Faenza, quattordici mesi dopo l'alluvione l'emergenza non è affatto superata, centinaia le persone seguite

Romagna | 12 Luglio 2024 Cronaca
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Riccardo Isola - Sono passati quasi 14 mesi dai fatti del maggio 2023. Un terzo della città, in quella tarda giornata, finì sotto acqua e fango e decine di migliaia di persone sono rimaste senza casa. Da allora oltre un anno è passato. Molte cose sono state fatte e ripristinate, sia dal punto di vista del patrimonio pubblico sia da quello prettamente privato. Altre, attrettanto numerose, però non hanno trovato né risposte né, soprattutto, soddisfacimento delle promesse fatte. Stiamo parlando, in tutto il territorio interessato di 23 fiumi esondati nello stesso momento, con 350 milioni di metri cubi d’acqua tracimata dai letti dei fiumi, che hanno portato all’allagamento di circa 540 km quadrati di superficie. Inoltre si sono registrate 65.589 frane su un’area di 72,21 km quadrati e 1.950 dissesti stradali. Senza dimenticare che si sono resgistrati 17 morti e quasi 40mila sfollati. Oggi però l’emergenza, soprattutto sociale, per molti non è affatto risolta.

SITUAZIONE CARITAS
Il Centro operativo allestito alla parrocchia di San Domenico, durante il periodo post alluvione, ha visto in quei momenti la partecipazione di 600 volontari arrivati a Faenza da tutta Italia. Al centro operativo si è svolta la distribuzione di materiale per abitazioni e uffici colpiti come deumidificatori (oltre 100 messi a disposizione) e idropulitrici, vestiti e biancheria e di kit di emergenza viveri e igiene, per la casa e per le persone, per coloro che ne avevano necessità. Dal 17 maggio la Caritas ha distribuito più di 7.300 kit (viveri, prodotti per la pulizia e igiene personale) alle famiglie alluvionate e ha effettuato più di 150 interventi di pulizia e ripristino delle abitazioni.

CASA SAN TERENZIO
Dal giorno successivo all’alluvione Casa San Terenzio di Faenza, struttura destinata agli incontri e al catechismo della parrocchia, si è trasformata in un centro di aiuto per gli alluvionati. Nei primi giorni e settimane i volontari hanno provveduto a fornire panini anche 1.500/2.000 al giorno, merende, acqua e bevande a spalare fango e ripulire case e attività. Gradualmente è emersa l’esigenza di fornire pacchi spesa e prodotti delle pulizie alle famiglie. Una solidarietà che ha visto arrivare aiuti da molte parti d’Italia, soprattutto dal Veneto e Lombardia, dai viveri agli indumenti, fino ad arrivare a materiali per la pulizia dal fango, il ripristino abitativo come un gruppo elettrogeno che per alcune settimane ha servito un intero condominio, stivali, pale e tira acqua. Ma non solo. Nei mesi successivi al maggio 2023 la Caritas parrocchiale ha proseguito nel distribuire alle famiglie viveri, prodotti per la cura della persona e l’igiene della casa, indumenti, biancheria, oggettistica e piccoli elettrodomestici. Sono passati da Casa San Terenzio 200 nuclei, che al momento sono ancora 70 quelli che hanno bisogno, date le difficoltà a rientrare nelle proprie case ancora inagibili. Non solo. Allo stato attuale tantissime sono le persone che seppur non hanno perso l’abitabilità hanno perso macchina e tutto il materiale domestico, mobili e arredamento compresi. Moltissimi di questi dichiarano, anche alla luce di un sondaggio realizzato dalla stessa Caritas, di non aver la possibilità di poterne acquistare un’altra e di poter ripristinare i danni. Infine un quarto di queste persone, circa 120 famiglie, hanno dichiarato di non aver ancora potuto la possibilità di rientrare a casa.

LA PICCOLA BETLEMME
«Per fortuna adesso gli aiuti post alluvione - afferma il responsabile della Piccola Betlemme, Luca Venturi - si sono veramente ridotti all’osso. Parliamo di un paio di nuclei famigliari che continuano ad aver bisogno di generi di prima necessità. La questione però non è affatto superata. Tanto è che - sottolinea Venturi - staremo aperti durante tutti i mesi estivi perché la solidarietà non può e non deve andare in ferie». L’apporto sociale della piccola bettlemme in questi quattordici mesi è stato indiscutibilmente fondamentale. Basti pensare che tra pasti caldi serviti ai volontari, al personale della Protezione civile e a chiunque arrivasse per portare aiuto «senza lasciare indietro ovviamente i cittadini faentini e del territorio che si sono trovati la casa travolta dalla’acqua» ne sono stati distribuiti circa 20mila pasti. A questi vanno aggiunti gli interventi effettuati con l’Emporio solidale dove grazie alla distribuzione di viveri, generi di prima necessità, stoviglie, materiale per la pulizia della casa e della persona, una volta a settimana, si è dato risposta ad almeno 250 nuclei famigliari. Oggi però un problema rimane ancora abbastanza prioritario. Lo speiga bene l’ideatore di questa associazione: «il problema vero, al di là della situazione complessiva socio-economica che non sta migliorando nel territorio, anzi, è quella che abbiamo bisogno di un ricambio e di una crescita della disponibilità di volontari. Questo servizio - chiude Venturi - gratuito e altruistico deve trovare la propria forza nella condivisione di valori, per questo chiediamo aiuto e partecipazione».
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