Faenza, il libro sul Covid del Gruppo Fotografia Aula 21 del liceo Torricelli-Ballardini

«Volevamo lasciare un ricordo di come abbiamo vissuto il primo e più traumatico lockdown. Lo strumento fotografico si è rivelato un grande mezzo di condivisione, in particolare di un difficile periodo della vita con i nostri nonni, che non avevamo mai sentito così vicini. E devo dire che, nonostante abbia passato chiusa in casa quasi tutto quel tempo, in quelle settimane mi sono sentita ascoltata, forse più che mai». Le parole di Caterina Penazzi, giovante studentessa del liceo Torricelli-Ballardini di Faenza, riassumono il senso ultimo di un’operazione come Quattromura, progetto scolastico nato in seno al Gruppo Fotografia Aula 21 e approdato in questi giorni al libro cartaceo, dopo due presentazioni in streaming (tuttora reperibili sulle pagine Facebook dell’associazione). Il lavoro nato grazie al coinvolgimento di una ventina di ragazzi partecipanti, oltre che della professoressa Gloria Ghetti, che ha scritto la prefazione del libro, invitando i ragazzi a non smettere mai di «lasciare segni, con la fotografia o altri mezzi - ha detto la professoressa -. Si tratta per voi anche di una tappa di maturazione, perché un libro, una volta pubblicato, è di chi lo legge ed esiste sempre il rischio del fraintendimento. Ma l’attenzione con la quale avete documentato i mesi del Covid, le vostre case e le storie degli anziani, racconta l’impegno e la sincerità d’intenti dietro al progetto».
Progetto che era già sfociato in una piccola mostra d’istituto e che poi è diventato un libro, grazie in particolare al lavoro del grafico del gruppo, Robert Daniel Irimia, che ha scelto di mettere in copertina la piantina di un’abitazione, riservando alla prima parte del libro un’alternanza di testi e foto in bianco e nero, mentre la parte successiva è a colori.
Questo anche perché il lavoro si compone di due sezioni distinte. La prima parte, «Ai miei tempi non c’era il Covid», curata in particolare da Caterina Penazzi e Anna Balducci, è nata proprio dal confronto con gli anziani. «Anzitutto, in quarantena era difficile per noi vedere i nonni - ha spiegato Anna Balducci, presentando il volume -. Abbiamo subito pensato a loro perché avevano meno distrazioni di noi e poi si è capito in fretta che chi rischiava maggiormente la vita e la salute erano proprio gli anziani. Il tema della morte, poi, l’ho sempre sentito lontano, ma in pandemia ce lo siamo posti tutti e io mi sono figurata, per la prima volta, come dev’essere la vita degli anziani, che questo tema invece lo affrontano quotidianamente. La parte del libro con le testimonianze degli anziani è composta di foto e scritti, in tre sezioni: una dedicata agli affetti, una all’indipendenza, mentre l’ultima tocca il tema enorme della religione. Ci siamo chiesti se la quarantena avesse fatto vacillare, in qualcuno, la fede in Dio. E a colpirci, in questo caso, è stata la serenità di tutti, dovuta senz’altro ad un rapporto col divino che non deriva da riti esteriori ma da profonde convinzioni».
Naturalmente l’obiettivo del volume è duplice, nel senso che intende lasciare qualcosa a chi lo leggerà ma anche a chi l’ha realizzato. «Il fatto stesso di lavorarci - aggiunge Anna Balducci - ha riempito un anno difficile come il 2020. E’ stato un lavoro da fotoreporter, che ha lo scopo di lasciare tracce di quelle vicende minori, consumate in pandemia, che probabilmente quando si racconterà la Storia con la S maiuscola spariranno. Gli anziani stessi rischieranno di venire ridotti a numeri. Tra l’altro, lavorare a Quattromura mi ha permesso di maturare il rapporto che ho con mia nonna, con la quale ci siamo per la prima volta confrontate da donna a donna. E’ stata innanzitutto una scoperta per me».
La documentazione fotografica delle «camerette» e della «vita da reclusi» dei ragazzi è l’oggetto dell’altra parte del libro, le «QuarantineStories». «Tutto quanto si è sviluppato in modo spontaneo perché è nato da un’esigenza - spiega Sara Martinino, una delle curatrici -. Eravamo tutti spaventati dalla quarantena e dall’eventualità che in futuro non si tornasse alla normalità. Scattare foto e condividerle in gruppo è stata una necessità immediata, quasi insopprimibile. Attraverso queste fotografie siamo entrati nelle case e nelle vite gli uni degli altri. Ho finito per conoscere meglio anche casa mia! Di sicuro la fotografia ci ha tenuti vicini e spero che anche a mesi di distanza questa cosa si colga nei nostri scatti». (f.sav.)

Il libro Quattromura del Gruppo Fotografia Aula 21 (edito dalla Tipografia Faentina) è in vendita, al prezzo di 12 euro, con consegna a domicilio. Per prenotazioni e informazioni, contattare il 346/5208788 o la mail info@gfaula21.com.