Faenza, seconda puntata dell’inchiesta sulle richieste della città ai candidati sindaco

Romagna | 24 Luglio 2020 Cronaca
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Riccardo Isola - Sandro Bassi - Prosegue la nostra inchiesta, con la seconda puntata, sui pareri e sulle richieste dei portatori d’interesse faentini, dalle associazioni di categoria ai rappresentanti del mondo sociale e della scuola, nel dibattito politico sul futuro della città. Sono solo alcune delle priorità che emrgono ma che non macheranno di trasformarsi in veri e propri documenti 

GLORIA GHETTI (PENNY WITRON): STRANIERI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE
Gloria Ghetti, faentina, è presidente della scuola di Italiano per migranti «Penny Wirton» e docente di storia e filosofia al Liceo Torricelli Ballardini. Interpellata sulle tre priorità che il futuro sindaco dovrebbe - secondo il suo punto di vista naturalmente - inserire nella propria agenda, risponde senza tante esitazioni e rivolge al futuro sindaco tre richieste, il che, in fondo, è la stessa cosa. «Prima di chiedere qualcosa al futuro sindaco - dice -  chiedo qualcosa all’attuale e cioè di trovare il modo di farci eleggere il prossimo senza chiudere le scuole. Anche la prima cosa che chiedo al futuro sindaco riguarda le scuole e riguarda chi a scuola fatica di più: gli chiedo di immaginarsi catapultato con la sua famiglia in un paese straniero, di cui non conosce la lingua, gli chiedo anche di immaginarsi alla ricerca di un lavoro per mantenerla, la sua famiglia. Credo che desidererebbe essere in un paese in cui i suoi figli possano imparare quella lingua che è strumento indispensabile per la convivenza sociale e per questo chiedo al futuro sindaco di stanziare fondi affinché le bambine e i bambini di origine straniera abbiano mediatori linguistici che li seguano in modo continuativo in classe e soprattutto nel lavoro domestico». Anche la seconda cosa che chiedo riguarda le persone di origine straniera. Il primo luglio scorso abbiamo riaperto la Penny Wirton nel giardino del teatro Filodrammatici: una donna senegalese ci ha raccontato di come sua figlia, nata in Italia, si senta italiana, ma sappiamo tutti che non lo è. Ecco, a ottobre una wirtoniana nigeriana il cui marito lavora da anni a Faenza, diventerà mamma: vorrei che suo figlio fosse cittadino faentino, vorrei che lo fossero tutti i bambini nati a Faenza da genitori che ci vivono; un gesto simbolico, che non costa niente ma che è dovuto a chi vive insieme a noi».  Infine «la terza cosa che chiedo al futuro sindaco è di attivarsi per politicizzare le giovani generazioni, coinvolgendole nella progettazione della città che amministrerà: incontrandole periodicamente per guardare Faenza con i loro occhi e la loro immaginazione, per trasmetter loro la sua esperienza facendosi ponte di un dialogo intergenerazionale che faccia del suo incarico di sindaco di un paese repubblicano, democratico e antifascista un ponte per la protezione di un’eredità ogni giorno più preziosa e fragile».

CARINA BUSTO (CONSULTA STRANIERI): ACCRESCERE LA VERA INTEGRAZIONE
Carina Busto è presidente della Consulta delle cittadine e dei cittadini stranieri di Faenza e pensa «sia molto importante per la nuova amministrazione osservare con più empatia quello che succede nelle nostre scuole, perché la scuola è il primo luogo dove si impara a stare insieme agli altri e si esercita l’accoglienza». Quanto alle tre ormai famose priorità, Carina Busto non ha dubbi: «Primo, favorire in modo più incisivo una maggior accoglienza nelle scuole del comune di Faenza affinché gli alunni e alunne stranieri abbiano un maggior rendimento scolastico e possano vivere la scuola in un clima propizio per la loro crescita; per riuscirci in modo soddisfacente è necessario il supporto dell’amministrazione comunale, dei dirigenti scolastici, dei docenti e delle famiglie dei ragazzi. In questo senso sarebbe opportuno un rilevamento sistematico dei bisogni sia dalle famiglie straniere che dai dirigenti e docenti per fornire in modo più mirato strumenti utili da declinare nelle routine scolastiche a livello primario e secondario senza dimenticare le scuole dell’infanzia, per l’accoglienza dei più piccoli». Inoltre si deve continuare a investire in un dialogo costruttivo e nella valorizzazione delle differenze in una ottica interculturale per migliorare l’incontro con l’altro e la coesione sociale, non solo fra i cittadini stranieri e italiani ma anche fra le diverse comunità straniere presenti a Faenza. Infine serve potenziare gli interventi a favore dell’inclusione sociale dei cittadini stranieri arrivati di recente e di quelli che vivono da anni sul territorio in modo tale che tutti si sentano coinvolti e incentivati a dare il proprio contributo e a sostenere esperienze di cittadinanza attiva in relazione ai temi inerenti all’immigrazione, all’associazionismo e al volontariato».

