Faenza, nasce Ecologia Integrale Comunità energetica rinnovabile della Diocesi

Romagna | 31 Maggio 2024 Cronaca
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Si è costituita a Faenza davanti al Notaio Paolo Castellari la Comunità energetica rinnovabile (Cer) Ecologia Integrale promossa dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e che ha tra i fondatori oltre alla Diocesi stessa, la Fondazione Marri S. Umiltà, il Seminario vescovile, la Società immobiliare faentina e 9 parrocchie del territorio. Un percorso portato a compimento dalla Commissione diocesana appositamente costituita nel 2022 con la collaborazione e il supporto di Confcooperative Romagna. La Comunità energetica, che si è costituita in forma cooperativa, interessa il territorio in cui opera la Diocesi di Faenza Modigliana in regione Emilia-Romagna. Il progetto tecnico prevede inizialmente la costruzione di diversi impianti fotovoltaici che sottostanno a tre cabine primarie: Faenza, Brisighella e Solarolo. Gli impianti fotovoltaici verranno costruiti prevalentemente sui tetti degli edifici diocesani e forniranno una potenza di 200 kWh a Faenza, 60 kWh a Brisighella e 150 kWh a Solarolo.

La Comunità energetica sarà aperta fin da subito a tutti i cittadini, le imprese e gli imprenditori. Chi è interessato può mettere a disposizione i propri impianti fotovoltaici o partecipare con il proprio consumo alla condivisione dell’energia elettrica prodotta dalla Comunità energetica. Sono già tante le parrocchie che hanno manifestato il loro interesse ad associarsi alla nuova cooperativa e saranno proprio queste le principali divulgatrici dell’iniziativa e delle sue opportunità presso i privati cittadini.

I prossimi passi del progetto prevedono: il riconoscimento al Gestore dei servizi energetici (Gse), la partecipazione all’imminente bando promosso dalla Regione Emilia-Romagna per le risorse da dedicare alla costruzione degli impianti fotovoltaici nei siti già identificati, la gestione delle pratiche burocratiche e l’avvio dei lavori. Compatibilmente con i tempi della burocrazia si stima che i primi impianti saranno funzionanti e pronti a erogare energia elettrica tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025.  Dopo l’avvio dei primi impianti si procederà con la progettazione e lo sviluppo su altre cabine primarie che interesseranno altri territori della Diocesi.
 
«Questa nuova cooperativa – sottolinea il vescovo, monsignor Mario Toso - è una comunità prima di tutto: un insieme rilevante di soggetti che si percepisce come corpo in moto per un fine comune. Un movimento popolare: è la comunità che si organizza dal basso per farsi carico di una necessità e una nuova organizzazione. Viviamo il principio di sussidiarietà. Inoltre è energetica-rinnovabile: risponde all’esigenza della transizione energetica verso l’abbandono delle fonti fossili inquinanti, verso quelle rinnovabili. Vogliamo custodire il Creato - la Casa comune per le generazioni che ci seguono. Infine è per l’Ecologia Integrale: ogni famiglia e ogni comunità deve aver l’opportunità di partecipare al processo di transizione energetica e aver accesso a quel bene oggi divenuto essenziale come l’energia. Viviamo così il principio della solidarietà».
 
Confcooperative Romagna ha svolto un ruolo chiave nella costituzione della Comunità Energetica, come sta facendo anche in altri territori della Romagna. «Abbiamo accompagnato la Diocesi in questo anno e mezzo di progettazione offrendo consulenza sulle normative che venivano aggiornate mese dopo mese, mettendo a punto lo Statuto della Comunità Energetica e, in collaborazione con l’ingegnere Massimo Alberti dello Studio Seta, predisponendo il Business Plan dell’intero progetto - ha sottolineato Andrea Pazzi, direttore di Confcooperative Romagna -. La nostra Unione territoriale sta investendo molto sulla promozione delle Comunità Energetiche. Si tratta di progetti con una forte connotazione sociale, ambientale ed economica. Le normative in vigore prevedono benefici sia per i soci della Comunità Energetica che per la comunità dove essa si trova: energia verde prodotta sul territorio, benefici per i soci dall’energia condivisa, sostegno alle povertà energetiche e ai bisogni sociali del territorio. Su questo punto la Cer Ecologia Integrale aveva già preso l’indirizzo che è poi stato previsto nei Decreti, e cioè che qualora la condivisione dell’energia superi il 55% le quote di incentivo ricevute dallo Stato siano indirizzate a progetti sociali che aiutino le comunità e in particolar modo le persone più fragili».
 
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