Faenza, omicidio Ilenia Fabbri, l'ex marito in aula ribadisce di aver ingaggiato Barbieri solo per spaventare la donna
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Il 19 gennaio, in corte d'Assise s'è tenuta l'ottava udienza del processo per l'omicidio della faentina 46enne Ilenia Fabbri per la cui morte sono alla sbarra l'ex marito Claudio Nanni, mandante dell'assassinio e il sicario reo confesso Pierluigi Barbieri. La corte ha ascoltato per due ore Barbieri poi è stata la volta di Nanni che ha fornito una verità costellata da «io non posso saperlo». Il racconto di Nanni è partito dalla separazione da Ilenia, avvenuta nel 2017 e dalla sua proposta di dividere tutti i beni a metà. «Io l’avrei chiusa subito, ma lei non ne voleva sapere e io temevo che, arrivati all’udienza del 26 febbraio 2021 (quella per la causa lavorativa intentata da Ilenia che pretendeva quanto non le era stato riconosciuto per i 10 anni passati a lavorare nell’officina meccanica dell’ex ndr) io non sarei stato in grado di darle quanto chiedeva e avrei dovuto chiedere il denaro ai miei. Quindi ho pensato di mandarle qualcuno per spaventarla, per farla desistere». E a quest’affermazione sono arrivate, puntuali, le domande del pm che ha chiesto come avrebbe fatto Ilenia a capire che quell’uomo che si fosse trovata di fronte in casa non era un semplice ladro bensì qualcuno mandato da Nanni perché chiudesse la causa. «Avrebbe di certo pensato a me visti i rapporti tesi che c’erano e le questioni che avevamo in piedi». Ha cercato, poi, di spiegare quel messaggio vocale mandato a Barbieri nel dicembre 2020 mentre Nanni era in casa in quarantena e dove diceva all’amico “quando esco poi si fanno tutte le cose che dobbiamo fare”. «Ero bloccato a casa, impossibilitato a seguire la mia quotidianità, il mio lavoro, i miei genitori che erano anche loro malati. Il senso del messaggio era che una volta uscito ci saremmo potuti vedere per un caffè e che avrei potuto riprendere a fare le mie cose». Ha negato di aver mai minacciato di morte la moglie né di aver chiesto ad una delle due ragazze che aveva frequentato dopo la separazione se conosceva qualcuno per ammazzare Ilenia e di aver detto all’altra che avrebbe mandato qualcuno a “fare la festa” all’ex moglie se avesse continuato a subissarlo di richieste economiche. «Forse erano arrabbiate con me».
E su quel promemoria trovato sul suo cellulare “trolley, chiavi, buco” ha spiegato al pm che Barbieri gli aveva chiesto quelle cose, che lui gli aveva dato le chiavi di casa di Ilenia e gli aveva lasciato nella sua officina la valigia e la vanga e che immaginava gli servissero per spaventare Ilenia. «Pensavo dovesse mandarle una lettera minatoria oppure fare una foto al buco per fargliela vedere e così, spaventarla».
Durante le tre ore in cui è stato sentito, Nanni ha cercato di spiegare anche come mai non avesse accelerato rientrando in auto da Imola a Faenza mentre la figlia era al cellulare con l’amica che le raccontava cosa stava succedendo in casa e nonostante lui si fosse detto molto preoccupato e in ansia «non lo so, io sto attento alla guida, ognuno ha il proprio comportamento. E comunque non ho mai pensato che si stesse compiendo un omicidio». Questa è anche la “giustificazione” data al pm che domandava perché non fosse entrato lui per primo in casa risparmiando alla figlia la visione della madre morta, perché non l’avesse protetta. «Non so perché Barbieri abbia fatto quel che ha fatto, mi aveva detto che sarebbe entrato in casa, immaginavo potesse al massimo darle uno schiaffo o un calcio». Così come ignora il motivo per cui Barbieri, reo confesso, abbia dovuto indicarlo come mandante dell’omicidio. «Cosa ci guadagna Barbieri?» lo ha incalzato il pm. «Non posso saperlo» ha concluso Nanni.(m.c)