Faenza, dopo oltre 30 anni di attività chiude «La Mangeria» di corso Matteotti

Romagna | 11 Settembre 2020 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Era il 1987 quando Bruno Benini, solarolese d’origine ma di fatto faentino d’adozione e Domenica Diversi, faentina doc per rimanere in tema gastronomica,  intraprendono il loro viaggio, arrivato a essere più che trentennale, nel gusto. Tutto parte dalla rilevazione della latteria e formaggeria «La voglia bianca» in corso Matteotti per poi decidere, nel maggio del 1989, di ingrandirsi entrando nei locali, posti poco lontano l civico 64, sempre in corso Matteotti. Nasce qui la mangeria per come la si conosce oggi. Un alimentari che ha cercato sempre di distinguersi sul mercato offrendo una ricercata e differenziata varietà di prodotti di salumeria e formaggeria. Da qui si sono aggiunti nel corso degli anni anche il pane fresco, la pasta e una piccola ma significativa offerta di vino e birre artigianali. 

PUNTARE SULLA QUALITA’
Fin da subito la filosofia è stata chhiara «abbiamo puntato a produzioni artigianali di grande qualità al giusto prezzo - sottolinea il proprietario Bruno Benini - perché dovevamo differenziarci dall’offerta dei supermercati. C’era già allora competizione su questi prodotti, e non poco. Come negozio di vicinato dovevamo riuscire a stupire e prendere per la gola i nostri clienti con sfiziose chicche difficilmente recuperabili nella concorrenza. Una sfida che ci ha premiato». E lo si piuò dire forte visto che pochi anni dopo, nel 1996, la Mangeria si sdoppia aprendo una succursale anche in via Oberdan. «Negozio gestito dall’altra socia della società, mia sorella» ricorda Benini. Ma non di soli generi alimentari «gourmet» ci si è potuti immergere grazie alla Mangeria faentina. «Grazie all’acquisto del laboratorio in via Barisan abbiamo potuto iniziare anche a realizzare piatti e prodotti lavorati di nostra produzione. Sia caldi che freddi abbiamo comunque sempre cercato di portare avanti la nostra impostazione fatta di materie prime di grande qualità. 

IL NUOVO CORSO GASTRONOMICO
Per la gastronomia abbiamo sempre utilizzato i prodotti da banco che vendavamo, come per esempio il Parmigiano reggiano provenineti da allevamenti e caseifici di montagna con stagionatura di almeno 30 mesi, stessa cosa dicasi per le uova, per le verdure e per la carne. Quintali di cappelkletti e pasta fresca fatta sempre puntando al massimo della soddisfazione della clientela. Abbiamo sempre cercato di puntare al top. Ci piace ricordare come per esempio non abbiamo mai acquistato prosciutti stagionati dall’estero ma solo il grande Jambon iberico che abbiamo sempre tagliato al coltello. Sono piccole particolarità ma che hanno lasciato un segno. Siamo stati tra i primi a offrire la carna salada di altissima qualità e di fattura assolutamente artigianale, così come l’offerta di formaggi, alcuni dei quali come il raviggiolo li producevamo noi. Per il pane ci siamo sempre approvvigionati da panifici del territorio come quelli di Marradi o di San Patrignano, dal quale acquistavamo anche i meravigliosi formaggi. Una filosofia che non abbiamo mai tradito e che con orgoglio rivendichiamo come vincente». Nel 2002 l’ultimo importante step con l’apertura del laboratorio per la lavorazione della pasta e dei prodotti da forno e cotti proprio nel retro del negozio. 

IL SALUTO ALLA CLIENTELA
Adesso è tempo di riporre i coltelli, mestoli e pentole nel cassetto. «Siamo arrivati alla, crediamo meritata pensione, e per questo, anche dopo gli importanti e non banali sconvoglimenti che negli ultimi anni hanno caratterizzato la vita, della nostra società come la crisi del 2008 e l’ultimissima pandemia da Covid, abbiamo deciso di abbassare le saracinesche. Per rimanere al passo con i tempi e con le esigenze del consumatore - precisa Benini - che in questi trent’anni sono cambiati in modo radicale, servono investimenti importanti soprattutto legati al mondo del web. Sembra una cosa banale, oggi, ma non lo è. Servono anche nel nostro settore. Siamo passati dalle massaie che venivano a prendere materie prime, all’inizio della nostra avventura nel mondo del commercio, che poi lavoravano a casa ai giovani di oggi che passano in negozio per acquistare prodotti praticamente pronti per la forchetta e il coltello. Inoltre serve essere veramente pronti a rispondere alle esigenze iper dinamiche di una società che ha sempre meno tempo per fermarsi e ha bisogno di risposte veloci e soddisfacenti». Ora, precisamente il 12 settembre, questo testimone del gusto made in Faenza, passerà di mano a nuovi gestori che «crediamo proseguiranno sulla scia di un nome, con nuove forme ed energie ovviamente - conclude Benini - che speriamo abbia lasciato un segno nella memoria gastronomica della città». 
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