Faenza, la regista e animatrice manfreda Simona Cornacchia presenta «Arf» all’arena Borghesi

Romagna | 29 Giugno 2024 Cultura
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Federico Savini
«C’è un grande equilibrio dietro alle scelte stilistiche di questo film, che apparentemente fluisce in modo semplice ma serve un pensiero forte, a sottenderlo, per fare in modo che dopo la visione chi lo ha visto, grandi e piccoli, porti con sé delle domande, qualcosa che faccia pensare». Simona Cornacchia è un’animatrice, un’illustratrice e una regista di Faenza, che sabato 28 giugno interverrà all’Arena Borghesi per presentare al pubblico il lungometraggio animato Arf, da lei diretto insieme ad Anna Russo e prodotto da Genoma Films, in associazione con la società ravennate Panebarco e poi Margutta Studios, Showlab e Digitoonz.
Arf è una sorta di Mowgli del XX secolo, salvato e allevato da una cagnolina, che quindi impara ad abbaiare prima che a parlare ma, sventuratamente, si ritrova nel bel mezzo degli orrori nazisti, trovando persino il coraggio per sfidare nientedimeno che il Dittatore in persona».
«È un lungometraggio a tutti gli effetti, di 75 minuti - racconta Simona Cornacchia - e a Faenza lo proietteremo insieme a Caramelle, il corto della Panebarco ambientato a Ravenna che ha vinto molti premi ed è stato presentato in festival di tutto il mondo. Mi fa piacere accostarli anche per via del mio rapporto con la Panebarco, e poi perché sono film che possono avere cose in comune ma anche importanti differenze. Caramelle, infatti, è animato in 3d, ha uno stile gotico ed è ambientato a Ravenna, un luogo tutto sommato rassicurante, mentre Arf racconta degli anni terribili del nazismo ma con un mood più colorato e un’animazione a due dimensioni».
Di fatto Arf è la tua prima regia ma sei animatrice da tempo. Cosa cambia?
«Quello della regia è un lavoro che ti mette a contatto con aspetti decisamente pratici, dal reperimento dei fondi attraverso bandi e produttori fino al coordinamento pratico della squadra di lavoro. C’è però a dire che la mia più grande passione, sul lavoro, è realizzare storyboard, che sono già una specie di regia nell’animazione, affrontano già molto aspetti artistici. Mi sono formata al centro sperimentale di cinematografia di Roma e il mio primo lavoro da animatrice è stato per La gabbianella e il gatto di Enzo D’Alò. Sicuramente avere già molta esperienza nel campo è stato d’aiuto per affrontare la regia in prima persona».
Come avete diviso i compiti con Anna Russo?
«Anna è l’autrice del libro da cui Arf è tratto e abbiamo lavorato a un adattamento significativo che tenesse conto di tutto, dai tempi alle possibilità realizzative del film. Va considerato che un film d’animazione è molto più costoso di un film normale e il lavoro si sviluppa gradualmente».
Immagino che la difficoltà principale del lavoro sia stata quella di mantenere un tratto e un’atmosfera molto delicata e candida di fronte a un tema tremendo come l’olocausto. Come ci hai lavorato?
«È proprio così, e non è un caso che film per bambini che parlano di dittature siano molto rari. In questo ha aiutato molto la scrittura di Anna Russo, che ha impostato Arf come una favola. In questo modo si introduce ai bambini un tema drammaticamente reale, una cosa che prima o poi va fatta. Sul disegno ho fatto scelte istintive e precise: ho subito escluso il 3d, perché avrebbe reso le immagini troppo forti e nel target pre-scolastico occorre una grande semplicità, quindi sintesi e linee pulite. A guidarmi nelle scelte stilistiche è stata la ricerca dei contrasti, ad esempio attraverso linee che si induriscono dei lager ma anche personaggi terribili che però hanno sempre caratteristiche buffe. E poi c’è la parte emotiva, per la quale ho fatto un uso mirato del colore».
Il film è uscito in occasione del Giorno della Memoria. Che circolazione ha avuto e avrà?
«Era in incubazione dal 2018 e poi l’uscita è stata sfortunata perché quasi concomitante con la guerra a Gaza, che ha reso in qualche misura ‘controverso’ un tema che invece è storicizzato e assolutamente universale. In un momento della lavorazione avevo anche pensato di eliminare i riferimenti precisi al nazismo per rendere la storia universale, contro tutte le dittature, che poi è comunque il messaggio di Arf, a prescindere da tutto. I fatti internazionali poi hanno fatto optare molti festival cinematografici verso altre tematiche ma Arf ha avuto comunque una sua circolazione e continua ad averla. L’obiettivo è continuare a portarlo in giro, continuare a proporlo in occasione del Giorno della Memoria e più di tutto vorremmo diffonderlo nel mondo delle scuole, per le quali mi sembra particolarmente adatto».
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