Faenza, Maria Pia Timo al Sarti con il corto premiato a Cannes
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Federico Savini
«Un numero di ciak così alto per ogni singola scena probabilmente l’avevo visto fare, sul set, solo a Matteo Garrone, in Pinocchio. Ma non è affatto stressante, perché vedere il “sacro fuoco” in un grande regista o, come in questo caso, in un gruppo di giovani cineasti, è una cosa che ripaga dalle fatiche. Se poi arrivano anche i premi tanto meglio». Maria Pia Timo è sempre felice di parlare de Il barbiere complottista, il cortometraggio di Valerio Ferrara che sarà proiettato martedì 13 alle 21 al cinema Sarti di Faenza e che vede l’attrice faentina nel ruolo della protagonista al fianco del «marito» Lucio Patané, che appunto è il barbiere complottista del film. Film che dura venti minuti e che al festival di Cannes della primavera scorsa la sezione del festival dedicata ai cortometraggi prodotti dalle scuole di cinematografia. Niente male per il giovane Valerio Ferrara, che lavora da diverso tempo anche al fianco del grande Marco Bellocchio. «Valerio “da grande farà il regista di sicuro - dice Maria Pia Timo -, tanto che già lo fa benissimo, e imparare da Bellocchio è una cosa che la dice lunga sia sul suo valore che sul suo probabile futuro».
Come siete entrati in contatto?
«Mi ha cercata dopo avermi già incontrata in passato, sul set di Brave Ragazze di Michela Andreozzi, un’altra tappa del suo percorso. Per questo cortometraggio cercava persone dall’aspetto normale, tanto che nel film il protagonista è il “normalissimo” Lucio Patané e io sono sua moglie».
Il tema è più attuale che mai…
«E credo lo sarà sempre di più, anche dopo il Covid. Non lo sto auspicando, beninteso, ma mi sembra evidente che parliamo di qualcosa che fa ormai parte del nostro quotidiano. Il corto racconta di una persona comune che, a un certo punto, travolta dalle fake news e dalle suggestioni, comincia a elaborare strane teorie sui lampioni di Roma e su fantomatici messaggi cifrati che nasconderebbero. Poi i social network ci mettono un attimo a trasformarlo in un improbabile capo-popolo…».
Cose che non sono più «dell’altro mondo» ormai…
«Eh no, tra Big Pharma, terrapiattisti e le teorie sui vaccini siamo circondati da complotti e teoria. Credo che Valerio abbia scritto il soggetto prima del lockdown e c’ha davvero azzeccato! È un film perfetto per questi tempi».
È stato bello lavorare con una troupe così giovane?
«Non bello, bellissimo! All’entusiasmo si è sommata dal primo giorno una grande professionalità, tanto più in un contesto come quello pandemico che avrebbe complicato la vita anche ai professionisti più esperti. Parliamo di ragazzi under 30, tutti provenienti dalla scuola di cinematografia di Roma e passati da set molto importanti. A me faceva piacere esserci anche solo per questo, ma poi ho constatato una professionalità e dei talenti davvero superiori ad ogni aspettativa. Il corto ha vinto premi importanti, non escluderei che questo possa portare anche a qualche sviluppo futuro di questo progetto».