Riccardo Isola - C’è ottimismo «e non può essere così visto che non possiamo certo rimanere fermi e piangerci addosso per colpa della pandemia», nelle parole della direttrice della società di promocommercializzazione Imola-Faenza tourism, Marcella Pradella su cosa ci si dovrà e potrà aspettare dal punto di vista turistico nel territorio.
Direttrice, dopo un 2021 così così per quest’anno quali sono le aspettative?
«A dir la verità il 2021, fino a ottobre, era andato anche molto bene. Abbiamo registrato, soprattutto in estate e in autunno, trend di crescita di arrivi superiori anche al 2019. Il problema è stato l’ultima fase dell’anno con la recrudescenza della pandemia che ha bloccato di nuovo tutto».
A cosa è dovuta allora questa performatività?
«Sicuramente a un gioco di squadra tra territori. Ma anche e soprattutto a un’offerta che ha saputo e saprà adeguarsi e intercettare i nuovi desiderata delle persone. In primis citerei la cosiddetta Motor valley, e Imola e Faenza giocheranno un ruolo chiave in questo ambito. Oltre alla presenza dell’Autodromo, che nei prossimi anni continuerà a ospitare il Gp di Formula 1 e da quest’anno arriveranno anche i grandi eventi come i concerti, non dimentichiamo che abbiamo anche due scuderie motoristiche, a due e quattro ruote, blasonate come il Team Gresini racing e l’Alpha Tauri a Faenza. Non dobbiamo poi sottovalutare l’outdoor, sia in ambito sportivo che di trekking, con il parco della Vena del Gesso a fare la voce del padrone. infine arriviamo alla ceramica e alle bellezze architettoniche, storiche e culturali presenti e diffuse non solo nelle due grandi città ma anche nei paesi e nelle località di pianura e d’Appennino».
Che apporto può dare il Parco della vena del gesso romagnola e la sua ufficiale candidatura Unesco?
«Direi straordinario. Stiamo, infatti, lavorando in stretto contatto con le amministrazioni locali e l’ente parco stesso per trovare le soluzioni, i progetti e i contenuti più forti da veicolare. Proposte soprattutto rivolte verso l’estero, grande miniera di turisti interessati sempre di più a questo turismo esperienziale, ma che non può lasciare indietro quello di prossimità che proprio in questi due anni abbiamo visto essere un interlocutore molto attento a proposte di qualità. E poi abbiamo da trasmettere al mondo il grande valore enogastronomico che possediamo essendo terra di confine e contaminazione tra Romagna ed Emilia».
E i grandi eventi che ruolo avranno?
«Come sempre quello di essere catalizzatori e amplificatori di opportunità. Grazie ai grandi eventi, infatti, dovremo essere capaci di veicolare anche i contenuti naturalistici, paesaggistici, culturali, enogastronomici e sportivi affinché diventino tasselli di curiosità per il visitatore anche in altri periodi dell’anno. Le potenzialità e le possibilità ci sono tutte. Ci stiamo lavorando. Imola e Faenza hanno tutte le carte in regola per continuare a essere protagoniste del turismo emiliano romagnolo».
Quindi è ottimista?
«Ripeto dobbiamo esserlo anche perchè i feedback ci sono tutti e non solo dai flussi in entrata e in pernottamento che registriamo e che abbiamo avuto in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando ormai da due anni, ma proprio perchè i contenuti che mettiamo a disposizione sono non solo di qualità ma sono anche strutturati in modo tale da spalmare l’attrattività territoriale a trecentosessanta gradi e in tutti e dodici mesi dell’anno».