Faenza, Liberty e Déco riallestiti al Mic con molte opere inedite
Sandro Bassi
Il Mic di Faenza inaugura sabato 7 dicembre la nuova sezione dedicata al Liberty e al Déco. Si tratta di un radicale riallestimento, a cura della direttrice Claudia Casali, della prima grande sala dedicata al Novecento, quella con cui inizia il blocco dell’ex ebanisteria Casalini.
Il percorso inizia, come prima, con un classico «manifesto» del liberty, cioè il pannello realizzato nel 1902 da Piero Murani nell’officina trevisana Gregory con il Girotondo di donne, ignude e danzanti, con la linea serpentinata (altro classico dell’Art Nouveau) rappresentata da una lunga sciarpa bianca, il tutto secondo un modello dello scultore Leonardo Bistolfi. Il resto si dipana secondo un ordine cronologico ma soprattutto tipologico, attraverso 160 pezzi divisi in 14 aree tematiche; sono state «ripescate» dai depositi opere meravigliose, sei delle quali restaurate per l’occasione e comunque mancanti dal percorso museale da oltre 80 anni.
Si va dalla riscoperta delle linee sinuose della natura e della figura femminile tipiche del Liberty (versione italiana dell’Art Nouveau) fino agli esotismi più déco precisando che uno spartiacque netto fra i due movimenti non può esistere, anche se convenzionalmente vien chiamato in causa il 1925; è ovvio però che l’uno sfuma gradatamente nell’altro, prolungandosi poi fino al baratro della Guerra 1940-45.
Lo scopo è dare una panoramica completa e possibilmente «europea» delle arti decorative della prima metà del Novecento, al fine di inquadrare correttamente, poi, i grandi maestri del dopoguerra (Picasso in primis, anche solo per gli otto pezzi unici esposti dall’istituto da sempre).
«Siamo partiti dalla nostra storia, perché già nel 1926 c’era un allestimento dedicato al Moderno e concepito da Gaetano Ballardini in chiave davvero moderna - spiega Claudia Casali -, sfruttando le relazioni internazionali impostate dallo stesso Ballardini e che hanno sempre caratterizzato questo museo».
Spiccano quindi i grandi nomi presenti fin dalla nascita del Mic in occasione dell’Esposizione Torricelliana del 1908: Domenico Baccarini, Galileo Chini, Achille Calzi, ma sono dirompenti soprattutto le bacheche dedicate alla manifatture estere: dall’ungherese Zsolnay di Pécs fino a quella russa di San Pietroburgo passando per quelle francesi (Sèvres) danesi, olandesi e tedesche. Non mancano ovviamente quelle italiane, dalla torinese Lenci con le sue terraglie industriali alla Richard Ginori di Gio Ponti e Giovanni Gariboldi, fino alla SCI di Laveno diretta dal «nostro» Biancini, allora giovanissimo, assieme al triestino Guido Andlovitz.
Ma compaiono anche filoni popolari o popolareschi, con un inedito piatto abruzzese donato da Gian Carlo Bojani, gli inquietanti formicolii del recanatese Rodolfo Ceccaroni e le fascinose scoperte delle radici isolane da parte dei ceramisti sardi anni Trenta.
Per completare il panorama locale, prevedibilmente molto atteso, ben figurano anche Giovanni Guerrini con coppe da gelato e vetri fine anni Venti, il più raro Leo Guerrini operoso nella Fornace Bubani e poi ovviamente Nonni, Gatti, Drei, Rambelli, Bucci, Melandri.
Chiude il percorso una commovente scultura del savonese Giovan Battista De Salvo (Gibba) con la Fidanzata dell’aviatore del 1933, un’opera chiaramente «martiniana» per ispirazione (Arturo Marini era allora attivo nelle fornaci di Albissola dopo aver lavorato a Vado Ligure) e rimasta vittima del bombardamento del maggio 1944, con danni cui un recente restauro ha parzialmente posto rimedio, lasciando tuttavia ben percepibile la sua dolente e straziata bellezza.
Inaugurazione sabato 7 alle 11 con una lectio magistralis di Valerio Terraroli in sala conferenze. Dalle 12 ingresso libero per tutto il giorno.