Faenza, oltre il 28% delle aziende del commercio ha subito gravi danni dall’alluvione, incognite sulle riaperture

Riccardo Isola - C’è grande preoccupazione per il futuro del commercio in alcune zone, tra le più colpite dall’alluvione del 16 maggio scorso, di Faenza. Basta fare un giro lungo gli assi principali del centro storico, nelle vie traverse e lungo l’area di via Renaccio, Faenza 1, via Lapi per rendersi conto della distruzione che l’ondata di acqua e fango ha portato come conseguenza su uno dei settori strategici della vitalità del centro manfredo. Confesercenti Faenza, essa stessa colpita dall’alluvione nelle sedi di via Bettisi a Faenza e via Garavini a Castel Bolognese, sta assistendo le aziende associate per la ricognizione dei danni, le comunicazioni agli enti, le casse integrazioni e le domande di sospensione o trasferimento delle attività e riesce a fare una prima statistica. La fotografia che emerge dalla Faenza alluvianota non è per nulla confortante. Tante sono ancora le incognite da parte del mondo comemrciale e ancora poco chiare le risposte che dovrebbero arrivare dalle istituzioni.
I NUMERI DEL DISASTRO
«Se prendiamo come riferimento 100 come numero di imprese complessivamente colpite dagli eventi – spiega la Confesercenti di Faenza – il 20,5% riaprirà, ma non si conoscono le tempistiche, che sono molto variabili in base alla gravità dei danni subiti. Il 2,56% chiuderà l’azienda, il 2,56 % chiuderà un punto vendita, avendone altri, ed il 2,56% procederà a trasferirsi temporaneamente in attesa che l’immobile torni fruibile. Il 28% delle imprese alluvionate, quindi, subisce un grave impatto che si riflette anche sulla morfologia del tessuto commerciale cittadino, tenendo conto che molte aziende che non rientrano in queste casistiche hanno aperto in condizioni non ottimali di emergenza». Ancora l’associazione di categoria, che tra l’altro si è vista anch’essa la sede finire sott’acqua e fango, rimarca come: «il 36% delle imprese coinvolte ha ricorso o sta ricorrendo alla cassa integrazione, confermando le conseguenze anche occupazionali» Per rendersene conto basta farsi una passeggiata lungo gli assi commerciali del centro, soprattutto quelli compresi lungo corso Garibaldi «a forte rischio di desertificazione», corso Saffi e la parte finale di corso Matteotti. Le imprese maggiormente colpite sono situate nell’area ricompresa tra via Renaccio, via Lapi zona di Faenza 1 e, appunto i corsoi Garibaldi e Saffi. Per la referente faentina di Confesercenti, Chiara Venturi «saranno necessari molti anni per riscostruire il Centro commerciale naturale come lo conoscevamo. Ancora una volta purtroppo, come durante l’emergenza Covid, si riconosce il valore del commercio di vicinato solo quando ci sono estreme condizioni emergenziali».
CONSEGUENZE SULL’IMMOBILIARE
L’associazione di categoria analizza anche le dinamiche del mercato immobiliare. «Siamo certi - prosegue Venturi - che saranno inevitabili le ripercussioni anche nell’ambito residenziale e abitativo e ci preoccupa la tenuta sociale laddove, nelle aree a rischio desertificazione commerciale, verrà meno anche il presidio del territorio e la funzione sociale che garantisce il commercio». Basta guardare oggi le offerte di case e di appartamenti, soprattutto in affitto, che di fatto si fa veramente fatica a trovare. Una questione che non aiuterà la velocità di normalizzazione della situazione.
BENE IL MERCATO AMBULANTE
Infine però un segnale positivo arriva dalla ripresa del mercato ambulante nelle piazze manfrede: «Lavoreremo incessantemente con tutte le istituzioni – conclude la direttrice – per sostenere al meglio le imprese e la tenuta dei tessuti commerciali, ma sarà una sfida veramente importante».
