Faenza, nel week-end alla Torre di Oriolo torna «Grani e Melograni» e la Romagna assapora la tradizione
Riccardo Isola - Compie dieci anni l’evento «Grani e Melograni» alla Torre di Oriolo. Lla due giorni dedicata alla riscoperta di grani antichi, melograni e tradizioni contadine si terrà sabato 9 e domenica 10 novembre.
IL PROGRAMMA
Si parte sabato, alle 14.30, con «Olio a Oriolo», camminata tra olivi secolari e degustazione guidata di cinque oli di aziende locali a cura del tecnico Mipaaf Francesco Baldassarri (iscrizione necessaria: prenotazioni@torredioriolo.it). Dalle 15 alle 16.30 si potrà passeggiare lungo il Sentiero dell’Amore riconoscendo e raccogliendo le erbe spontanee con Luciana Mazzotti, iniziativa che si ripeterà anche domenica alle 11 e alle 15. Alle 18 aperitivo in musica con i Brick line, mentre dalle 18.30 arriveranno le pizze gourmet preparate con farine di grani antichi. La replica parte domenica 10 novembre, questa volta alle, 9 per la passeggiata di nove km tra natura, storia e sapori con pranzo finale a base di prodotti (info e prenotazioni: tel. 3398854372). Alle 10 nella Sala del Castellano inizierà l’incontro focus sulla pista pedemontana che si snoda lungo l’odierna Pianura Padana. A seguire, alle 11, spazio al convegno «Agroforestazione rigenerativa». A fine convegno, aperitivo a base di melograni. La «Grossa di Faenza» sarà protagonista, nel primo pomeriggio, con la premiazione del concorso nazionale «Io ce l’ho più grossa» aperto a coloro che possiedono un melogranogica a cui faranno seguito i balli popolari con Carampana e accompagnamento sonoro dei Musicanti Improvvisi. Dalle ore 16 alle 17, chiuderà la due giorni la videoproiezione di Mirco Villa dal titolo «Pagine di natura e di sapere: Romagna una terra da scoprire». In entrambe le giornate sarà possibile visitare la Torre di Oriolo dove è allestita la mostra d’arte contemporanea «Arté Torre Pop. A pranzo e a cena sarà attivo un punto ristoro con prelibatezze a base di grani antichi e melograni. Nel parco della torre sarà allestito un mercato con melograni, frutta di stagione, caldarroste, brulè di melograno, succhi, vino, miele, olio, e marmellate a cura dei produttori locali e di aziende ospiti. A completare il programma saranno laboratori ed esposizioni di artigiani locali, dimostrazioni di aratura con i buoi romagnoli e di come si facevano i pagliai. Non mancheranno i giochi di legno e della tradizione, mentre dalle 12 alle 18 sarà aperta la Casa Museo con una mostra di attrezzi e utensili della tradizione rurale. Il programma dettagliato dell’evento è disponibile sul sito www.torredioriolo.it. L’evento, si terrà anche in caso di maltempo.
UN DOLCE MATRIMONIO
Nella giornata di sabato 9 novembre, alle 17.00, alla Torre di Oriolo di Faenza non ci sarà solo il succo rosso d’autunno per eccellenza. In questa occasione, infatti, è in programma un incontro con degustazione dedicato ai dolci tipici romagnoli e ai migliori abbinamenti con i vini passiti del territorio. Dalla ciambella romagnola ai Corelli, passando dal Dolce di San Michele e non solo: quale vino passito tra Albana, Famoso e Burson si sposa meglio a queste dolci prelibatezze tipiche? Il contributo di partecipazione per partecipare a questa immersione nella dolcezza della tradizione è di 15 euro e sarà interamente devoluto alla popolazione di Traversara colpita dalla recente alluvione. Posti limitati, info e prenotazioni: tel. 338/1274770.
