Faenza, i luoghi della «Resistenza» da Ca’ Malanca a Ca’ Cornio fino a Gamogna

Romagna | 24 Aprile 2020 Cronaca
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Sandro Bassi - Il 25 aprile non sarebbe tale se non ricordassimo anche tutte le tappe che hanno portato alla Liberazione. Tappe che furono scandite dall’avanzata degli Alleati sulla via Emilia e dalla Resistenza in montagna, perlomeno nel faentino. Nell’impossibilità di citare tutti i luoghi della memoria ci limiteremo ai più importanti, o meglio: a quelli che nel tempo sono stati «monumentalizzati» con interventi di restauro, di conservazione o di commemorazione, spesso anche con pregi legati all’ambiente circostante; per le invitabili omissioni chiediamo venia. 
Nella valle del Lamone si può iniziare da Ca’ Malanca, dal 1990 adibita, per legge regionale, a Museo della Resistenza che commemora la Battaglia di Purocielo del 10, 11 e 12 ottobre 1944. Il luogo in realtà era stato recuperato fin dagli anni ’70 da un gruppo di partigiani della 36esima Brigata Garibaldi: consta di una bella casa in sasso a 720 metri di quota sulla cresta fra San Cassiano e Croce Daniele sopra il mare di boschi e rimboschimenti che hanno preso il posto degli antichi coltivi. Oltre ad organizzare i ben noti e seguitissimi appuntamenti, i membri dell’Anpi che gestiscono Ca’ Malanca hanno segnato, in collaborazione con il Cai, diversi percorsi nei dintorni, percorsi che al fascino naturale aggiungono valori storici e memoriali ricalcando in gran parte quelli degli scontri militari di 76 anni fa. 
Spostandoci in territorio modiglianese troviamo Ca’ Cornio, ultimo rifugio di Silvio Corbari che qui venne sorpreso, assieme ad altri tre partigiani, il 18 agosto 1944 da militi fascisti e tedeschi; Corbari venne ferito e la sua compagna Iris Versari si suicidò, anche Arturo Spazzoli fu colpito mentre l’ultimo, Adrano Casadei, che poteva fuggire, rimase accanto al comandante ferito e si lasciò catturare. 
Anche Ca’ Cornio è stata restaurata e oltre che «museo di se stessa» ricorda, con una lapide dell’Associazione Mazziniana, «tutti i martiri della Resistenza italiana». Il miglior accesso è a piedi, dalla stessa Modigliana (2 ore circa) oppure dalla non lontana chiesa di San Valentino (Tredozio) con 40 minuti su sentiero fra querce e campi. Nel casolano invece vi sono i due siti di Monte Cece e Monte Battaglia. Quest’ultimo vide uno degli scontri più cruenti di tutta l’avanzata in Val Senio, con i partigiani della 36esima Bianconcini che combatterono a fianco dei soldati della 88esima Divisione americana. Vi si trova il restaurato torrione della trecentesca rocca e, ai suoi piedi, un monumento bronzeo a Davide che ha sconfitto Golia. Accesso in auto (e gli ultimi 5 minuti a piedi) dal passo del Corso o di Prugno che separa Casola da Fontanelice.
Non si può non citare infine l’eremo di Gamogna dove il 9 luglio ’44 trovarono la morte Bruno Neri e Vittorio Bellenghi, comandanti partigiani qui in avanscoperta e diretti al Monte Lavane dove dovevano ricevere un aviolancio alleato. Gamogna, si sa, conserva tutto il complesso (chiesa, chiostro, convento, ambienti di servizio) fondato nel 1053 da San Pier Damiani. Gli accessi sono a piedi: dal passo dell’Eremo (45 minuti), dalla Badia del Borgo di Marradi (1 ora e 30) oppure dal Ponte della Valle, sopra Lutirano (1 ora circa).  
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