Riccardo Isola - Sindaco Malpezzi, manca ancora l’ufficialità, ma ormai sembra scontato il procrastinarsi della data per le elezioni comunali. Un allungamento inedito e di “emergenza” se lo aspettava?
«Ovviamente no. Il coronavirus è qualcosa di inedito che sta stravolgendo la vita di tutti. A me allunga il mandato come sindaco ma al di là di qualche disagio organizzativo a livello lavorativo e familiare non sarà un problema. Fare il sindaco è un servizio fra i più impegnativi e stimolanti per chi ha a cuore la propria comunità e non consente di fare tanti calcoli personali. Il mio pensiero va invece a chi ha perso i propri cari e non ha potuto essergli accanto per l’ultimo saluto e a chi vede in pericolo il proprio lavoro, la propria stabilità economica, che rischia di vedere andare in frantumi quanto ha costruito coi propri sacrifici».
I prossimi mesi saranno difficili per la sua amministrazione come per il resto dell’Italia. Si sente pronto ad affrontarli?
«Nessuno, un minimo responsabile, può affermare, ora come ora, di sentirsi pronto. Saranno talmente tante e a tutti i livelli le problematiche da affrontare che, come ho già avuto modo di dire, sarà come dover scalare una montagna enorme, facendo ricorso a tutti i mezzi. Anche a mani nude se servirà. Personalmente assicuro il massimo impegno, fino all’ultimo giorno del mio mandato. Partendo dalla sua tradizione solidaristica, Faenza ha sempre dimostrato, anche nelle difficoltà, di saper sviluppare nuove energie. Perciò sono fiducioso».
Quali saranno i principali capitoli di interesse sui quali punterà l’operatività amministrativa?
«Ad oggi è davvero difficile dirlo. I comuni non sanno ancora dal Governo quali flessibilità e deroghe di bilancio saranno concesse agli enti locali per poter mettere in campo misure straordinarie, sgravi fiscali, abbassamento dei costi dei servizi e quant’altro potrà servire. Per sostenere l’economia, certamente, ma anche e soprattutto per supportare le famiglie e la spesa sociale a favore di chi si trova in difficoltà. Poi non potremo dimenticare di implementare i servizi educativi per i nostri figli, di sostenere la rete associazionistica, insieme a sport e cultura, ad esempio, cioè tutto ciò che rende coesa una comunità».
Da più parti si chiede uno scatto amministrativo per saper governare la tanto attesa fase 2. Su quali e su cosa punterà?
«Senza dimenticare che garantire la salute resta l’obiettivo principale, la ripartenza avrà bisogno di grande coordinamento fra enti, associazioni categoria, sindacati e mondo delle imprese, tenendo conto che tutte le conseguenze provocate dal lockdown e dall’inevitabile proseguimento delle misure di distanziamento sociale, le scopriremo solo strada facendo. La creazione di un Tavolo provinciale per la sicurezza e la ripresa delle attività economiche - all’interno del quale saranno attivi almeno una decina di gruppi di lavoro su tematiche specifiche - mi pare, al momento, lo strumento giusto».
Durante la quarantena ha sempre aggiornato la popolazione con post e interventi sui social non solo in chiave istituzional-sanitaria. Una necessità per sdrammatizzare?
«All’inizio i messaggi quotidiani sono stati una necessità per tenere aggiornati i cittadini, un filtro rispetto alle tante informazioni di pubblica utilità, da quelle sanitarie in via prioritaria ma anche rispetto a quanto deciso nei tavoli istituzionali con Prefettura e Protezione civile. Per farlo era inevitabile affidarsi all’immediatezza e alla diffusione raggiunta dai social network. Giorno dopo giorno ho iniziato a utilizzare i miei post non solo per informare, ma anche per rispondere e interloquire coi cittadini. Ho cercato di spronarli in un momento difficile, senza paternalismi, ma con la massima sincerità, e mettendo in gioco anche le mie emozioni».
Come affronterà la ripresa, per quanto può fare un’amministrazione comunale, in termini di spinta socio-economica e di welfare locale?
«Per quanto potremo mettere in campo, la ripresa dipenderà soprattutto dai livelli superiori, Governo e Regione e ovviamente dal sostegno europeo. Stiamo parlando di un qualcosa che le stime dicono causerà una perdita di Pil attorno all’8% e porterà il debito pubblico attorno 155-160%. Non voglio minimizzare il ruolo dei comuni e a livello locale ci potranno essere sicuramente differenziazioni di approccio, ma in gioco c’è il sistema Paese nel suo insieme. Non va però mai dimenticato che il termine crisi deriva dal greco e significa “cambiamento”. Sono certo che questo maledetto Covid ci costringerà a percorrere vie nuove e a ripensare il nostro modo di vivere. Dovremo perciò concentrarci a guardare avanti, non indietro».