Faenza, ecco le strategie per il futuro turistico del direttore di «Imola-Faenza» Erik Lanzoni

Romagna | 24 Aprile 2020 Cronaca
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Riccardo Isola - «La situazione per il turismo è drastica, non possiamo nascondercelo e non sarà semplice e immediato uscire senza un vero e proprio bagno di sangue. L’importante è che nel momento in cui le nuove regole verranno date ci si muova tutti assieme in modo coordinato». Non si nasconde, il direttore della società di promozione turistica IF, Erik Lanzoni nell’esprimere le proprie preoccupazioni sul futuro del comparto turistico relativo ai territori di Faenza e Imola. «Sappiamo tutti che il turismo è socialità, vivacità, incontro e questa situazione che stiamo attraversando a livello globale sta invece imponendo l’esatto opposto. Per questo – aggiunge Lanzoni - diventa difficile poter pensare che la situazione si possa normalizzare velocemente. Cambierà, quindi, anche il modo di fare turismo. Dovremo essere bravi e capaci a sfruttare al meglio ciò che abbiamo e come lo comunichiamo».
Per quanto riguarda il calo e i possibili trend futuri Lanzoni dalla sede imolese non ci si sbilancia. «Chi parla oggi di numeri parla di astrologia. Non sappiamo e non sapremo anche dopo la riapertura se e come cambieranno le decisioni di destinazione turistica delle persone. Teniamo inoltre conto del fatto che le persone hanno finito le ferie, oltre al fatto che da un punto di vista economico la situazione non è altrettanto rosea, per cui anche gli eventuali tempi dedicati al relax e alle ferie cambieranno rispetto al recente passato». Come sarà quindi il futuro turistico per il territorio è difficile, oggi, poterlo delineare quello che è certo è che «si dovrà puntare sempre di più sulla prossimità della destinazione. Dal Parco della Vena del gesso all’enogastronomia, dai piccoli borghi al trekking, dall’outdoor, sia in senso sportivo che altro fino alle città d’arte è la strada che si dovrà, potrà e avrà maggiori chance di tenuta. Il problema sarà come organizzare la dimensione dell’accoglienza. Dagli agriturismi agli alberghi passando per i pubblici esercizi e i ristoranti si dovranno ripensare, anche in modo radicale. Il distanziamento sociale non potrà, almeno nel breve periodo, essere una variabile secondaria, di conseguenza le ripercussioni in termini di fatturato da parte delle imprese saranno inevitabili». Difficile immaginare poi che le performance sull’incoming internazionale possano tornare a stretto giro di boa ai livelli ottenuti in questi anni. «Non sappiamo - conferma Lanzoni - cosa sarà e come cambierà il comparto aereoportuale e del servizio di trasporto pubblico. Immaginiamo sempre di più, comunque, un turismo legato alla mobilità privata, quindi auto, con conseguenze di facile immaginazione. Per questo - prosegue il direttore - non possiamo sapere, al di là delle preoccupazioni se gli stranieri vedranno nell’Italia, nel senso più generale, ancora una prima scelta. Il bacino imolese faentino, in questo ultimo periodo, ha raggiunto le 610 mila presenze anno, di cui in numero crescente straniere. Non illudiamoci che si possa arrivare a breve di nuovo a questa situazione».  In definitiva «aspettiamo di conoscere, sotto la regia dell’Apt regionale, quali sono e potranno essere le strategie da attuare. Di sicuro - conclude - l’imposizione che sarà dettata è che nessun territorio possa più andare da solo. Serve un coordinamento strategico condiviso perché la situazione che stiamo vivendo, oltre a essere grave nelle sue ripercussioni concrete, cambierà, e non poco, gli stili e le scelte nel futuro».
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