Faenza, Morena Andalò del Clan Destino su caro bollette e musica dal vivo
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«Al Clan ci sono 24 lucernai a cielo aperto, è una cosa a cui abbiamo provveduto anni fa, per sincero spirito ambientalista. Il risultato è che il locale ospita centinaia di persone ma costa come una casa. Premesso questo, che è il nostro caso specifico, io credo che le bollette non siano così importanti, semmai un buono spunto per affrontare i problemi veri della musica dal vivo, che sono di ordine economico se guardiamo agli operatori, e di ordine cultural-generazionale se guardiamo al pubblico. La vittima di entrambi i problemi è il circuito underground, quello delle band emergenti che si esibiscono nei locali come il mio quando sono più fresche e interessanti. Negli anni ’90 lavoravo quasi solo con musicisti americani, che oggi sono quasi spariti; e questo ci racconta, meglio delle bollette, lo stato di crisi degli Stati Uniti. Il tour in Europa, per un gruppo emergente, è sempre stato un’esperienza romantica, che solo in una piccola % di casi risultava economicamente fruttuosa. Per lo più ci si rimette, ma si vive un’esperienza indimenticabile, facendosi conoscere in Europa. Solo che 25 anni fa i musicisti emergenti americani avevano un primo lavoro che gli permetteva di fare un tour europeo e al limite anche di rimetterci un po’ di soldi, mentre oggi le occupazioni precarie e mal pagate non lo permettono quasi a nessuno. Nella pratica, queste band per venire in Europa fanno un groppo investimento preventivo, che oggi non riescono più a fare. Di recente lavoro infatti di più con la scena europea, che è in grande crescita, e il 2019 è stato un anno splendido, con addirittura cinque gruppi giapponesi. Stavo per organizzare un festival quando il Covid ha bloccato tutto. E la pandemia sembra che, anziché accrescere la nostra voglia di contatto e di esperienze “vere”, abbia allontanato il pubblico dalla musica dal vivo, dal rock’n’roll! Questo è il problema culturale che dicevo, che purtroppo ha un’evidenza plastica al Clan, dove ad assistere ai concerti dei gruppi underground sono quasi solo gli over 40. I ragazzi più giovani a volte si contentano di scoprire un artista dai miei flyer, che tra l’altro non faccio più perché le tempistiche ormai sono ristrettissime, e poi dopo averlo visto su YouTube per loro è come essere stati al suo concerto. E questo davvero io non lo potrò mai condividere, così come il costume di ascoltare musica dalle micro-casse degli smartphone, specie se frequenti un locale che ha un ottimo impianto hi-fi e io perdo le notti a studiare le playlist della musica che mando. Insomma, non sono le bollette a spaventarmi, almeno per ora, ma il disinteresse e la cultura del mordi e fuggi che sta distruggendo il mondo underground in cui mi sono formata».