ALBERTO MAZZONI (CONFARTIGIANATO): PIU’ ATTENZIONE PER IMPRESE E  LAVORO
«La prima necessità è il lavoro e il lavoro nasce dalle imprese, per questo occorre tutelarle, riducendo oneri e burocrazia. Meno burocrazia, oltre a procedure più snelle, significa anche un atteggiamento di maggiore apertura e disponibilità da parte della Pubblica amministrazione nei confronti di chi presenta un nuovo progetto imprenditoriale oppure vuole ampliare la struttura esistente. Deve finalmente passare il concetto che le comunità vivono e prosperano se ci sono delle imprese e per questo occorre sostenere quelle esistenti e diffondere la cultura d’impresa affinché ne aprano delle nuove. L’emergenza Covid-19 ci ha fatto vedere che semplificare è possibile. Adesso siamo stati obbligati, ma non perdiamo l’occasione di capire in quali altri ambiti e come sarebbe possibile farlo, perché così facendo si libereranno risorse ed energie che gli imprenditori potranno destinare a nuovi investimenti. Centro storico e Pums, il Tavolo delle associazioni imprenditoriali deve essere l’interlocutore primario per l’Amministrazione, quindi scelte che potrebbero mettere in difficoltà questi soggetti sono assolutamente da evitare. L’Unione della Romagna faentina è un valore aggiunto che dà forza soprattutto ai piccoli comuni e anche la società Imola Faenza tourism company è un esempio più che positivo di come due territori possano trarre grandi benefici dal lavorare insieme. Il ruolo della Regione è fondamentale, lo si è visto anche durante la pandemia, ma ha bisogno di ridurre le frammentazioni tra i territori, che devono cominciare a fare sintesi ed ha progettare per macro aree, con una declinazione che certamente dovrà portare ad interventi nei singoli comuni, ma in un’ottica di territorio allargato. Perché, quindi, non cercare di ampliare l’area dell’Unione della Romagna faentina, coinvolgendo altri comuni, come Modigliana e Tredozio, che sia dal punto di vista sociale che da quello economico di fatto sono già strettamente legati». 

PAOLO CAROLI (ASCOM): SERVE SEMPRE MENO BUROCRAZIA
«I tempi che stiamo attraversando e i temi che si devono affrontare per il futuro dei nostri territori non possono esimersi da far emergere quelle che sono più che altro anomalie e situazioni critiche ormai storicizzate. Per le aziende del commercio, ad esempio, non possiamo non mettere in evidenza come il periodo Covid abbia evidenziato che se la volontà concreta di fare c’è allora si può alleggerire il carico di burocrazia della vita quotidiana. E’ diventato un ginepraio che si fa fatica a comprendere e governare. Un vero e proprio cortocircuito che porta un dispendio di risorse, economiche e umane, da parte delle aziende senza precedenti nella storia. Altro tema centrale è quello del lavoro. Il nuovo sindaco dovrà sicuramente porre particolare attenzione al sostegno dei lavoratori che, seppure è in gran parte una priorità e competenza di livello nazionale, ha anche rivolti operativi a livello locale. Infine, ma è un dibattito in atto nel comprensorio da tempo, grande sensibilità deve essere portata alla viabilità, alla mobilità sostenibile in ogni senso. E ci riferiamo sia all’approccio della sostenibilità ambientale ma anche e soprattutto di quella economico-sociale. Una città non la si può, di fatto, chiudere dall’oggi al domani senza aver prima creato alternative e investimenti capaci di mitigare l’impatto restrittivo. Un esempio è la paventata ipotesi di iniziare un percorso di consegna ritiro delle merci, nei centri storici, in modo elettrico e quindi green. Una bella idea ma non si è ancora sentito però dire quali azioni di mitigazione degli inevitabili aumenti di costo si abbiano in mente di concretizzare. Non avere fretta ma essere capaci di governare con razionalità e perspicacia il presente per un futuro migliore per tutti è la prima vera grande richiesta che facciamo a chi si candida a governare la città nel prossimo quinquennio». (2-Continua)
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