Faenza, Sebastiano Caridi «Ho pensato di mollare tutto, poi è arrivata la “Rinascita”»

Romagna | 23 Gennaio 2021 Cronaca
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Riccardo Isola - «Non posso nascondere che la situazione sia stata e per certi versi ancora oggi è molto dura. Uno stravolgimento così repentino e così prolungato, per l’organizzazione del lavoro, per le consegne ma anche dal punto di vista personale, ha messo me e l’azienda a dura prova. Basti pensare che nel primo lockdown ho pensato seriamente di mollare tutto. Grazie alla famiglia, agli amici e alla responsabilità che ho nei confronti di 35 dipendenti è però tornata la voglia di lottare». Il Covid, come ammette anche il noto e giovane pasticcere faentino Sebastiano Caridi, ha colpito duro, e non solo dal punto di vista sanitario. «Molti forse non ci pensano più di tanto ma l’aspetto destabilizzante dal punto di vista psicologico che ha portato questa situazione che ormai si protrae da un anno - sottolinea - è stata ed è altrettanto dura quanto l’aspetto economico. E’ vero - aggiunge - che i lockdown mi hanno permesso di riscoprire e vivere con più frequenza valori e situazioni che il lavoro aveva offuscato, parlo del rapporto con la famiglia, con i figli».
Da un punto di vista economico e di bilancio aziendale «la situazione più critica l’abbiamo sentita nel negozio di Bologna. In certi casi - spiega il pasticcere - a Faenza abbiamo anche registrato trend in crescita del 8/12% rispetto al passato. Performance che si sono venute a creare grazie a un impegno corale di tutti . Attenzione e dedizione mirate a innalzare ancora di più il livello qualitativo dell’offerta, la sperimentazione di modelli nuovi, come il delivery e che per tutelare i miei dipendenti ho fatto personalmente, e soprattutto la vogllia di mettersi in gioco, hanno permesso di reagire. Sotto la festa della mamma, per esempio abbiamo anche lanciato una nuova torta che abbiamo chiamato “la Rinascita”. Una new entry che ha fin da subito ricevuto grandi apprezzamenti dalla clientela».
nfine le richieste che Caridi fa sono diverse, in primis «è che si adottino in modo fermo decisioni coerenti e costanti e non a singhiozzo sulle aperture e sulle varie colorazioni. In più bisogna che il sostegno economico, che deve essere certo e tempestivo, arrivi a chi ha seriamente bisogno per non bloccare un delicato meccanismo commerciale che altrimenti provocherebbe ancora maggiori danni di quelli che viviamo».
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