Faenza, Francesco Bucci degli Ottone Pesante ha pronto un tour europeo a marzo

Romagna | 31 Gennaio 2022 Cultura
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Federico Savini
«Ci siamo abituati a ragionare sui 15 giorni. Le curve pandemiche e le conseguenti restrizioni agli eventi dal vivo hanno questi ritmi, quindi o lo si accetta, con flessibilità, o si resta fermi. Gli Ottone Pesante sono una band nata per suonare dal vivo, quindi è naturale per noi stare in prima linea per la ripresa dei concerti». A pensarci un attimo, è persino ragionevole che un gruppo chiamato Ottone Pesante faccia da «ariete» per riaprire le porte di un mondo, quello della musica dal vivo suonata nei piccoli club, che sta davvero boccheggiando con le chiusure «a fisarmonica» dei locali imposte dalla pandemia. Il trombonista faentino Francesco Bucci parla a nome di un gruppo che da oltre un lustro si muove nell’underground, italiano e non solo, con una miscela di metal e jazz-core (la formazione è composta da due fiati e batteria, una specie di brass-band infernale), certamente di nicchia rispetto alla musica pop che domina in radio e nei servizi di streaming, ma adattissima al circuito europeo dei festival e dei locali. Infatti il gruppo ha annunciato in questi giorni difficilissimi un imminente tour europeo.
«Salvo recrudescenze della pandemia, partiremo il primo marzo da Zagabria - racconta Francesco Bucci - per poi suonare a Bratislava, quindi in Germania, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda e Francia. All’inizio di aprile abbiamo in programma un po’ di date italiane».
Non è la prima volta che suonate all’estero, giusto?
«No, il gruppo è nato nel 2015 a Faenza, perché sia io che il trombettista Paolo Raineri siamo faentini, mentre il batterista Beppe Mondini vive nel bresciano. I concerti per noi sono la dimensione “naturale”, sia per il tipo di musica che facciamo sia perché ci riuniamo proprio nel luogo dei concerti. La maggior parte di quelle che per altri sarebbero “le prove” sono i soundcheck dei concerti. Frequentiamo centro e nord Europa da un buon lustro. L’Europa è grande e piena di Paesi più ricettivi dell’Italia per il nostro tipo di musica, che non si presta esattamente ai falò sulla spiaggia...».
Nuovi dischi in uscita?
«C’è un ep, che dovrebbe uscire con l’avvio del tour. Però l’idea di girare l’Europa è nata prima. Per l’aprile del 2020 stavamo organizzando un tour per promuovere l’album “DoomooD”, ma la pandemia ha fatto saltare tutto. A settembre il disco uscì davvero, ma la possibilità di suonare in pratica non ci fu. Ci riprovammo nel marzo 2021, sapendo che ormai ci si muoveva come sulle uova, e infatti saltò tutto un’altra volta. Poi, in estate e fino a ottobre abbiamo suonato in giro, anche sonorizzando un film in piazza a Cervia per il festival “Cinema suono”. Una bella cosa, con il pubblico seduto, ma non è questa la nostra dimensione naturale. Ora proviamo sul serio a ripartire, sapendo che la cancellazione è sempre possibile. Nel 2020 le cose si rimandavano di mesi, ora ci si muove a giorni».
Com’è la situazione nei locali dei Paesi in cui suonerete?
«La certezza di fare il tour al 100% non c’è, ma per il momento possiamo viaggiare in tutta Europa. In Francia e in Danimarca ripartiranno a breve i concerti in piedi senza limitazioni, a parte il Green Pass. In generale vedo un po’ di movimento, molti riprendono a suonare».
Possiamo leggere questo tour anche come sprone contro quella depressione che, non nascondiamocelo, aleggia sull’intero circuito della musica dal vivo?
«Noi abbiamo una gran voglia di suonare e penso ce l’abbia anche buona parte del pubblico. Però è sicuro che il protrarsi di questo “tempo sospeso” abbia fatto calare un alone depressivo sugli appassionati. Si sta proprio perdendo l’abitudine a uscire di casa per andare a un concerto. Se penso a quello che accade ai cinema, colpiti duramente anche dall’alternativa delle piattaforme tv, non c’è da essere ottimisti. Tanto più che il mondo musicale underground, già prima del Covid, era in difficoltà. Una reazione alla chiusura prolungata credo ci sarà, però forse non sarà tanto rapida...».
Pur avendo alcuni elementi jazz, in definitiva gli Ottone Pesante sono inquadrabili nel metal. Una scena musicale molto supportiva e legata ai concerti. Il metal resiste alla crisi meglio degli altri?
«Questo di sicuro. A noi capita di suonare anche in cartelloni jazz europei, mentre in Italia veniamo di norma considerati «altro», ma è che certo che il circuito del metal resiste meglio della media alla crisi. In quella comunità è forte il culto della musica dal vivo. Il concerto è irrinunciabile, come pure l’acquisto del disco e della maglietta, oltre che la consumazione. C’è consapevolezza di cosa significa sostenere la scena. In estate dovremmo suonare al grande festival “Brutal Assault” in Repubblica Ceca. Lo rimandiamo da due anni! L’estate scorsa comunque abbiamo suonato da quelle parti e anche a un festival ungherese da tremila persone al giorno. L’accesso era con il Green Pass, ma all’interno non c’erano limitazioni».







 
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