Riccardo Isola - I numeri sono importanti. Soprattutto quando hanno a che fare con un’offerta di welfare comunitario che intercetta i bisogni e le esigenze delle famiglie e dei loro figli. Un esempio sono i Centri ricreativi educativi estivi (Cree) che nella sola città di Faenza vedono 25 realtà attivarsi, da giugno ai primi mesi di settembre, per ospitare bambini e bambine, ragazzi e ragazze, dai 3 ai 17 anni, anche se a dir la verità la stragrande della partecipazione si ferma ai 14 massimo 15 anni. Si sta parlando di un esercito di giovanissimi, quest’anno frequentano i centri infatti ben 1.600 giovani, che di anno in anno vedono crescere il tasso di partecipazione e quindi di successo di questa tipologia di offerta. «Rispetto allo scorso anno – sottolinea l’assessora alla Scuola, Martina Laghi – il numero di frequentanti dei Cree organizzati dalle associazioni, enti, parrocchie e società sportive aumenta in modo importante. Nel 2021 erano 1.350 circa, mentre quest’anno si arriva a 1.600. Un trend in crescita che dimostra come l’offerta contenutistica ed educativa sia sempre più apprezzata dalle famiglie. I Cree – ci tiene a sottolineare l’amministratrice – stanno dimostrando come non siano più, e non solo da quest’anno, dei “parcheggi” per bambini. Si stanno invece definendo e caratterizzando sempre di più come un qualificato servizio della comunità per la comunità di tipo socio-educativo e formativo straordinario». Se si pensa che quelli gestiti dalle parrocchie o comunque nell’ambito dei servizi della Diocesi, solo a Faenza città, sono sull’ordine di 300 unità settimanali, gli altri centri «laici» danno una risposta a 1.300 giovani ogni settimana. «Nei giorni scorsi - prosegue l’assessora - abbiamo fatto vista, assieme al sindaco, ad alcune realtà e abbiamo visto quanta passione, competenza da parte degli operatori ma anche felicità e soddisfazione da parte di chi li frequanta, si respirano all’interno di questi contenitori educativi e formativi estivi. Un patrimonio importante da promuovere, valorizzare e sostenere con forza». Dallo sport alle esperienze itineranti alla scoperta delle caratteristiche della città, quali monumenti, piazze, istituzioni, musei, fino ad arrivare a vere e proprie scampagnate o comunque gite per la conoscenza del territorio in aree verdi, oasi naturalistiche, parchi sono alcune delle tipologie di «servizi» che volontari e operatori offrono tra le 6 e le 9 settimane estive. «Una continuità non banale e scontata – sottolinea Laghi – visto che questi centri partono subito dopo la chiusura della scuola e in alcuni casi proseguono fino a pochi giorni prima delle riaperture scolastiche di settembre. C’è chi chiude in agosto – rimarca – ma vediamo che in quelli che rimangono aperti le domande nelle settimane centrali crescono proprio perché il tessuto sociale ha bisogno di questa offerta».
Infine c’è la questione economica. E’ vero che i Centri estivi hanno un range di costo molto vario, «si spazia infatti – spiega Laghi – da circa 30 euro a settimana fino a un massimo di 100/120 euro a seconda della tipologia di offerta e soprattutto in relazione anche alla presenza o meno, nella retta, del servizio di mensa», ma è altrettanto vero che dalla Regione arrivano aiuti per le famiglie. «Il contributo per la conciliazione vita-lavoro – spiega l’assessora – a fronte della frequenza ai centri estivi è di 121mila euro per tutta l’Unione della Romagna faentina e viene gestita come Unione in un’unica graduatoria. Si parla – conclude – di un contributo, per famiglie con Isee sotto i 26mila euro, che arriva fino a 336 euro per ogni bambino. Un aiuto quindi per il proseguimento di un percorso educativo fondamentale per le famiglie del faentino. A differenza dello scorso anno però - ci tiene a evidenziare Laghi - in questo 2022 non ci saranno contributi alle associazioni erogatrici dei servizi».