LA GROSSA DI FAENZA PROPRIETA'
Il melograno «Grossa di Faenza» è una varietà antica, un tempo abbastanza diffusa nelle campagne della pianura faentina. La sua caratteristica principale, riguardante il frutto, è la dimensione: il peso si aggira mediamente sugli 800-850 grammi, ma ci sono anche esemplari che possono raggiungere anche 1,5/2 kg, mentre il peso del succo è circa 225 g. In concreto la resa in grani è del 38% circa e quella in succo rispetto ai grani è del 71-72%. La resa in succo rispetto al peso complessivo del frutto è del 27%. La resa media in succo delle varietà commerciali attuali: da 1 kg di semi si ottengon 920 g di succo. Confrontando questi valori della Grossa di Faenza, in quest’ultimo caso, la resa è complessivamente inferiore, ma la qualità del succo è molto soddisfacente. La maturazione è medio tardiva e sia ha nel mese di ottobre. Il succo che se ne ottiene è tendenzialmente acidulo, fresco e piuttosto aromatico. La pianta predilige i terreni fertili ma riesce a vivere anche vicino ai muri delle case coloniche. Non necessita inoltre di trattamenti in quanto non è attaccata da parassiti, tranne gli afidi in primavera. In Romagna il melograno era quasi sempre presente nelle aziende agricole. Oltre al valore simbolico, la rappresentazione classica è quella della fertilità, e nella ceramica faentina il melograno è uno dei disegni classici presenti, il frutto del melograno era utilizzato al posto del limone nelle insalate e sulle carni. Anche l’Artusi lo consigliava e in alcune sue ricette come i «Cefali in gratella al melograno». I frutti si conservano abbastanza a lungo, se non vengono danneggiati da andamenti climatici particolarmente umidi. Durante la conservazione i grani diventano più dolci e aromatici. Recentemente, il succo di melograno è stato oggetto di numerosi studi scientifici in tutto il mondo. I risultati dimostrano la sua efficacia nel trattamento dei problemi maschili, l’azione protettiva nei confronti delle patologie cancerogene e preventiva verso l’Alzheimer. Inoltre riduce i livelli di colesterolo cattivo, abbassa la pressione sanguigna ed è ricco di acido folico. Secondo il Journal of Agricultural and Food Chemistry, il succo di melograno è al primo posto tra i succhi per quanto riguarda il contenuto di antiossidanti. La dose giornaliera consigliata è di un bicchiere da 250 ml. La sua versatilità in cucina è altresì legata alla fantasia, capace di sprigionare la giusta acidità e tendenza dolce si sposa perfettamente dai primi ai secondi arrivando, ovviamente, a freschi e salutari dolci.
RISOTTO AI PORRI E CHICCI DI MELAGRANA
Ingredienti per la preparazione di 4 piatti occorrono:
320 g di riso Vialone Nano
2 porri
Olio Evo
Sale q.b.
Pepe bianco q.b.
½ bicchiere di vino bianco
1 lt di brodo vegetale
Succo e chicchi di melograna Grossa di Faenza (2 frutti)
Formaggio Parmigiano-Reggiano
Burro
Preparazione:
Dopo aver tagliato in modo sottile i porri inserirli in una padella con olio Evo per appassirli. Giunti alla consistenza giusta frullare il tutto fino a ottenere una consistenza cremosa. Nella stessa padella tostare il riso con un filo di olio qualche paio di minuti, sfumare con vino bianco, un Romagna Trebbiano doc va benissimo, lasciare evaporare l’alcool e a seguire portare in cottura incorporando poco alla volta il brodo. Brodo che va immesso caldo e che va preparato con acqua, carota, cipolla, sedano e sale. Dopo circa 10 minuti aggingere al riso anche il succo di melograna, preferibilmente precedentemente realizzato spremendo un frutto della Grossa di faenza, continuando a mescolare. A pochi minuti dal termine della cottura unire al risotto la crema di porri. A chicco al dente, fuori dal fuoco, mantecare energicamente con burro e Parmigiano-reggiano (12 massimo 24 mesi di stagionatura) grattugiato. Ultimiamo ogni portata con abbondanti semi di melograno freschi, un pizzino di pepe bianco appena grattuggiato.