Riccardo Isola - «Sono numeri catastrofici e inimmaginabili fino a qualche tempo fa, quelli che stiamo registrando per il comprensorio faentino. Nuove povertà, prodotte dal Covid, che nei due mesi e mezzo del 2021 hanno visto 176 nuovi capi famiglia, per un totale di 633 persone, venire, per la prima volta, a richiedere derrate alimentare o pranzi pronti all’uso per sopravvivere». Non ci sono sfumature di grigio in questa fotografia. Siamo, purtroppo, al nero profondo. Una drammaticità sociale che non guarda in faccia a nessuno e che per la Piccola Betlemme vede «trend di crescita costanti - spiega una delle anime del progetto solidale, Luca Venturi - che dovrebbero iniziare a far riflettere su cambi strutturali nella gestione delle povertà nel territorio ma soprattutto a livello generale».
Solo per continuare a dare un dato che fotografa la situazione, e sempre solo riferito all’attività della Piccola Betlemme, il 2020 ha visto 682 capi famiglia fare richiesta di pacchi e derrate alimentari. Questi trasformano esponenzialmente il numero delle persone che vivono e mangiano grazie a questa solidarietà, arrivando a toccare le quasi 1.700 unità. Un esercito dell’emergenzialità e della disperazione che ci tiene a ricordare Venturi «riguarda soprattutto le famiglie del territorio. E’ vero - prosegue - che quest’anno abbiamo perso 364 persone extra comunitarie non in regola con il permesso di soggiorno che costantemente venivano a chiederci aiuto. Nonostante questo il trend quantitativo cresce. Riusciamo a fatica a rispondere alle richieste. Ci riusciamo solo grazie alla sensibilità di associazioni, aziende e enti caritatevoli che ci approvvigionano con materiale di fatto ogni giorno, dal Banco alimentare fino al negozio del centro, e per questo non possiamo che ringraziarli di cuore. Siamo arrivati a distribuire in totale ben 74 tonnellate di cibo. I pacchi viveri che distribuiamo - aggiunge - sono calibrati in funzione delle persone che vengono a chiedere aiuto e non prepariamo pacchi standard il cui contenuto poi verrebbe o buttato o addirittura rivenduto in una sorta di mercato nero della povertà».
Per far fronte a tutto questo entro breve tempo, grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale, in attesa che in autunno si trovi una sede finalmente definitiva per l’associazione, dovrebbe essere installata una cucina da campo nell’area dove la Piccola Betlemme, all’interno del palazzo delle Esposizioni, possa continuare a preparare i pranzi in modo più sicuro e soprattutto «in linea con le richieste crescenti che arrivano a essere una quarantina e più, ogni volta che attiviamo il servizio».