Faenza, le «bici di guerra» a Palazzo Laderchi
Sandro Bassi
Nell’ambito delle iniziative per commemorare la Liberazione di Faenza (17 dicembre 1944) si segnala «La Guerra in bici», piccola ma significativa mostra al museo del Risorgimento di Palazzo Laderchi (Corso Garibaldi 2).
Inaugurata lunedì 11, ma con un’anteprima già l’8 dicembre, l’esposizione raccoglie undici bici d’epoca rarissime, utilizzate da vari eserciti nella Prima e Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un prestito da parte di un collezionista faentino, Vincenzo Collina, fornaio e appassionato raccoglitore di velocipedi da lavoro e militari. Nella fattispecie sono le bici utilizzate dall’esercito americano, canadese, inglese, svizzero (con lettiga portaferiti), francese e tedesco; per l’esercito italiano sono presenti quelle dei Bersaglieri e dei Carabinieri (snodabili e con accorgimenti per facilitarne il trasporto a spalla); sono tutte dotate di porta-fucile e quella tedesca ha pure un’inquietante cassetta porta-bombe.
Non è finita: il pezzo più raro e impressionante è una bici prodotta nei primi anni ’20 dalla «Carnielli» per le «Squadre della Morte» fasciste; l’esemplare è completo di portapacchi con serbatoio per l’olio di ricino, frustino in legno d’acacia alloggiato sotto la sella e fez nero, il tutto ovviamente con fasci, crani pirateschi con ossa incrociate e altri simboli squadristi. Si tratta, certo, di pezzi storicizzati che acquisiscono un valore documentario e testimoniale. «Credo sia ciò che un museo storico come il nostro abbia il dovere di fare - spiega il responsabile Aldo Ghetti -. Dirò di più: tutti i musei sono luoghi di pace e forse quelli dedicati alla guerra lo sono ancor di più, facendoci conoscere cimeli e quindi episodi, fatti e accadimenti che speriamo non si ripetano».
A corredo dei pezzi - rarissimi da un punto di vista antiquariale ma apprezzabili tipologicamente da chiunque - c’è un apparato didattico realizzato dal Comune relativo all’origine ottocentesca della bici, la sua affermazione non priva di ostacoli (divieti, all’inizio generali e poi rimasti ad esempio per preti, proteste e infine scampagnate collettive), usi particolari durante la Resistenza con le Staffette Partigiane e infine tre miti della bici: Oriani, Ronconi e Bartali, quest’ultimo «Giusto fra le Nazioni» per il salvataggio di ebrei che compì anche grazie ad una bici speciale ove potè nascondere documenti falsi.
Aperto nei festivi ore 10-12 e 15-19, ma anche fuori orario al 320/4325250.