Faenza, due pubblicazioni e una mostra al «Malmerendi» sui geo siti

Romagna | 12 Dicembre 2021 Cultura
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Sandro Bassi - Gran lavoro del Ceas (Centro educazione ambientale e alla sostenibilità) della Romagna Faentina che ha ottenuto il riconoscimento di ben 11 geositi nel territorio. I geositi sono ambienti con peculiarità, appunto, geologiche o paleontologiche, con elementi paesaggistici rari come rupi, gole, affioramenti fossiliferi, cascate, grotte. Questi 11 geo-gioielli faentini vanno ad aggiungersi ai 13 imolesi già individuati un paio d’anni fa ai sensi della stessa legge regionale (la n.9 del 2006) e come tali soggetti a particolare tutela. Inoltre, altri 22 «potenziali geositi» sono stati proposti sempre dal Ceas di Villa Orestina e sono in fase di riconoscimento da parte della Regione. Il tutto è oggetto di due pubblicazioni («Alla scoperta dei geositi: la guida del viaggiatore geologo – cartografia, itinerari, storie naturali») rispettivamente per Romagna faentina e Territorio imolese e di una mostra presso il Museo di Scienze Naturali di Faenza. Quest’ultimo infatti nacque da una donazione di uccelli e insetti del faentino Domenico Malmerendi cui fu accorpata subito la collezione abiologica del Gruppo Speleologico Faentino; nel tempo, poi, a questa si sono aggiunti ritrovamenti paleontologici di grande importanza fra cui basta ricordare le faune fossili del Monticino di Brisighella e dell’ex cava di Oriolo dei Fichi, l’orso delle caverne di Postumia, la cernia del Rio Albonello e il blocco calcareo con impronte di dinosauro riconosciuto e recuperato dal molo di Porto Corsini. I geositi del faentino individuati sono: Tre Colli di Brisighella (3 ettari), Museo Geologico all’Aperto dell’ex cava Monticino (17 ha), gessi della Grotta Tanaccia (44 ha), Monte Rontana e Castelnuovo (188 ha), Vena del Gesso tra Tossignano e fondovalle Senio (267 ha), gessi tra Senio e Sintria (557 ha), gole di Rio Selva e Rio Lame (100 ha), spungone di Ceparano e del Samoggia (649 ha), ex cave di Oriolo e di Tebano (7 ha), meandri e paleo-alvei del Senio e del Santerno. Per i «geositi di domani» si va dalla faglia di Mercatale di Casola fino all’intera cresta dello Spungone e si parla di qualche mese per la loro approvazione.    
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