CARIDI: «ADESSO SERVONO AIUTI VERI»
«Lo doveveo a me stesso, al mio socio, alla famiglia, ai dipendenti e a tutti i clienti, amici e colleghi che in queste settimane non solo non hanno fatto mancare la vicinanza e la solidarietà, ma hanno aiutato concretamente affinchè co si potesse rialzare». Non è stato facile prendere la decisone per il «Miglior pasticcere d’Italia» Sebastiano Caridi di rimettersi in gioco dopo uno schiaffo che è costato oltre 1 milione di euro tra strutture, arredamenti, macchinari e materiale stoccato. «Ci siamo rimboccati le maniche - spiega il pasticcere - e dopo veramente poco tempo dall’alluvione siamo tornati a lavorare. Tutti, senza aver perso nessun dipendente e cliente per la strada. Addirittura abbiamo lanciato proprio un dolce dedicato all’alluvione, con l’unico packacing che si era salvato, e che ha avuto veramente ottimi risultati. E’ chiaro - aggiunge Caridi - che ora stiamo parlando di una produzione a cui manca il 60% del suo potenziale, visto che abbiamo ancora, tra l’altro, due laboratori inutilizzabili, ma il segnale è stato dato». Un segnale che non deve rimanere un urlo nel deserto. «Dopo le promesse fatte dalle istituzioni adesso - rimarca con determinazione Caridi - è ora che si inizi a parlare, concretamente, di aiuti e ristori. Abbiamo già reinvestito 480mila euro, me ne servono almeno altrettanti. Di promesse non abbiamo bisogno, così come non abbiamo bisogno di pacche sulle spalle. Servono aiuti, concreti e tempestivi. Non è demagogia, noi l’impegno glielo abbiamo messo, ma non possiamo rimanere i soli a farlo».
IL CONAD DI FAENZA 1 RIAPRE IL 6 LUGLIO
«Non è stato e non sarà facile ma ce l’abbiamo fatta. Giovedì 6 luglio prossimo, dopo un disastro come quello che abbiamo subito il 16 maggio scorso, il nostro punto vendita di Faenza 1 riaprirà». E’ ottimista e soddisfatto il presidete di cofra, Celso Reali nell’annunciare un risultato che solo qualche giorno fa poteva semprare una pia illusione e un sogno. invece no «grazie anche alla grande e straordinaria collaborazione con i Commercianti Indipendenti Associati, di cui siamo soci - sottoliena Reali - il risultato di rinnovare completamente il punto vendità sta per divcentare realtà. Abbiamo avuto danni e costi per il rispristino - prosegue il presidnete - di alcuni milioni di euro ma Faenza 1 per noi è un simbolo e un punto di riferimento tra i 12 punti vendita che abbiamo». Dai pavimenti aoi servizi, dagli allestimenti al materiale in vendita tutto sarà nuovo. non cambierà invece la forza lavoro. «I 40 dipendenti in progressione - sottoliena Reali - tornerà così a offrirte alla clientela la professionalità, la qualità dei prodotti, la gentilezza e la cortesia che da sempre li caratterizzano e li identificano come punto di riferimento per il quartiere e non solo». un quartiere profondamente ferito «e che ha bisogno di risposte - ci tiene a sottolineare Reali - di risposte dalle istituzioni veloci e certe. Non è un discorso solo nostro, ma di un quartiere, quello del “sottomura” tra via Lapi e via Calamelli, via Renaccio e traverse, che oggi rischia di non avere certezze per il futuro». Un futuro veramente incerto, basti pensare a quanti negozi e catene di negozi presenti in questa storica èiazza del commercio che ancora oggi vertono in una situazione desolante e di difficile recupero. Basti pensaro, ancora come purtroppo non riaprirà nemmeno il vicino bar, l’ex Mi.Va, sempre di proprietà di Cofra,. Lo attesta il presidente sottolineando come «per ora lasciamo le cose come stanno. Ci siamo focalizzati, come priorità sulla riapertura del nostro punto vendita, per lo spazio dell’ex pubblico esercizio partirà un ragionamento in seguito e con più calma». Infine anche il Conad City Garibaldi, posto nel Borgo Durbecco, riapre, venerdì 23 giugno alle 9, dopo la chiusura forzata a causa dell’alluvione.