Faenza, la cucina dello chef Alessandro Giraldi del Fenicottero Rosa alla ricerca della stella
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Riccardo Isola - Una cucina divertente, ricercata ma autentica, cordiale e al contempo provocante. Queste sono le caratteristiche che si provano sedendosi alla lussuosa e lussuriosa, tavola del «Fenicottero Rosa Gourmet». Il ristorante creato all’interno del relais di Villa Abbondanzi in cui domina l’estro e la fantasia dell’executive chef Alessandro Giraldi, brisighellese d’origine e figlio della scuola alberghiera di Riolo Terme. Profeta in patria, si potrebbe dire, finalmente. C’è una propositiva spinta di mare, a tratti provocatoria, in cui gli elementi tradizionali e quelli più estrosi si fondono in perfetta sintonia. C’è freschezza, c’è equilibrio, c’è colore e anima, c’è tradizione e modernità, una provocazione a ogni forchettata che lascia ammaliati per la sapiente calibratura di sensazioni regalate al palato. Un gioco strutturato in diverse portate alla carta che si declinano soprattutto in menù degustazioni (tre tipologie offerte: Sentiero, Impressione e Confidenza) attraverso un viaggio appagante e inebriante con richiamo e contaminazioni azzeccate e particolari. «Quella che offriamo al Fenicottero Rosa – afferma lo chef Alessandro Giraldi - è una proposta che nasce involontariamente e con il confronto con la brigata. Sono idee che si creano da sole, magari dopo una passeggiata che faccio all’interno di boschi, sentieri e zone incontaminate che frequento nel, poco, tempo libero qui attorno a casa. Sono piatti dei ricordi e delle sensazione che ho vissuto e che vivo quotidianamente». Atti creativi da gustare che quindi «pesacano nella mia memoria. Sono riproposizioni - aggiunge lo chef - di emozioni che si provano a livello intimo e personale che vogliamo provare a condividere con i nostri ospiti. Trasformare le emozioni in piatti - prosegue - è forse quello che contraddistingue il nostro modus operandi. Fare un piatto buono, credo, non sia difficile. Se si parte da materie prime di eccellenza basta saperle unire e assemblare e il gioco è fatto. Quello che vogliamo qui portare all’attenzione è invece una narrazione più emotiva, dai profumi alle consistenze, tutto pesca dalla “nostalgia” di quello che ho vissuto e provato ma messa, in piatto, in modo credo divertente». Il tutto utilizzando «materie prime semplici, di facile reperibilità ma che al contempo sanno regalare una spiccata personalità organolettica e gustativa. Grazie anche - aggiunge Giraldi - ad accostamenti che magari non sono usuali, ma siamo qui proprio per questo, per provare a stupire, con elegante semplicità, i palati». Un gioco che, per quanto assaggiato, è riuscito. Un gioco tra sapidità, amaro, dolcezza, astringenza e acidità che veramente soprende per la non banale capacità di amalgamarsi in modo efficace e sapiente. Un cucina fusion, che fusion non è. Mediterranea con l’occhio rivolto ad Oriente ma che sul territorio, sul Mare nostrum e sull’utilizzo mirato dell’aromaticità delle erbe si gioca un jolly veramente interessante e inedito. Da provare.
Il costo, non certo cheap, ma è comunque calibrato all’offerta e allo stile offerto da location, servizio e dalla proposta complessiva. Assolutamente da richiedere al maître di sala una visita in cantina, creata all’interno della vecchia ghiaccia, uno scrigno enoico da pelle d’oca. La stella Michelin, traguardo non nascosto dallo stesso ristorante, è un obiettivo difficile, duro e faticoso, ma non impossibile da raggiungere. Proposte su www.villa-abbondanzi.com/ristorante-fenicottero-rosa-gourmet.php.