Faenza, rinascita Lotras, dal 3 aprile i lavori di abbattimento del capannone bruciato nel 2019
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Nuovo futuro per la Lotras System a Faenza, dopo il pauroso rogo dell’agosto 2019. Verrà infatti prima demolito, a partire dal 3 aprile, poi ricostruito il capannone andato in fiamme per mantenere un polo della logistica attivo in città. Si tratta di una vasta area, oltre 20mila metri quadri in via Deruta nei quali erano stoccate tonnellate di materiali di varia natura. La magistratura, dopo due anni di indagini, ha nel frattempo stabilito essere un incendio di natura dolosa.
La notizia più importante è la volontà dell’imprenditore pugliese Armando De Girolamo di ricostruire il capannone. «Il settore della logistica - ha sottolineato De Girolamo durante la conferenza stampa di giovedì 23 marzo - è di primaria importanza a livello economico, forse anche di più del fatturato turistico. Poter avere un grande polo di logistica a Faenza è fondamentale all’economia della zona». Cosa ribadita dall’amministrazione che ha salutato la decisione dell’imprenditore con soddisfazione. «Lunedì 3 aprile - ha chiarito il sindaco Massimo Isola - sarà un giorno fondamentale per la nostra città. Dobbiamo ringraziare De Girolamo per la decisione presa».
Oltre a De Girolamo e al sindaco Massimo Isola erano presenti il vicesindaco di Faenza Andrea Fabbri, l’assessore all’Urbanistica e all’Ambiente Luca Ortolani e Aldo Tacchino, rappresentante della ditta Ireos di Genova specializzata in quel tipo di operazioni speciali, visto che si tratta della stessa azienda che ha operato tra gli altri dopo il crollo del Ponte Morandi, e nel recupero della Costa Concordia dopo il naufragio del Giglio. Per quanto concerne i capannone della Lotras, le operazioni di messa in sicurezza del capannone e il conseguente recupero e riciclo dei materiali come cemento, ferro e ceramica si completeranno prevedibilmente in 5 mesi.
Nel rogo di quella caldissima estate andarono in fumo le merci contenute nei 20mila metri quadrati di area di stoccaggio di via Deruta 7. Tra quelle, oli alimentari, alcol e plastiche. Le operazioni per lo spegnimento furono molto lunghe e solo dopo qualche giorno i vigili del fuoco ebbero la meglio. Le acque usate per lo spegnimento finirono, in parte, nel Fosso Vetro, un invaso alle spalle dello stabilimento Tampieri. In quel frangente si evitò un vero disastro ambientale. Il canale che partiva dal Fosso Vetro si immette nell’Adriatico e il Comune di Faenza, proprio per evitare il rischio di un inquinamento delle coste marine, soprattutto in piena stagione balneare, impiegarono le loro forze per far prelevare ai privati i liquami usati per lo spegnimento: acqua mista ad altri materiali. Una operazione che assieme ad altre misure di contenimento pesarono per circa 2,5 milioni di euro. Le spese sarebbero dovute ricadere sui responsabili dell’incendio; in assenza dell’individuazione inizialmente sono ricadute su Comune con l’apporto della Regione. Nei giorni scorsi l’imprenditore, che nel frattempo ha acquistato il terreno, ha sottoscritto un accordo con il Comune per concorrere al 50% nelle spese affrontate per fronteggiare l’emergenza.