Faenza, la storia editoriale della «Fratelli Lega»

Romagna | 29 Marzo 2020 Cronaca
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Massimo Isola* - La storia di «Fratelli Lega Editori» è affascinante. Idee, passioni, riflessioni: l’editore faentino ha accompagnato la nostra città, la Romagna e non solo, dentro un dibattito pubblico complesso e vivace, durante tutto il Novecento. 
Una storia locale, continuamente intrecciata alle questioni dell’Italia e del mondo. Una storia cresciuta in suggestivi ambienti di corso Mazzini, nel cuore di Faenza, che ancora oggi raccontano un secolo di parole scritte. 
Nel 2019 è uscito un volume importante che racconta cosa è successo tra i muri di quello stabilimento per oltre un secolo. «Storia dello Stabilimento tipografico Lega. Cultura e vita sociale a Faenza nel Novecento», edito da Pendragon: questo è il tiolo scelto da Gianfranco Tortorelli per storicizzare un’esperienza produttiva forte della nostra città e inserirla all’interno del processo storico. Tortorelli insegna Storia dell’Editoria alla Facoltà di Lettere a Bologna e negli anni ha pubblicato decine di volumi e saggi sulla storia dell’editoria con particolare attenzione all’incontro tra micro e macro storie. La sua curiosità e la sua profonda conoscenza delle questioni editoriali da qualche tempo lo hanno portato ad indagare sulla editoria in Emilia-Romagna, con approfondimenti legati a casi specifici. 
Il docente dell’ateneo bolognese ha lavorato sulle fonti con precisione e autorevolezza, nel tempo, e ora ci propone questo testo. La storia dei Fratelli Lega è un pezzo della storia di Faenza. L’editore e tipografo ha costruito un «catalogo» passo dopo passo che parla di noi, di chi siamo, di chi siamo stati, delle passioni delle nostre terre, del coraggio delle nostre idee. Faenza e la Romagna sono al centro del catalogo di Lega, lo sono non per scelte occasionali o casuali ma perché l’editore ha deciso, nei decenni, di costruire un percorso, un sentiero analitico programmato per portare gli studiosi, i creativi, gli intellettuali a scrivere e tramandare le loro idee sul mondo. Dall’economia alle arti visive, dalle attività istituzionali a quelle religiose, dal mondo della scuola a quello delle ceramiche, dai giornali alle riviste, dai libri alle collane: dallo stabilimento tipografico Lega sono uscite parole forti, che hanno attraversato ogni aspetto della nostra comunità. Le questioni materiali e le questioni legati all’immaginario. 
Affrontando il catalogo possiamo capire il significato degli usi e dei costumi delle nostre comunità, ma soprattutto possiamo capire come la Romagna abbia interpretato i cambiamenti del mondo, come abbia interagito con trasformazioni produttive, con l’avvento di paradigmi culturali diversi, con l’alternarsi di -ismi nel mondo delle arti. Dentro le trasformazioni. 
Dal 1910 i Fratelli Lega pubblicano volumi che permettono a noi di avere una tradizione scritta seria, plurale e profonda, che si è sviluppata nel corso del secolo a diretto contatto con l’accadere del tempo storico. Anno dopo anno. Scorrere autori e titoli significa leggere la grande storia filtrata dai pensieri maturati in loco. Scorrere titoli significa anche sapere che esiste una storia locale non folcloristica che è stata prodotta per portare il metodo storico anche all’analisi di gesti ed eventi accaduti qui ma raccontati senza spirito localistico. Centinaia di titoli. Centinaia di suggestioni. Lega ha raccontato Faenza e la Romagna, ha indagato con minuziosità nella Faenza delle ceramiche, nella città dove il dibattito legato al mondo cattolico è stato di una vitalità decisiva; Lega ha pubblicato i testi di studiosi laici, cattolici, socialisti, conservatori; Lega ha dato spazio al dibattito pubblico, quello largo, necessario, ricco di humus. Il prof. Tortorelli ha scomposto il catalogo Lega, lo ha interpretato e contestualizzato, poi lo ha ricomposto. Questo lavoro in due direzioni ci permette di avere un quadro di insieme profondo e di affermare, senza retorica, che i Fratelli Lega sono stati una delle più vivaci realtà editoriali della Romagna, coerenti, preparati e mai banali nelle loro scelte.
Questa storia ha radici antiche. Se Francesco Lega entra in gioco solo nel 1910, acquistando lo stabilimento, la storia editoriale della nostra città parte da molto più lontano. Tortorelli ci racconta le principali tappe di questo percorso, subito timido e via via sempre più curioso e strutturato. Si parte dal Seicento, con le prime apparizioni di progetti editoriali embrionali, poi si attraversa il Settecento con la presenza dell’officina Archi che diventa il simbolo della nostra storia editoriale settecentesca. 
Da una piccola stamperia nel 1707 gli Archi costruiranno una vera e propria tipografia che pubblica testi di ogni argomento, lasciando segni profondi. Una storia importante quella degli Archi, che si chiude nel 1804, quando Faenza cambia scenario, quando Faenza diventa la città della creatività neoclassica. Sono gli anni nei quali cresce la Faenza urbana, gli anni di Giuseppe Pistocchi e Felice Giani, gli anni che oltre un secolo dopo Lega racconterà da ogni possibile punto di vista. 
Dopo gli Archi sarà Michele Conti il volto dell’editoria faentina. La sua famiglia rileva la azienda dagli Archi e la conduce durante il secolo romantico, il secolo del Risorgimento, delle lotte, delle speranze e delle grandi delusioni. Ma anche il secolo dell’unità d’Italia, evento che trasformerà il senso e il volume della editoria locale. I Conti costruiranno un primo fragile ma coerente catalogo che si fermerà sul finire deli anni Sessanta. La morte di Pietro Conti nel 1867 porterà alla guida dello stabilimento Giuseppe Montanari, per pochi confusi anni. Dal 1910, come abbiamo detto, dopo qualche turbolenza, ci penserà Francesco Lega a dare una svolta a questo storia. Dopo un’esperienza nel settore agricolo e tessile, la famiglia Lega di Brisighella decide di trasferirsi a Faenza e di occuparsi di parole scritte Così vende terreni e acquista stampanti. Nel 1910 prende la guida dell’azienda e la porterà ad essere quello strumento di animazione del dibattito pubblico e di costruzione del nostro immaginario collettivo del quale abbiamo parlato. Una bella storia, a tratti commovente, di una città di provincia, vivace, mai provinciale e sempre curiosa, che ha dato il suo concreto contributo allo sviluppo della cultura editoriale della nostra regione. Un contributo originale poiché profondamente aderente alla sensibilità di questa città d’arte, aperta e attenta a quello che andava succedendo dentro e fuori dalle proprie mura.
* Vice sindaco Comune Faenza
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