Riccardo Isola - «Stiamo vivendo una fase molto dura per il comparto vitivinicolo in riferimento soprattutto alle piccole realtà. Abbiamo bisogno di risposte per una visione più ampia e concreta che sappia guardare oltre la contingenza pandemica. Le conseguenze altrimenti saranno molto negative che credo vedrà le piccole relatà produttrici a trovarsi a combattere un’altra battaglia ad armi impari rispetto ai competitor anche internazionali». La segretaria nazionale della Federazione italiana vignaioli indipendenti (realtà che raggruppa oltre 1.300 aziende in Italia, ndr), la faentina Rita Babini non ha dubbi sulle necessità e sulle richieste che il mondo vitivinicolo cerca per poter sopravvivere al post Covid.
«In questa fase pandemica, iniziata nella primavera 2020 i numeri sono fortemente preoccupanti. Stiamo parlando - spiega la co-titolare dell’azienda Ancarani in terra di Oriolo dei Fichi di cali di fatturato che variano da un meno 20 fino a un meno 35% rispetto all’anno precedente». Mancati incassi «dovuti, ma qui non entro in considerazioni di efficacia delle azioni intraprese in ambito sanitario ed epidemiologico, all’impossibilità di poter vendere i prodotti delle aziende al settore che più di tutti ne assorbe gli sforzi. Mi riferisco al mondo Horeca. Per non parlare dell’impossibilità da parte delle persone di poter muoversi e quindi raggiungere, eventualmente, le aziende per acquistare vino. Per fortuna l’export qualcosa permette di compensare ma non basta. Il rischio- prosegue Babini - è che ci si dimentichi del fondamentale ruolo, almeno dal punto di vista dell’offerta qualitativa del vino made in Italy, che hanno le piccole aziende e cantine».
Sulla situazione dei ristori e delle azioni prese per aiutare il comparto la segretaria Fivi ci tiene a precisare che «non sono stati sufficienti ma soprattutto calibrati alle reali esigenze delle aziende. Abbiamo bisogno di programmare non solo di sopravvivere. L’esempio dello stoccaggio in cantina per il 2019 è arrivato tardi e non è stato ben calibrato. Stessa cosa vale per l’azione di sostegno allabbassamento delle rese. Altra questione è quella dello stoccaggio in cantina. Lo abbiamo chiesto con forza ma quello arrivato non è assolutamente sufficiente. Per questo - aggiunge la vignaiola faentina - oltre a una concreta decontribuzione fiscale, che non è stata ancora attuata, abbiamo bisogno di una visione che porti il comparto a poter continuare a investire sul territorio come sempre le aziende fanno». Infie, a rendere ancora più instabile e insicura la visione per il futuro c’è anche l’aspetto della situazione politica. «Qui parlo a livello personale - ci tiene a precisare Babini - ma credo che non sia la sola a pensarla così. Direi che la situzione politica non è certo beneaugurante. L’ultima cosa di cui si aveva e si ha bisogno oggi è un’instabilità poltica in aggiunta a quella sanitaria. Il mondo produttivo ha bisogno di aiuti concreti, tempestivi e di lunga visione. Servono aiuti economici che permettano di poter investire sul potenziamento della comunicazione e del marketing».