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Riccardo Isola - Totale contrarietà alla ripresa dell’idea di mettere in campo, seppur alle porte della città, di un nuovo mega centro commerciale arriva dalle associazioni di categoria. Sia Confcommercio-Ascom che Confesercenti si dicono «assolutamente in opposizione a una scelta del genere. Soprattutto alla luce di oltre un anno e mezzo di sofferenza del comparto in ogni sua forma». Per Chiara Venturi della Confesercenti «i tempi son cambiati, certo, ma non la nostra posizione sul tema. La situazione è diversa rispetto a dieci anni fa ma il territorio, non solo faentino ma come minimo provinciale e intra provinciale, non è pronto e non ha bisogno di altre mega cittadelle dello shopping. Troppi i cambiamenti e i terremoti che ci hanno attraversato per poter pensare che questa idea, al di là dei legittimi interessi economici di una proprietà che si trova un capitale inespresso, possa essere una risposta corretta per il territorio. Si punti invece ad aiutare, promuovere e valorizzare chi - aggiunge - in questo periodo ha dimostrato, tra mille difficoltà, di essere un punto di riferimento per i cittadini, e non solo dal punto di vista economico e commerciale, i negozi del centro storico. Inoltre - prosegue Venturi - quell’investimento potrebbe trovare ben altre strade per poter essere recuperato che non necessariamente vadano in collisione con un fragile sistema esistente nel territorio. Magari - ribatte - di altra natura».
Non da meno è l’intervento e la posizione del collega dell’Ascom. Per Paolo Caroli «prendiamo atto che ci sono voci che vorrebbero resuscitare, oggi, un progetto che ha visto come le contingenze di allora lo hanno visto fallire. Noi non possiamo che dirci contrari. Le difficoltà pre pandemia - prosegue il presidente di Confcommercio - erano palesi e lampanti e oggi queste sono aumentate esponenzialmente. Riportare in auge una cosa che da anni è ferma al palo non può avere il nostro appoggio. Magari l’area poteva essere interessata da un ripensamento radicale. Più che di commercio, magari per incentivare proprio l’intenzione a investire sul territorio anche da soggetti che oggi non sono presenti, siano nazionali che internazionali, si sarebbe potuto pensare e si potrebbe pensare a destinazioni di tipo logistico e artigianale. Di un altro grande centro commerciale artificiale - conclude Caroli - e vediamo comunque come già realtà simili esistenti non se la passino certo bene, non ne sentiamo la mancanza e nemmeno l’esigenza».
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