Faenza, parla Bucci, patron del gruppo: «La città è ferita, ripresa dura dall'alluvione, noi non vendiamo, anzi investiamo»

Romagna | 23 Settembre 2023 Economia
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Manuel Poletti - «Il nostro Gruppo cresce in Italia e all’estero, investiamo sul futuro, quest’anno toccheremo i 280 milioni d’euro di fatturato, non vogliamo vendere a nessuno, anche se le offerte certo non mancano. L’alluvione? Faenza è ferita, servirà tempo per ripartire, è necessario un grande piano di opere pubbliche per mettere in sicurezza il territorio. L’Isia? Ha un grande potenziale, ma Comune e Provincia ci devono credere di più, serve una nuova sede».
Parla così Massimo Bucci, patron del medesimo Gruppo, uno dei pochissimi con cuore, testa e portafogli ancora faentini, che occupa più di 1500 dipendenti, oltre la metà dei quali lavorano negli stabilimenti manfredi.
Presidente Bucci, come sta ripartendo Faenza dopo l’alluvione? Sono giustificati i ritardi del Governo per i ristori a famiglie e imprese?
«Per noi faentini vedere la città ridotta com’è stata in questi mesi è stato un  colpo al cuore, un dispiacere enorme. Certo che riparare quanto distrutto è un’impresa ciclopica. Ci sono zone di Faenza dove servono interventi massicci, con edifici ancora inutilizzabili per i danni subiti dall’alluvione. Ci vorrà del tempo, le istituzioni, Comune e Regione in primis, dovranno garantire in futuro una migliore sistemazione dei corsi dei fiumi, perché quello che è successo a metà maggio non si ripeta più. I ritardi del Governo? Capisco la rabbia delle persone che hanno perso tanto o tutto, sono passati già quattro mesi, però non è una cosa semplice far partire un meccanismo giusto per ristorare chi ha bisogno. Io ho molta fiducia nel lavoro del Generale Figliuolo e speriamo che i tempi si accorcino. Sullo sfondo ci sono anche un mare di opere pubbliche da fare, la parte della ricostruzione non sarà facile e di breve periodo».
Il Gruppo Bucci Industries ne ha risentito dell’alluvione, anche indirettamente?
«Fortunatamente non abbiamo avuto danni, tanti dipendenti invece hanno avuto tanti problemi nelle abitazioni o con automobili distrutte. C’è stata una difficoltà nel post alluvione per far riprendere in pieno la nostra attività produttiva, anche per questo abbiamo aiutato i dipendenti che necessitavano. In circa una decina di giorni siamo ripartiti, a giugno eravamo tornati alla quasi normalità interna».
Nel 2022 il Gruppo aveva avuto a che fare con gli effetti della Guerra in Ucraina: forti criticità sui prezzi delle materie prime e sui tempi di consegna di queste. Oggi com’è la situazione? Quanto incide la frenata della Germania sulla vostra attività estera?
«La situazione lo scorso anno era difficile, lei ricorda bene, poi piano piano nella seconda parte del 2022 le cose si sono normalizzate, tenendo conto che molti prezzi dei componenti meccanici e tecnologici erano aumentati in maniera significativa nel primo semestre. Il mercato è comunque andato molto bene. Nel 2023 invece il trend è molto più tiepido, i mercati hanno rallentato, la frenata della Germania si fa sentire, ed i cambiamenti in corso nel mercato dell’automobile sono repentini. Noi stiamo riportando il portafoglio ordini ad un andamento di consolidamento più fisiologico».
Bucci Industries è sempre più internazionalizzato: il fatturato a fine 2021 era di circa 200 milioni di euro, per 1100 dipendenti, di cui 600 lavoravano a Faenza. Il 2023 verrà chiuso in crescita? L’export continua ad espandersi?
«Ci aspettiamo un fine 2023 con dei livelli più tiepidi di crescita, se non cambieranno ancora i dati macroeconomici, mentre la previsione per il 2024 è più positiva. Il nostro obiettivo è di chiudere il 2023 con un fatturato complessivo di Gruppo a quota 280 milioni di euro, di cui il mercato Italia a quota 200 milioni. L’export è in continua crescita: Germania a parte, Usa, Francia e nord Europa vanno bene, mentre abbiamo aperto nuove filiali in India e negli scorsi anni in Corea del Sud, dove ci sono mercati in crescita robusta».
Avete ricevuto offerte importanti di acquisizione in questi ultimi dodici mesi. Gruppo in vendita?
«Abbiamo ricevuto più di una offerta di acquisto del gruppo, anche interessanti, ma a me piace molto il mio lavoro e non intendo andare a fare le vacanze ai Caraibi. Voglio essere chiaro: non abbiamo intenzione di vendere a nessuno, anzi, stiamo investendo sul futuro del Gruppo per continuare a crescere».
Infine, da fine 2022 lei è presidente anche dell’Isia. Che percorso di rilancio immagina per l’Istituto? Ha ancora un ruolo chiave per Faenza?
«Io non avevo un’idea precisa prima di ricoprire questo ruolo. Ho la percezione che i faentini non comprendano fino in fondo che l’Isia è quasi una facoltà universitaria. A Faenza non abbiamo corsi Unibo robusti, l’Isia è un’occasione preziosissima per continuare a valorizzare la ceramica e anche per lo sviluppo della digitalizzazione anche in questo ambito. Guardando al futuro la grafica ad esempio sarà fondamentale, il lavoro che sto cercando di fare è quello di avvicinare le aziende all’Isia. Oggi gli studenti ospitati sono un po’ più di 150 unità, ma lo stabile che ospita l’istituto è assolutamente inadeguato, palazzo Mazzolani oggi non è più adatto, la sistemazione interna non è ottimale. Ne parlerò con le istituzioni locali, il Comune e la Provincia ci devono credere, l’Isia merita molta più attenzione anche da parte loro».
 
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Complimenti al nostro Illustre Faentino Stefano Bucci , ho letto ciò che dice in merito all’ISIA, forza “ spingiamo” al massimo per far crescere questo ISTITUTO!!! È importantissimo…..
Commenta news 23/09/2023 - Adriana Fantoni Galanti
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