Faenza, Sebastiano Caridi vince un concorso nazionale questa volta con la colomba pasquale 

Riccardo Isola  - Sono numeri impressionanti per un laboratorio di pasticceria artigianale. Sono numeri che trovano la conferma da parte della clientela della grande qualità e accuratezza nella scelta degli ingredienti. Stiamo parlando di Sebastiano Caridi e della sua colomba tradizionale. Una produzione di uno dei classici della grande lievitazione tradizionale italiana che quest’anno si è piazzata al primo posto al concorso nazionale indetto da «Divina Colomba». «E lo sono venuto a sapere in diretta Facebook – conferma lo stesso pasticcere - il giorno in cui mi hanno anche dato l’esito negativo del Covid dopo una lunga quarantena. Da quel momento è partito il tour de force che ci porterà a produrre circa 5 mila colombe, di cui un migliaio vendute online. Praticamente il 40% in più di quelle dello scorso anno».
Il segreto del successo è in linea con la filosofia che da sempre contraddistingue l’operato di quel figlio d’arte, faentino d’adozione, che prima lo ha visto vincere nella disfida nazionale del «Miglior pasticcere d’Italia» e oggi, a distanza di diversi anni dalla storico traguardo, a continuare ricevere riconoscimenti a livello nazionale. Quella cioè «di una metodica ricerca di materie prime di altissima qualità, poi tanto lavoro e dedizione fatta – sottolinea lo stesso Caridi -  con un equipe di quasi una quarantina di dipendenti distribuiti nei punti vendita di Faenza e Bologna, oltre a una ricerca spasmodica verso strategie di miglioramento per una produzione che oggi vive una competizione molto ferrea e diversificata». Ecco così che per questa festività il pasticcere ha impastato quasi 6 quintali di canditi «rigorosamente realizzati artigianalmente con arance Navel siciliane, vaniglia del Madagascar e Thaiti, che sanno donare sfumature rotonde e aromatiche equilibratissime, oltre a una ricerca sul lievito madre che vede le nostre colombe lievitare per 36/38 ore».
Poi c’è una variante, ma sempre «senza osare troppo con contaminazioni estremizzate» che vede la realizzazione del grande lievitato pasquale con l’aggiunta di albicocche e amaretto. Per Caridi «questo prodotto, anche in funzione del periodo dell’anno in cui esce, deve saper aiutare il gusto e il palato alla primavera. Per questo - prosegue - grandi profumi, freschezza, fragranza e quel tocco di esotico e fruttato che non stanca mai». Tutto rigorosamente naturale e senza conservanti basti pensare che «la vita media è di una ventina di giorni, ma sono sicuro - ironizza il pasticcere - che una volta aperta non rimane nulla a fine pranzo».
Ma non ci si ferma alla Pasqua «che per me è già finita, da un punto di vista aziendale e di sfide con il mercato. In questo periodo - rimarca - stiamo già pensando a cosa vorrà essere la nostra offerta per la prossima estate. Lo stiamo facendo chiudendo importanti accordi commerciali anche con aziende della riviera, in cui approderà la firma della nostra pasticceria». Dai semifreddi ai barattoli (in 6 anni Caridi ne ha già realizzati 80.000 pezzi ndr) non mancheranno gustose sorprese firmate, appunto, Caridi.