Faenza, Gene Gnocchi: «L'alluvione ci ha segnati, ma la solidarietà è grande e vera»
Federico Savini
«Dimenticare una cosa come quest’alluvione sarà difficile, e probabilmente non è neanche ‘dimenticare’, ma ‘superare’ quello a cui dovremmo puntare. Secondo me questa è una situazione, anche a livello psicologico collettivo, che a Faenza e in Romagna andrà avanti per un bel po’ di tempo». Gene Gnocchi è stato soprattutto un’importante «cassa di risonanza nazionale» (sono parole sue) nei giorni terribili dell’alluvione; nello specifico quella che ha colpito Faenza, dove il versatile comico e autore risiede ormai da diversi anni. Una Faenza ferita brutalmente dal fango che Gene Gnocchi ha portato in televisione, visibilmente sconvolto e incurante delle lacrime e del groppo in gola, per far capire a tutti gli italiani che sì, certo, la Romagna forte e si è rialzata anche in passato. Ma questa volta, dopo un colpo simile, non potrà farcela da sola.
E un modo per continuare a stare vicino a Faenza, regalando buon umore ai partecipanti e nel contempo continuando a raccogliere fondi per gli alluvionati, sono gli «AperiGene», incontri informali in programma al Mic per tre giovedì sera, con ospiti di rango assolutamente nazionale come Simona Ventura (che aprirà la rassegna il 29), Orietta Berti (il 6 luglio) e Gerry Scotti (il 13), pronti ad essere intervistati in maniera irriverente e assolutamente informale da Gene Gnocchi. «Di sicuro non saranno interviste ingiacchettate - assicura Gnocchi -, saranno chiacchierate sui generis…».
Con persone che lei conosce molto bene. Sono proprio amici…
«Sì, assolutamente. Si tratta di persone con le quali ho davvero condiviso una parte importante della mia vita, tutti molto sensibili, tra l’altro, alla causa degli alluvionati e quindi tutti disponibilissimi. Anzi, Gerry Scotti credo che abbia in programma di fare anche qualche giorno di ferie nella nostra provincia, dopo la serata del 13».
Ad oggi, secondo lei, a Faenza è stato superato lo shock dell’alluvione?
«Superarlo in assoluto credo sia davvero difficile. Quando giro per la città e origlio le chiacchiere delle persone c’è poco da fare, si va a parare sempre lì. Praticamente tutti i discorsi che sento sono improntati a problematiche recate dall’alluvione. Quasi sempre cose molto pratiche: ricostruire, rimettere a posto le cose distrutte, anche rientrare a casa nelle situazioni più drammatiche. La parte bella è che quando ci si chiede “come stai?” lo si fa per davvero, sono tutti sinceramente interessati della sorte altrui. Questo è bello. Invece è inquietante vedere le reazioni ogni volta che piove. Leggo il terrore nello sguardo delle persone ogni volta che cielo si rannuvola. “E adesso che succederà?” è il pensiero che fanno tutti. Anche questo dice chiaramente che lo shock non è superato. E tra l’altro non si può dire che i problemi legati al sistema fognario non siano evidenti».
Dopo la fase delle pulizie e degli angeli del fango, che ha sicuramente avuto anche momenti belli, in termini di solidarietà e comunità, si apre una fase delicate, che potrebbe portare tanta solitudine e scoramento, specie per chi è rimasto più indietro. È il momento più difficile?
«Sono convinto, purtroppo, che sia così, per molti sarà il momento più difficile in assoluto. Finché sei sotto le luci dei riflettori è come se ogni aiuto sia in qualche modo dovuto, e abbiamo visto bene quanta solidarietà c’è stata per la Romagna, ogni appello veniva subito colto. Quando però la notizia comincia a scivolare dalla prima verso la quarta o quinta pagina allora le cose cominciano a cambiare. Adesso sui giornali si parla soprattutto della questione del commissario per l’emergenza, che sta assumendo i tratti della bega simil-elettorale. Insomma, sta entrando in gioco il lato peggiore della politica. Tutto questo in un momento in cui siamo ancora lungi dal chiudere la conta vera dei danni, che secondo me fino a qui sono stati sottostimati. Io ho cercato di fare da cassa di risonanza, soprattutto in televisione, ho proprio dato l’iban per la raccolta fondi a tante persone, ad esempio Barbara Palombelli, e ho sempre detto a tutti che da soli faremo fatica a farcela. Poi, quando vedo che la scena se la prendono queste fisime politiche, queste piccole liti di borgata, allora penso che la gestione di questa tragedia rischia già di prendere la china sbagliata…».
A proposito di percezione nazionale della catastrofe romagnola, secondo lei è stata colta in pieno?
«Difficile dirlo e parlare per tutto, però mi sento di dire che le persone che lavorano nel mio settore, ma di certo non solo loro, stanno partecipando tantissimo al dolore della Romagna. Tutte le persone con cui parlo sono colpite, mi chiedono sempre come va. Di sicuro la partecipazione emotiva è tanta, e non è una cosa secondaria».