Faenza, i primi 100 giorni di Isola sindaco: "La seconda ondata Covid-19 ci ha colpito, nel 2021 un patto per il lavoro"

Romagna | 30 Dicembre 2020 Cronaca
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Massimo Isola, sono trascorsi i primi 100 giorni da sindaco, caratterizzati soprattutto dall’emergenza Covid-19. Che bilancio personale può fare di questo periodo? Il «nuovo inizio» è cominciato? Come?
«Sono stati 100 giorni intensi, senza sosta, soprattutto dove l’imprevisto si è fatto quotidianità, ogni giorno un’emergenza, un Dpcm, un’esigenza socio-sanitaria. Il Covid-19 ha monopolizzato queste giornate, non c’è stato neanche il tempo per tenere insieme la gestione dell’emergenza con la costruzione della prospettiva. La nuova giunta si è insediata a inizio ottobre e attorno al 10 Faenza aveva numeri molto impegnativi che necessitavano di una serie di azioni immediate. Il bilancio personale è molto positivo, la mia esperienza umana mi ha confermato che ho fatto bene ad accettare questa proposta, è un lavoro che faccio con passione, convinzione ed energia. Con la giunta abbiamo fatto tutto il possibile? Direi di sì. Il nuovo inizio è cominciato con il coinvolgimento di una nuova generazione, di nuove persone in giunta, un lavoro di squadra insolito, un coinvolgimento di tutti i nostri protagonisti, c’è un clima molto positivo fra di noi, esiste un vero spirito di squadra».
Faenza appare più colpita di altre realtà romagnole da questa seconda ondata. Pensate a misure specifiche per le Cra? Con l’Ausl Romagna che richieste avanzerete oltre ai risultati già raggiunti?
«Siamo sicuramente in termini percentuali la città più colpita della provincia di Ravenna. Siamo anche la realtà più vicina a Imola, dove i numeri sono elevati. Io credo che l’immagine della seconda ondata è stata quella dei trasporti, ad inizio ottobre, quando è ricominciato tutto. Faenza è una città sulla via Emilia, molto legata per spostamenti a Imola e a Bologna. Penso che le relazioni quotidiane reciproche abbiano inciso molto, non mi stupisce questa curva con le carattersitiche che hanno le due città vicine. La prima ondata l’abbiamo guardata in televisione (abbiamo avuto poco più di 100 positivi), la seconda ci ha colpito dritti (2100 contagi fino ad ora). Oggi le Cra sono i punti più esposti, in quelle faentine siamo quasi al 100% dei contagiati. Con l’Ausl, dopo l’emergenza, sarà necessario aprire un momento riflessione sulle Cra. In generale sul rapporto con l’Ausl Romagna siamo molto soddisfatti, faremo passi ulteriori in avanti nelle prossime settimane anche sul fronte dei primariati e sul fronte dei presidi, fino ad ora condivisi con Lugo al 50%. Nel Recovery Plan ci saranno le risorse per la casa della salute di Faenza, si tratta di diversi milioni di euro».
Dal punto di vista economico state cercando di sostenere le imprese più in difficoltà. Come giudica l’azione di Governo e Regione su questo fronte?  
«Dal punto di vista economico il Comune è riuscito a trovare risorse per bandi a “fondo perduto”, non era mai successo, gli uffici tecnici ci hanno aiutato molto. Siamo riusciti a fare questi interventi grazie anche al lavoro svolto dal sindaco Malpezzi sul bilancio comunale. Abbiamo deliberato due tranche per le imprese, abbiamo messo risorse sulla Tari e sui Confidi. A gennaio elaboreremo “un patto” col sistema economico e sociale della città sul post Pandemia. Governo e Regione? Faccio fatica a dare giudizi, dobbiamo fare quello che ci dicono, ci sono già troppi cittadini confusi e spiazzati. La Regione è stata sempre ben presente, ha fatto molto bene fino a qui. Il Governo si è dovuto confrontare con un’emergenza che cambiava ogni pochi giorni, ma dovrebbe ascoltare di più le autonomie locali, i Comuni, le Province, che sono la prima linea delle istituzioni».
Il 2021 viene già descritto come l’anno della «rinascita», grazie al vaccino e alle risorse del Recovery Plan. Lei come se lo immagina?
«Da gennaio a giugno ci sarà un tempo molto importante per la vaccinazione di massa. Spero che il 2021 per prima cosa porti un po’ di fiducia,  speranza, slancio verso il futuro, nel senso che finalmente potremo vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Oggi troppi faentini ed italiani sono depressi e invece dobbiamo tornare a credere nel futuro. Come Comune cercheremo di guardare con fiducia avanti: metteremo in campo azioni concrete con le associazioni economiche come detto, faremo eventi più forti del passato, ci sarà più animazione del centro storico, punteremo sul treno di Dante perchè il turismo dovrà ripartire più forte di prima. Stiamo facendo un lavoro molto importante sui contenitori urbani: dalla Chiesa dei Servi a Castel Raniero, dalla stazione dei treni a quella delle corriere, vogliamo essere motori di questa trasformazione, che vorrà dire fare anche qualche mutuo, far lavorare le imprese del territorio, contribuire a creare posti di lavoro in un clima da ricostruzione post Pandemia. Servirà una società più digitale, ma più reale, ed una scuola che torni in presenza».
Per Faenza la cultura va coniugata con rinascita?
«La cultura ci contraddistingue da tanti anni, abbiamo eccellenze sul nostro territorio, dovremo fare di più per il turismo, le risorse non mancheranno, ma dobbiamo essere unici per aggiudicarci progetti nazionali o europei. Fin qui molto bene il rapporto con Visit Romagna. Non ha senso fare la guerra con Ravenna o con altre città, dobbiamo valorizzare le nostre peculiarità e metterle ben in evidenza».
Infine, in questo contesto difficile l’Unione dei comuni risulta «uno strumento» utile?
«Vivere l’Unione non è facile, bisogna avere pazienza, sentimenti e ragione, ma non c’è via di ritorno. In Emilia-Romagna sono più le Unioni che hanno problemi, che si rivolgono alla Regione per dire che non ce la fanno. E’ difficile, ma per me è strategico, Faenza e l’Unione sono la cifra giusta per una piccola città metropolitana. Ora dobbiamo fare la politica, la cittadinanza, dobbiamo trovare le motivazioni e un modo per me è che la Regione ci consideri come una città di provincia, cioè che dia l’onore, lo status di una città di 90mila abitanti. Sarà molto importante arrivare a questo risultato, oltre che avere uffici polifunzionali e più digitale, ma prima dobbiamo lavorare sulla visione del nostro territorio». (m.p.)
 
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