Faenza, la scuola verso una riapertura in presenza, con un limite all’on-line

Romagna | 23 Maggio 2020 Cronaca
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Fabrizia Montanari - Diciamolo chiaramente: se non fosse per presidi, insegnanti, studenti e famiglie, che hanno fatto sentire forte la loro voce con richieste, petizioni, raccolte firme, il Governo non avrebbe certo fatto parlare di sé per l’efficienza con cui finora ha gestito la questione scuola. Un esempio per tutti l’esame di maturità ormai prossimo (17 giugno), le cui modalità di svolgimento sono state rese note soltanto pochi giorni fa e non senza incertezze. Alcuni protagonisti delle scuole faentine sembrano invece avere le idee più chiare, almeno su ciò che vorrebbero (o non vorrebbero), da settembre.
«Non ho dubbi sul fatto che ognuno di noi dovrà utilizzare dispositivi di protezione individuale -afferma Daniele Gringeri dirigente dell’istituto Persolino-Strocchi. Con 38 classi complessive e una media di 22-24 studenti per classe, non escludo che possiamo in parte continuare anche con la didattica on-line; il nostro istituto era già predisposto col software Google Suite e ogni studente già dotato di un proprio account; inoltre, durante il lockdown la Protezione Civile ha consegnato una settantina di dispositivi già in possesso della scuola agli studenti che necessitavano di tablet o pc e, grazie a un finanziamento ministeriale, dalla Regione sono arrivate anche delle sim card».   
Non è dello stesso parere Raffaella Valgimigli, dirigente del comprensivo Europa, due scuole primarie, Gulli e Don Milani, una media e tre scuole dell’infanzia, Panda, Gulli e Arcobaleno: «Abbiamo alunni di diverse fasce d’età e per i più piccoli, 232 solo alla materna Panda, protrarre oltre la didattica a distanza diventerebbe un problema; riguardo agli spazi, in alcune sedi come Don Milani e Panda si possono sfruttare gli esterni, così come all’Arcobaleno di Borgo Tuliero, ma la media Europa non ha aree all’aperto, tantomeno il plesso Gulli, in centro storico. Stiamo riflettendo sul da farsi, ma auspico linee guida dal Ministero al più presto». «Io spero davvero che possiamo tornare in classe» si augura Silvia Stampa, maestra della scuola primaria di Marzeno, 51 bambini, 6 insegnanti fisse e 2 di sostegno, 4 sezioni e 1 pluriclasse, scuola che fino a due anni orsono sembrava destinata a vedere nuova luce nell’edificio la cui costruzione, iniziata nel 2016, si è poi bruscamente interrotta per il fallimento della ditta appaltatrice. «Con qualche accorgimento, tipo togliere una cattedra o utilizzare un’auletta jolly, possiamo distanziare i banchi e, non essendo molto numerosi, (la classe 1° di Stampa è di 15 bambini) dovremmo riuscire a fare lezione all’interno, pur potendo sfruttare anche gli spazi esterni. Del plesso scolastico di Brisighella-Fognano siamo l’unica scuola a modulo, cioè con solo due rientri settimanali e per questo spero potremmo tornare ad utilizzare anche la mensa».  
«Dal Ministero sentiamo parlare di flessibilità- dice Francesca Monti, docente di lettere al liceo Torricelli - ma dividere le classi e/o alternare presenza a remoto non va nella direzione di una scuola-comunità che vuole educare alla condivisione e all’uguaglianza, già messa a dura prova dalla  Dad (didattica a distanza) che, utile in determinate situazioni, a lungo termine non dà a tutti gli studenti la stessa possibilità di apprendimento e rischia di aggravare problemi di ordine psicologico e relazionale. Chiediamo al Governo, intanto un maggior numero di classi, perché al triennio non si verifichino, come sempre accade, accorpamenti di 30-32 alunni, il che renderebbe difficile qualsiasi distanziamento e soluzioni diversificate che tengano conto delle diverse realtà territoriali ed epidemiologiche». La Dad non può essere la soluzione neanche per  Luca Montevecchi, genitore, rappresentante del consiglio d’Istituto: «Non tutti gli insegnanti si sono avvalsi della teledidattica, c’è chi non ha voluto neppure cimentarsi e quando in consiglio abbiamo chiesto una sorta di rendiconto di questi mesi di lezione on-line, difficoltà e reticenze sono emerse con chiarezza, il che è anche comprensibile. Il Torricelli Ballardini inizierà l’anno con 79 classi complessive, di cui 17 prime, (per un totale di circa 1750-1800 alunni, dati a/s 2019/20 ndr) e da parte nostra chiediamo sostanzialmente che siano classi il più possibile bilanciate, tra ragazzi e ragazze, tra alunni bravi e meno bravi perché solo così, al di là di ogni situazione eccezionale come la presente, si può garantire l’equilibrio e lavorare bene insieme. Per il resto, staremo a vedere».

I RAGAZZI: «MEGLIO STARE CON I COMPAGNI»
«A me a settembre piacerebbe ritornare in classe - dice Filippo Franchi, faentino, 4° anno all’istituto agrario: a Persolino c’è spazio all’aperto e immagino che potremmo stare fuori, almeno finché il tempo lo permette. Nella mia classe siamo 25, potremmo anche alternarci, metà a scuola, metà a casa in videolezione e viceversa. Io mi sono trovato bene con la didattica a distanza, la scuola si è organizzata fin da subito e il carico di lavoro a video è stato distribuito in non più di 20 ore settimanali».  «Noi abbiamo materie molto pratiche, elettronica, tecnologia e programmazione grafica, sistemi - meglio sospendere le videolezioni, anche perché abbiamo fatto fino a 6 ore on line e per me che porto gli occhiali è faticoso-sostiene invece Michele Morini, 4° anno all’Itip Bucci - le nostre aule sono grandi, noi siamo 24, ci si può distanziare e poi ho voglia di fare lezione normalmente, con tutti i compagni». Sulla stessa linea Pietro Montevecchi, 3° liceo scientifico: «Trovo stressanti le videolezioni, sarebbe bello tornare a scuola tutti insieme e nella stessa classe, alternando magari le lezioni con attività di gruppo; dobbiamo reinventare nuove modalità didattiche che non vadano a scapito delle relazioni interpersonali che per noi ragazzi restano fondamentali».
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