Faenza, il Mic inaugura la nuova sezione sulle ceramiche dell’antichità classica
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Sandro Bassi
A oltre vent’anni dall’ultimo intervento, viene rinnovata al Mic la prestigiosa sezione delle ceramiche classiche, nella manica lunga di destra al pian terreno. Si tratta di un riallestimento pressoché completo, che ha portato in mostra oggetti provenienti dai depositi (15% per la parte pre-romana e 37% per quella romana) e che ora resteranno in permanenza accanto a quelli già presenti, con un apparato esplicativo del tutto rivisto e con una disposizione più razionale, ariosa e accattivante. Manufatti magnifici e presentati al pubblico per la prima volta, spesso dopo un apposito restauro effettuato dal Laboratorio interno dell’istituto.
«Si tratta di un percorso aggiornato – spiega Valentina Mazzotti, conservatrice del Mic nonché coordinatrice di questo progetto -, che offre per la parte greco-etrusca un inquadramento storico e culturale, mentre per quella romana abbiamo puntato sugli aspetti tematici e funzionali, per evidenziare l’impiego della ceramica nei vari aspetti della vita quotidiana. Ceramica e non solo, perché esponiamo anche un mosaico dalla domus romana di via Dogana prestatoci dalla Soprintendenza Archeologica che lo conservava a Palazzo Mazzolani. Desidero per questo ringraziare la soprintendente Federica Gonzato e i funzionari Massimo Sericola ed Elena Cristoferi che hanno operato con la massima disponibilità».
Nell’allestimento sono stati coinvolti due specialisti del settore, Andrea Gaucci per la parte greca ed etrusca e Anna Gamberini per le ceramiche romane, entrambi dell’Università di Bologna.
La rassegna è in ordine cronologico e si apre con alcuni rari pezzi dell’età del Bronzo, fra cui spicca una coppa cretese del XIV secolo a.C. dove la straordinaria antichità contrasta con la decorazione che potrebbe esser modernissima, a spirali arancioni sopra un’ingobbiatura color crema. Come nella maggior parte dei casi, si tratta di un reperto da corredo funerario e deposto accanto al morto per assicurargli la possibilità del simposio, il banchetto con libagioni, anche nell’aldilà. Si passa poi alle ceramiche fenicie e alle greche arcaiche per poi soffermarsi sul Ceramico (il quartiere non a caso così chiamato) di Atene con la sua produzione tra VI e IV secolo a.C. esportata in tutto il Mediterraneo. Infine, si ammira la vasta produzione pugliese, in particolare tarantina, e quella dell’affascinante mondo etrusco.
A latere ci sono approfondimenti specifici come quello su Spina, il grande porto greco-etrusco presso l’attuale Comacchio e i cui spettacolari rinvenimenti (oltre 4mila tombe) si datano a cent’anni fa, con la campagna di scavi iniziata nel 1922 che arruolò anche tombaroli locali, reclutati per l’occasione; naturalmente già in quell’epoca il fondatore e direttore del Mic Gaetano Ballardini riuscì ad ottenere alcuni preziosi reperti. Altro approfondimento riguarda il bucchero, impasto nero (sia in superficie che in frattura perché ottenuto con un particolare procedimento di cottura priva di ossigeno) di straordinaria eleganza e di peculiare produzione etrusca.
Per la parte romana invece, come detto, si è puntato molto sugli aspetti pratico-funzionali connessi con l’alimentazione - ed ecco quindi il vasellame da cucina, dai raffinati piatti in «terra rossa sigillata» fino a una deliziosa grattugia - con il trasporto dei cibi e dei liquidi - è il caso delle grandi anfore da vino, esposte con parti frammentarie ma anche intere e nella sabbia come avveniva nelle navi - e infine con la cura della persona (balsamari) e l’illuminazione degli ambienti (lucerne).
Anche qui, alcuni approfondimenti fra cui spicca l’ultima bacheca con pezzi fittili per l’architettura: tubuli a siringa per le volte, un’antefissa per bloccare le tegole sui tetti dei templi e diversi elementi modulari per le pavimentazioni. È stata anche realizzata un’apposita guida, la prima di una nuova collana.
Inaugurazione sabato 6 maggio alle 17.