affronterà l’esame di 3 media in modalità telematica e quindi ha passato la quarantena tra le videolezioni, ma anche «guardando film in tv e giocando in cortile con i miei genitori e mio fratello. Ora mi chiedo: il prossimo anno inizierò le superiori, ho scelto l’Iti, ma dovrò partire ancora con le videolezioni»? Già, perché, diciamocelo, la Dad, didattica on line ha fatto miracoli finora, è vero, ma andare a scuola è proprio un’altra cosa, non sostituibile. Il fratello Adriano, 11 anni confessa candidamente: «Non mi è piaciuto stare in casa, si litiga di più in famiglia, anche se poi si fanno più cose belle insieme, come giocare in cortile. Quando ero troppo triste ho telefonato ad alcuni miei amici e, appena si potrà, voglio andare a trovarli a Brisighella, dove abitano, magari in moto con il babbo».  Tra tanti studenti, Lorenzo Solaroli, 25 anni, faentino, ingegnere civile strutturista è l’unico che ha lasciato i libri qualche tempo fa e ora lavora con partita Iva come tanti suoi colleghi coetanei, da fine febbraio in smartworking. «Da pendolare Faenza-Bologna ho senz’altro guadagnato tempo (e denaro) - ribadisce anche lui come Clelia - ma il lato negativo è stato l’aumento delle ore lavorative. Nella fase 2, se sarà possibile, vorrei rivedere amici e luoghi lontani».
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